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Addio a Wilma Solenghi, punto di riferimento della tradizione artistica piacentina

Il ricordo di Marilena Massarini: «Aveva una carica umana che sapeva di genuinità, schiettezza e parlar chiaro: sempre la miglior diplomazia»

É venuta a mancare all'affetto dei suoi congiunti e di tutti i piacentini Wilma Solenghi, tra le ultime testimoni di un mondo passato che, grazie ai ricordi di chi l'ha vissuto, fa arrivare sino a noi le sue propaggini. Testimone di entrambi gli ultimi dopo-guerra, non lesinava ricordi ed esperienze, maturati nel corso di un'esistenza di cui sacrifici e privazioni erano parte integrante accettata da tutti. I funerali avranno luogo venerdì alle 16 nella chiesa del quartiere di Sant’Antonio. 

Conobbi Wilma da ragazzina, la prima volta che il 4 luglio mi esibii in Piazza Cavalli con una canzone composta da don Luigi Bearesi: ricordo questa signora che si distingueva ed anche con me fu subito molto gentile. Divenne il mio punto di riferimento per la tradizione piacentina e da lei nel corso dei decenni ho appreso tanto dal punto di vista artistico, ma soprattutto dal punto di vista umano. Wilma infatti amava la vita ed amava le persone, senza abbattersi mai, nemmeno quando si trattò d'affrontare terribili prove, come la cecità che la costrinse ad abbandonare la pittura ed a limitarne l'autosufficienza: soleva ripetere che la vita era molto bella ugualmente, perché le rimanevano la musica e gli amici, che sino all'ultimo ad ogni ora del giorno animavano la sua casa. Una delle prime interviste di "Terra Piacentina" che realizzai negli anni '80 fu interamente dedicata a Wilma ed alla sua vita: scoprii così che da ragazzina poco più che infante contribuiva all'impresa di famiglia come garzoncina per le consegne del pane: a piedi, in bicicletta e talvolta guadando anche il vicino Trebbia. Risale a quegli anni l'avvicinamento alla chitarra, appreso dal savàteïn ad Sant'Antòni, con cui iniziò a dar libero sfogo alla sua innata musicalità (soleva schermirsi con ritrosia confessando di suonare la chitarra come un ciabattino). Come molti altri, decise poi di emigrare negli Stati Uniti, ove viveva già una consistente parte della sua famiglia materna, che annoverava artisti importanti già affermatisi oltre oceano, quali Teddy Randazzo, arrangiatore di Frank Sinatra e Gladys Zangrandi, talentuosa pianista accompagnatrice di celebrità del calibro di Liza Minelli. Concluse la sua parentesi americana il rientro a Sant'Antonio per accudire la madre divenuta cieca: essendo l'unica figlia non sposata, avvertì come una chiamata per questo ruolo, a cui rispose senza rimpianti e con amore, tanto da ispirare al Maestro Lamberti la famosa "Capelli bianchi".

Artista a tutto tondo, i suoi caratteristici quadri floreali sono stati oggetto di mostre ed esposizioni personali. Wilma è stata per me una cara amica con la quale cantare e confrontarsi e lei mi corroborò nella mia intenzione di portare nuovamente in piazza Cavalli le canzoni dialettali in occasione della festa di Sant'Antonino. Da qualche anno non si sentiva più di affrontare il grande pubblico di Piazza Cavalli: un'emozione troppo forte per lei. Sino all'ultimo, però ha partecipato alla "Serenata sotto le stelle" alla Muntè d'i rat organizzata dall'AUSER e, proprio a giugno di quest'anno, abbiamo cantato insieme per l'ultima volta: con la sua intonatissima, personalissima e caratteristica voce, ci ha fornito l'ennesima testimonianza di come la musica e l'amore per le persone fossero la sua linfa vitale.

Purtroppo ora Wilma non c'è più e l'eredità che ci lascia è la sua grande carica umana: quella che sempre l'ha animata, sostenuta e che sapientemente infondeva in quanti la circondavano. Una carica umana ricca di sapori del passato, quando il pane ancora prevaleva sul companatico, scevra da ambizioni o protagonismi. Una carica umana che sapeva di genuinità, schiettezza e parlar chiaro: sempre la miglior diplomazia. Una carica umana popolare, condivisa e compresa da chiunque, che spesso prendeva forma con le sonorità del nostro dialetto, la cui capacità evocativa va diritta al cuore. Una carica umana che spinge al rispetto, al superamento di quanto divide ed a vedere in ogni evento un disegno più grande, di cui tutti facciamo parte. Ciao Wilma, ci mancherai: cercherò di esser degna del tuo esempio!

Marilena Massarini

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