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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Africa Mission: in più di mille per la tre giorni in ricordo di Don Vittorione al Centro di Moroto

A chiudere le celebrazioni per il 25esimo anniversario della morte del fondatore una messa karimojon officiata dal vescovo Damiano Guzzetti. Donato un montone al presidente don Maurizio Noberini

Quarantasette anni fa hanno iniziato costruendo pozzi. Oggi si occupano anche dell’accoglienza dei profughi. In quasi cinquant’anni di attività in Uganda Africa Mission Cooperation and Development è cresciuta: lo si è visto anche durante la tre giorni di celebrazioni per il venticinquesimo anniversario della morte del suo fondatore, don Vittorio Pastori, che il movimento ha voluto organizzare anche a Moroto.

Proprio lì, dove Africa Mission ha da sempre il suo centro, oltre mille fra ugandesi e rappresentanti delle delegazioni di Piacenza, Bucciano, Procida, Treviso, Urbino e Apsella si sono ritrovati per ricordare don Vittorione e mostrare le attività portate avanti dai volontari dell’associazione.

«Quando abbiamo iniziato, l’emergenza in Uganda riguardava soprattutto la fame delle popolazioni karimojon e l’assenza di acqua – spiega il direttore Carlo Ruspantini insieme al responsabile del Paese per Cooperation and Development Pier Giorgio Lappo – per questo ci siamo impegnati a costruire oltre mille pozzi e a riabilitare quelli esistenti, garantendo anche la loro manutenzione. Negli anni però le sfide con cui ci siamo misurati sono cambiate: oggi c’è il discorso della formazione e dell’educazione degli abitanti del Karamoja, sempre più alle prese con la globalizzazione e la modernità».

In quest’ottica vanno i progetti come quello avviato alla scuola di Agribusiness di Alito e al centro di formazione professionale di Kobulin, visitati dalle delegazioni in questi giorni insieme al dispensario di Loputuk e al campo profughi di Nyumanzi. L’accoglienza, insieme alla formazione, è infatti l’ultima sfida con cui Africa Mission Cooperation and Development si sta misurando in un campo che, con i suoi oltre 39 mila rifugiati, è il più grande del distretto di Adjumani, a pochi chilometri dal confine con il Sud Sudan.

In questo distretto gli operatori del movimento, in collaborazione con ACAP Sant’Egidio, stanno realizzando un programma, partito nel marzo di quest’anno e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che ha l’obiettivo generale di ridurre la povertà più estrema e la marginalizzazione sia della popolazione rifugiata dal Sud Sudan sia di quella locale per migliorare l’integrazione e favorire lo sviluppo socio-culturale ed economico.

«È un lavoro lungo e delicato – fa notare Ruspantini – basato su fondamenta molto concrete: quelle di un mondo contrassegnato da privazione e povertà in grado di sviluppare la capacità di saper aiutare chi è ancora più sfortunato».

Tornando alle celebrazioni per don Vittorio, la prima giornata ha visto partecipare 450 persone accorse a vedere i canti e i balli tradizionali e non solo proposti dagli studenti delle scuole di Kasimery, Lopotuk e della primaria di Kangole. Nella seconda giornata il palco è stato per le autorità, i rappresentanti del distretto di Moroto e i missionari che hanno lavorato gomito a gomito con il fondatore di Africa Mission: in questa occasione al parroco piacentino don Maurizio Noberini, che è anche presidente di Africa Mission, è stato donato un montone che resterà nel Centro di Moroto. Il terzo giorno infine si è concluso con una messa karimojon celebrata dal vescovo di Moroto Damiano Guzzetti e da don Noberini davanti a 700 persone.

«È stata una festa magnifica – ha concluso il direttore Ruspantini insieme al presidente di Cooperation and Development Carlo Antonello – ma soprattutto è stata l’occasione per dimostrare l’attualità del messaggio del nostro fondatore: don Vittorio è una presenza viva ancora oggi nello spirito e nelle attività che noi e i nostri giovani volontari realizzano».

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