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Aldo Ambrogio e l’amore entusiasta per Piacenza: «Bisognerebbe fargli non un monumento ma due»

Corrado Sforza Fogliani e Robert Gionelli hanno ricordato a Palazzo Galli la figura di colui che tanto si prodigò per la promozione turistica del nostro territorio

«Ad Aldo Ambrogio, oggi dimenticato dai più, la nostra terra dovrebbe fare non un monumento, ma due. Ha dato tutto se stesso per la promozione del turismo a Piacenza, provincia che amava in modo viscerale. E non ci sono mai stati altri, dopo di lui, che si siano segnalati nella valorizzazione del territorio con risultati anche lontanamente paragonabili». Corrado Sforza Fogliani - che con Robert Gionelli ha reso omaggio a Palazzo Galli della Banca di Piacenza alla figura dell’allora (siamo negli anni ‘30-‘60 del secolo scorso) responsabile dell’Ente provinciale per il turismo - ha riportato il numeroso pubblico di Sala Panini (presenti alcuni nipoti di Ambrogio, che ha avuto quattro figli, con i famigliari) ai tempi di quando era ragazzo e in via Cavour esisteva, appunto, l’Ente provinciale per il turismo, organizzazione privatistica fucina di idee ed iniziative contraddistinte dall’entusiasmo di Aldo Ambrogio. «Veniva dalla Banca Popolare Piacentina - ha ricordato il presidente Sforza - progenitrice della nostra Banca e faceva della promozione del turismo la propria ragione di vita. Lanciò turisticamente, oltretutto con limitata disponibilità di risorse, i centri ora più rinomati della nostra provincia: Veleja (a lui si deve il recupero del foro romano utilizzato per spettacoli), Castell’Arquato, Grazzano Visconti. Suo, poi, il merito della valorizzazione del Gutturnio. Aveva fantasia e spirito d’iniziativa: ricordo di aver assistito a uno spettacolo, molto partecipato, alla Diga del Molato da dove aveva fatto scendere una specie di drago di cartapesta che aveva le sembianze del mostro di Lochness, al tempo molto popolare. Curava bellissime riviste: su una di queste scrissi il primo articolo della mia vita, facendo una ricerca, che Ambrogio mi suggerì, sul Governo provvisorio del 1848».

Robert Gionelli, dal canto suo, ha ricostruito la vita di Aldo Ambrogio proiettando belle foto dei momenti salienti della sua attività, tratte dagli album famigliari messi a disposizione dai nipoti. Nato a Piacenza nel 1890, quest’anno cade il cinquantesimo anniversario della morte. Studente al Romagnosi, si dimostrò subito eclettico e sviluppò la passione per il disegno e la grafica (disegnerà e firmerà tutte le copertine delle riviste e delle guide turistiche che realizzerà in seguito). «Uno dei suoi obiettivi - ha spiegato Gionelli, che ha riferito di aver parlato spesso di Ambrogio con il prof. Arisi - era quello di mettere su carta e divulgare». Presidente a 16 anni dell’Associazione studenti piacentini, pubblicò il giornalino studentesco, satirico, “L’ortica”. Seguirono altre pubblicazioni giovanili (“La frusta”, “Il goliardo moderno”), poi a 18 anni l’inizio della collaborazione con “Libertà”. «Aveva l’abitudine di documentarsi e approfondire gli argomenti - ha proseguito Robert Gionelli - e frequentava persone da cui poteva apprendere: artisti come Ricchetti e Bot; poeti del calibro di Faustini e Carella. Assorbiva conoscenza che trasformava in competenza». Diventò direttore dell’Ente turismo nel 1936. Grandi le sue capacità di spendersi per l’associazionismo (sempre da volontario): tra i tanti sodalizi frequentati, la Fabbriceria di Santa Maria di Campagna, gli Amici dell’arte (suo il disegno del logo ancora utilizzato), la Famiglia piasinteina. Insegnò anche alle scuole serali e al Nicolini, allora liceo musicale. Ricordate, infine, le sue pubblicazioni: “Piacenza a Tavola” (1938), le guide turistiche da lui stesso illustrate (Grazzano nei primi anni ’40, l’Abbazia di Chiaravalle della Colomba, Piacenza e la sua provincia, Santa Maria di Campagna); nel 1956 fondò “Placentia Floret”, rivista trimestrale dell’Ente provinciale per il turismo che, nel sommario, riportava sempre la riproduzione della “targa del benvegnù” del Castello di Montechiaro, ripresa poi dalla Banca per realizzare l’omaggio che spesso consegna agli ospiti non piacentini che invita a Palazzo Galli.

I nipoti Aldo e Ada (tutti in famiglia hanno i nomi di battesimo che iniziano con la lettera A) hanno portato una breve testimonianza in ricordo del nonno e ringraziato l’Istituto di credito per «la bellissima iniziativa».

Il giornalista Umberto Fava - che ha scritto un articolo dedicato ad Aldo Ambrogio pubblicato sul numero in uscita di Bancaflash - ha invece sottolineato la bravura dell’Ambrogio poeta, recitando alcuni suoi versi dedicati al carnevale.

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