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«Buzzi Unicem pronta a bruciare fino a 60mila tonnellate di rifiuti?»

Interrogazione del consigliere della Lega, Matteo Rancan: “È fondamentale che i soggetti preposti ad autorizzare simili impianti, antepongano il diritto alla salute rispetto agli interessi economici”

“Appare quanto mai fuoriluogo, proprio nel periodo in cui la lotta ai cambiamenti climatici è avvertita a livello planetario, dopo che anche l'Onu ha ribadito che “l’inquinamento provoca un quarto dei morti nel mondo”, che in provincia di Piacenza, a Mocomero di Vernasca sia cominciato il conto alla rovescia per la “messa in moto” dell'inceneritore di Carbonext. In altre parole, ai cittadini piacentini non resta che assistere alla trasmutazione di un cementificio in un inceneritore a tutti gli effetti. Forse è il caso che la Regione Emilia-Romagna, muova un dito e che i signori della Giunta regionale a guida Pd in quanto soggetto preposto ad autorizzare simili impianti inquinanti, cominci ad anteporre il diritto alla salute dei cittadini rispetto agli interessi economici”

Il consigliere regionale della Lega, Matteo Rancan, ha depositato oggi un'interrogazione nella qualechiede alla Giunta “se sia a conoscenza della presunta ultimazione del progetto di adeguamento dell’impianto (di proprietà della Buzzi Unicem Spa) di Mocomero di Vernasca (Piacenza) e quando la suddetta società inizierà a bruciare Carbonext (combustibile derivato da quei rifiuti che rimangono ancora a valle della raccolta differenziata e destinati alla discarica o all’incenerimento ndr).

Il Decreto Ministeriale 22 del 14 febbraio 2013 (il cosiddetto “Decreto Clini”) ha infatti concesso ai cementifici di bruciare determinate tipologie di combustibile solido secondario, trasformando questi impianti in inceneritori. Nello specifico, attraverso questo decreto, nei cementifici si potrà bruciare anche Carbonext, in parziale sostituzione dei combustibili tradizionali. Una rivoluzione per sessantanove impianti italiani (di cui quattro in Emilia - Romagna), che ha permesso di bruciare di più, senza costruire nuovi impianti di incenerimento e apportando pesanti ricadute sull’aria, l’ambiente e la salute dei cittadini.

Matteo Rancan-9Nel 2013, il gruppo Buzzi Unicem aveva presentato la richiesta di utilizzare nel cementificio esistente a Mocomero di Castelletto di Vernasca 60.000 tonnellate annue di Carbonext – spiega il consigliere leghista – e dal 2016, dopo essersi mobilitati in numerose iniziative, molti cittadini della Val d’Arda hanno sottoscritto e sostenuto economicamente un ricorso al Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, con il quale è stato richiesto l’annullamento del progetto Buzzi Unicem e l’abrogazione del Decreto Ministeriale 22/2013 (il cosiddetto “Decreto Clini”).

Tra le varie analisi condotte in questi ultimi anni sugli effetti per gli abitanti che vivono vicino agli inceneritori, emblematica risulta quella effettuata sull’ambiente circostante all’inceneritore di Vercelli (inceneritore concepito allo scopo di bruciare rifiuti, dotato di filtri e sistemi di abbattimento degli inquinanti; ben peggiori, sarebbero i risultati se lo studio fosse stato applicato a un cementificio costruito per un altro scopo e trasformato in forno per la distruzione dell’immondizia), dalla quale emerge un aumento della mortalità generale nei residenti e un aumento di patologie invalidanti come il tumore del colon retto, del tumore al polmone, cardiopatia ischemica – infarto e enfisema e bronchite cronica.

“Le emissioni che verrebbero prodotte dall’impianto di Mocomero di Vernasca potrebbero comportare la comparsa, nonché il peggioramento, di alcune buzzi unicem-3patologie, oltre ad importanti ripercussioni sul territorio e sulle attività agricole, che meritano, invece, di essere tutelate e valorizzate. La preoccupazione di maggiori emissioni sale soprattutto al Nord. Qualora, infatti, iniziasse il progetto presentato dalla Buzzi Unicem, la Provincia di Piacenza diventerebbe un polo significativo di destinazione per lo smaltimento rifiuti del Nord d’Italia. Pertanto, - punge Rancan - deve essere massima l’attenzione sulla sicurezza della persona e la valutazione dell’impatto del prodotto sull’ambiente”. “In casi come questi è necessario invocare il principio di precauzione, poiché gli effetti potenzialmente pericolosi di simili combustioni potrebbero avere notevoli conseguenze. È fondamentale, infatti, che i soggetti preposti ad autorizzare simili impianti, antepongano il diritto alla salute rispetto agli interessi economici, pretendendo che per avviare tali attività sia eliminato o, perlomeno, notevolmente ridotto il rischio di effetti negativi per la salute dei cittadini e per l’ambiente” conclude l'esponente del Carroccio.

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