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Così tornerà a splendere l’ex chiesa di San Lorenzo

Iniziano i lavori in quello che sarà un auditorium di 500 posti, ma anche spazio per arte, musica, sfilate. L’edificio ha attraversato la storia e conserva ancora alcuni tesori, tra cui un affresco Trecentesco con tre santi: San Lorenzo, Sant’Agostino e Santa Caterina

Carlo Loranzi-2Gli operai e una restauratrice sono al lavoro in uno dei luoghi più affascinanti della città: la ex chiesa di San Lorenzo, in via del Consiglio. Lo stupendo edificio, sconsacrato, diventerà un auditorium da 4-500 posti e aprirà le porte alla città. Tra le splendide navate e le cappelle che saranno presto riportate al loro splendore dalla società Rest che si è aggiudicata il bando dell’Agenzia del demanio lo scorso settembre, cammina Carlo Loranzi, che sembra trovarsi a suo agio in questo luogo intriso di storia, arte, spiritualità, e spiega la sua visione, il suo progetto. Lo spazio sarà multifunzionale e potrà essere allestito anche come galleria di arte, sala per la musica, eventi teatrali, sfilate di moda.

Insomma, torna a vivere quella che era una chiesa, in stile gotico, costruita nel 1333 e chiusa nel 1808 dopo la soppressione degli ordini religiosi da parte di Napoleone. E passeggiando tra le navate e alzando gli occhi viene alla mente la cattedrale di Notre Dame - riportata drammaticamente alla fama mondiale dall’incendio che l’ha semidistrutta - con le tipiche volte a croce. E’ previsto un investimento di poco meno di 400mila euro e i lavori potrebbero terminare entro un anno. «Chiederemo anche - ha detto Loranzi - anche un finanziamento per il restauro conservativo».

Il prestigioso edificio faceva parte di un convento dei Padri eremitani di Sant’Agostino a cui era stato donato nel 1165, anche se arrivarono i restauri-2a Piacenza nel 1261. Oltre alla chiesa c’era anche il convento, con giardino (di cui è rimasta una piccola porzione dal lato dell’altare), che si estendeva da via del Consiglio, a via Benedettine, a via Trebbiola. Nel 1333 l’edificazione, che potè contare anche sulle donazione della famiglia Landi (nella prima cappella a sinistra, in alto, si vede lo stemma della famiglia su una decorazione di stucchi. Nella cappella di fronte, invece, è presente lo stemma dei Visconti). Quei Landi che proprio di fronte avevano il loro palazzo, oggi sede del Tribunale.

L'ex chiesa di San Lorenzo - IlPiacenza

Nel ‘600 avvengono alcune modifiche, che nascondo gli affreschi originari. Lo stile diventa barocco e si fa grande uso di stucchi, perfettamente conservati. Sulle volte San Lorenzo, Sant'Agostino e Santa Caterina-2della navata centrale si possono ammirare - anch’essi ben conservati grazie a interventi di restauro - con la vita di Cristo e di santi e una Passione. Di particolare valore, poi, è un affresco del ‘300 dove sono raffigurati San Lorenzo, Sant’Agostino e Santa Caterina. «E’ venuto ad esaminarlo uno studioso belga - ha raccontato Loranzi - e ritiene che questo sia l’unico dipinto esistente in Europa che li ritrae insieme». Nel 1800, la ex chiesa venne adibita a diversi usi laici: i napoleonici l’avevano adibita a magazzino (i soldati alloggiano nel convento). A metà del secolo, per un periodo, venne utilizzata come teatro, al posto del Municipale che doveva lo stemma dei Visconti-2essere sistemato; in seguito, anche i soldati del Genio Pontieri la utilizzarono come ricovero per le barche e i gommoni e l’edificio subì altre modifiche con l’abbattimento di muri e la copertura di altri affreschi.

Nel 1955 una scoperta che porterà alla luce altri tesori della chiesa. Riemergono dagli abissi del tempo gli affreschi con le “Storie di Santa Caterina”. Gli affreschi sono datati tra fine del XIV e gli inizi del XV secolo. «Artefice del restauro, reso ancor più difficoltoso dall’acqua che colava dal tetto e andava a bagnare l’intonaco, è stata Augusta Ghidiglia Quintavalle che ha provveduto a staccare gli affreschi e a farli portare nei Musei Civici di Palazzo Farnese dove sono attualmente esposti» si legge sulla pagine di associazionepiacenzamusei.it Tre gli obiettivi di Loranzi: rendere di nuovo fruibile questo pezzo di storia della città, mettendolo in sicurezza e realizzando le entrate; restaurare quello che c’è, o che si potrebbe trovare, grazie a un finanziamento; realizzare l’auditorium di 400 o 500 posti.

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