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Anche a Fiorenzuola voglia di uscire, il giro di Baselica non si fa attendere

Dalla passeggiata in campagna alla visita al cimitero. Nei bar si serve solo "take-away", i commercianti: «ci si prova». A scuola si riconsegnano i libri agli studenti. Ecco il primo giorno di "Fase 2" nel capoluogo della Valdarda

Dopo quasi due mesi Fiorenzuola aveva voglia di camminare. Il capoluogo della Valdarda ha una “palestra” naturale: camminate, corsa e pedalate in tanti le fanno sul circuito che collega il cimitero a Baselica. Un anello di sei chilometri che ieri, con l’avvio della “Fase 2” dell’emergenza sanitaria si è ripopolato. «Di certo non è un bene» ci dice qualche residente della zona: «troppa gente in giro». Noi lo abbiamo percorso in auto: qualcuno stava tornado verso il centro intorno all’ora di pranzo ma il via vai di gente si è registrato, inevitabilmente, nel pomeriggio. Complice il caldo che, se già nei giorni scorsi invogliava chiunque a mettere i piedi fuori casa, ieri, con un primo allentamento delle restrizioni imposte dal Governo che ha dato l’ok all’attività fisica individuale, ha fatto sì che gruppi di amici, giovani e non, si ritrovassero per passeggiare insieme. Tantoché la distanza non sempre era rispettata.

Dalla frazione siamo tornati verso il capoluogo e prima di raggiungere il centro la strada costeggia il cimitero. Un cartello indicava l’entrata in vigore, dal primo maggio, dell’orario estivo (dalle 7 alle 19 con orario continuato) anche se la vera riapertura era ieri. Così, come avvenuto nel resto della provincia, c’è chi ha trascorso qualche minuto della giornata al campo Santo per portare un ultimo saluto ai propri cari che il virus a “strappato” via e per riportare un po’ di decoro, magari con qualche fiore, sui loculi o nelle cappelle di famiglia che da più di un mese erano “spoglie” e non vedevano quel poco di colore, simbolo di affetto.

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Chi era fuori per le vie del paese indossava la mascherina: su questo aspetto i fiorenzuolani sono stati diligenti. Via Roma era piuttosto tranquilla. Qui c’è l’ospedale e le tre ambulanze di servizio all’emergenza territoriale del 118 erano pressoché ferme: poche uscite che non risulterebbero collegate a soccorsi per coronavirus. Un cantiere aveva appena iniziato i lavori nei pressi del Municipio per l’asfaltatura di alcune vie, interventi rimandanti a causa dell’emergenza. In via Liberazione qualcuno passeggiava con borse alla mano: si fa spesa anche nei piccoli negozi del centro, i pochi che possono tenere aperti perché commercializzano beni alimentari o di prima necessità. «Prendiamo quello che ci serve evitando la fila al supermercato e incoraggiando i commercianti» ha detto una signora mentre usciva da un’ortofrutta su corso Garibaldi. Deserta in mattinata piazza Molinari: solo qualche macchina posteggiata. Le panchine le occupavano soprattutto le persone anziane mentre raggiungevano le proprie abitazioni dopo le commissioni. 

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I bar hanno iniziato a riaprire: si vende rigorosamente take-away, «non ci si appoggia al bancone e al tavolino» ci ha fatto notare un barista dove poco prima un dipendente comunale si era recato per controllare che tutto fosse in regola. Marco Cammi, titolare del “Saltatappo” «prova a tenere aperto». «A metà mattina solo un impiegato della banca è venuto a prendere il caffè da noi» racconta Emanuele Rossi del bar “Riva”, centralissimo sulla prima metà del corso e vicino a due istituti di credito e numerosi uffici. Lui come Andrea Pedrini del bar “Posta” già nelle scorse settimane effettuavano consegne a domicilio nei fine settimana.

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Non ha potuto farlo Marco Fanfani del bar “Porteno” di via Liberazione, che oggi ha riaperto i battenti come tanti altri suoi colleghi: «Abito a Piacenza e non mi conveniva attivare il servizio a domicilio». Fa parte della rete piacentina “Aprire o morire” e anche da lui ci siamo sentiti dire una frase già ripetuta: «Ci si prova a riaprire». Come? «Occorre l’aiuto tra privati altrimenti è la fine» dice facendo l’esempio dell’affitto. «Con gli aiuti del Governo non si sopravvive». Un messaggio che da alcuni giorni sta “viaggiando” su due ruote e che Gianluca (Gilu) Bacchetta, sindaco di Divignano (Novara) sta portando in bici a Roma dal premier Giuseppe Conte insieme al bonus di seicento euro ricevuti per la sua attività di ristoratore: «Sono elemosina». Ha fatto tappa anche a Fiorenzuola (qui l’intervista), il lungo viaggio lo aspetta e mentre lo riaccompagnavamo verso la via Emilia abbiamo raggiunto le scuole elementari. I quasi seicento bambini che da fine febbraio si sono trovati da un giorno all’altro a frequentare le lezioni da casa via webcam avevano lasciato libri e quaderni negli armadietti delle loro aule. Un problema già noto anche in altri comuni del territorio e ieri mattina due volontari dell’Associazione Genitori (Age), Andrea Dadomo (insegnante) e Alice Bergamaschi, imbustavano il materiale per riconsegnarlo ai piccoli studenti che lo aspettavano a casa per seguire meglio le attività didattiche. Dietro la scuola ci sono i giardini di piazzale Verdi: a far dondolare le altalene non era una folata di vento passeggera ma alcuni bambini con i genitori. Pochi a dire il vero, anche perché sono stati frequenti i passaggi delle forze dell’ordine per presidiare eventuali assembramenti non consentiti. E anche in serata il giretto a piedi, magari di sfogo dopo la giornata di lavoro, qualcuno non se l’è fatto mancare.

Coronavirus, l'avvio della "Fase 2" a Fiorenzuola ©Leo Trespidi/ilPiacenza

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