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Bobbio e dintorni, fra 42 frazioni e tante case sparse: Mezzano Scotti, Freddezza e nuclei sparsi

Prosegue il racconto delle evoluzioni che alcune delle frazioni bobbiesi hanno avuto negli ultimi decenni: una veloce carrellata sugli accadimenti più rilevanti dalla quale purtroppo emergono ombre e poche affievolite luci

Andando verso Bobbio, da Piacenza, superata la galleria di Barberino, sulla sponda sinistra del Trebbia, si vede grazie al campanile della Chiesa che svetta sulle altre case, l'abitato di Mezzano Scotti: m. 257 slm, circa 200 residenti. La frazione che fino al 1928 era annessa al Comune di Travo, dovrebbe essere la più estesa del Comune di Bobbio. Gli abitanti sono sempre stati legati alla loro Parrocchia che resta, nel comune sentire, l'Istituzione "principe" e come tale la più considerata dai residenti che tengono vive, le usanze, le consuetudini e le tradizioni. La Chiesa è dedicata a San Paolo e il patrono ogni anno è festeggiato alla grande, come usava "una volta”. La denominazione Scotti deriva dalla Casata nobiliare “padrona” del luogo nei primi secoli dell’anno Mille e per lungo tempo. I contadini che popolavano la zona e in genere la vallata, uso di proposito il passato, erano esperti agricoltori e dai terreni coltivati ricavavano grandi quantità di grano, melica, erba e fieni, oltre a vantare un’importante esperienza nella lavorazione della vite e nella produzione di vini di ottima qualità. Essendo anche ottimi allevatori soprattutto di bovini, non c'era casa che accanto non avesse la stalla e il portico. Anche l'allevamento dei maiali contribuiva all'economia delle famiglie: i suini erano cresciuti per venderli vivi, ma in quanto esperti norcini sapevano ricavarne insaccati di quasi dimenticata qualità.

Lasciando alle spalle il "centro", proseguendo sulla strada provinciale per il Passo della Caldarola e Piozzano, si giunge sul torrente Dorba, dove da quasi cinquanta anni un ponte ne congiunge le rive.  Da lì una strada porta sulla sinistra della valle con diverse diramazioni: una verso Poggio Area, un’altra scende verso il Trebbia alla torre della Cadonica; se invece si prosegue sulla strada provinciale per Pianello, il primo centro abitato che s’incontra è Bardughina. Oltre circa un chilometro, c'è il bivio per Freddezza, poi si scende a Concesio, quindi su ai Gazzoli, Parcellara, Monteraschio e Brodo. La strada non può certamente essere definita buona; si deve, infatti, percorrerla con molta attenzione. La costante che caratterizza tutte queste località è lo spopolamento che qui ha colpito in modo impressionante. Raramente s’incontrano persone e sono spariti gli animali da allevamento. I terreni appaiono lavorati in modo approssimativo: i più sono ormai retaggio di rovi, erbacce, bosco.


FREDDEZZA (386 MTB), caratteristico nucleo con fonte sorgiva, è sempre stata il capoluogo della zona. C'erano la scuola elementare, l'osteria, un buon negozio di generi vari, la tabaccheria, il telefono e quando erano indette le elezioni Politiche o Amministrative era sede del seggio elettorale. Lo spoglio dei voti segnava qualche raro votante di fede comunista, o socialdemocratico; era la Balena Bianca (la Democrazia Cristiana) che faceva il "pieno" di voti. La trattoria di " Guido" era il centro di aggregazione e incontro del comparto; la gestione era nelle mani della famiglia di Guido Borsotti coadiuvato dalla moglie. Guido era una macchietta, sempre allegro e di buon umore, un po’ "rustico", ma tanto gentile e cordiale era la sua signora Maria. La famiglia era composta anche da un figlio Fabio, il geometra per antonomasia. Un personaggio della frazione è stato anche il maestro Giovanni Merli che giocava in casa, essendo il Maestro del posto. Borsotti è stato il cognome predominante: lo erano i fratelli Adele, la maestra, e Aldo.

Il tempo passa inesorabilmente sia per gli uomini sia per le cose; ne è testimonianza il vecchio Oratorio dedicato alla Madonna del Rosario nel quale,"illo tempore", veniva recitato dal Parroco di Mezzano Scotti il Precetto Settimanale. A Parcellara, località dei dintorni di Freddezza, abitava un personaggio importante per quei tempi, Lindo Zuffada, capo delle maestranze che lavoravano ai Vivaio del Corpo Forestale dello Stato a Bobbio in San Martino. Quel vivaio ha fornito per anni gratuitamente ogni sorta di alberelli trapiantati sia in val Trebbia che in val Nure e oltre. Girovagando in questi luoghi si prova tanta tristezza, nel costatare come il lavoro di generazioni sia progressivamente da un degrado irrecuperabile. Una generazione crea, la seconda conserva, la terza distrugge …

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