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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Ex chiesa del Carmine, il collaudo atteso per la metà di dicembre

Il Comune attende il collaudo per poi inaugurare e aprire le porte dell’ex chiesa, affidata in gestione a Fondazione Brodolini e Mbs

Ma quando apre al pubblico l’ex chiesa del Carmine? Sono diversi i piacentini che se lo chiedono. Il cantiere dell’edificio di piazza Casali è terminato da tempo, non si vedono più operai lavorare dentro e fuori l’ex chiesa, ma l’inaugurazione non è stata ancora annunciata dal Comune di Piacenza. A inizio 2019 era stato indicato il mese di ottobre, ma nel percorso si è registrato qualche ritardo. Manca ancora un ultimo aspetto, prima di poter tagliare il nastro: il collaudo della struttura. Una volta ottenuto quello – dovrebbe essere la metà di dicembre il “momento buono” – l’Amministrazione potrà annunciare alla città l’apertura. Nel frattempo IlPiacenza.it vi mostra in anteprima l'interno della chiesa, come si presenta oggi, a un mese dalla possibile inaugurazione. 

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L’ex chiesa ospiterà la Fondazione Giacomo Brodolini e “Mbs” che gestirano un “Laboratorio aperto”. La durata della convenzione è di otto anni, per un valore complessivo di oltre 3 milioni e 500mila euro. «Il Laboratorio aperto del Carmine – aveva spiegato nei mesi scorsi il vicesindaco Elena Baio - sarà un hub fisico dedicato all’apprendimento e alla pratica dell’innovazione in tutte le sue espressioni: tecnologica, sociale e culturale. E con queste caratteristiche rappresenterà un vero e proprio ponte tra Piacenza e il resto del mondo. Il tutto in un’affascinante ex chiesa del Trecento, recuperata e rifunzionalizzata da parte del Comune in uno spazio urbano fruibile dai cittadini e dalle imprese, che vedrà la coesistenza di servizi di informazione sull’ambiente, la mobilità e il turismo ed eventi cittadini, con spazi attrezzati con tecnologia informatica avanzata, nel segno dell’innovazione e della sostenibilità». «Il Laboratorio Aperto di Piacenza – precisò Baio - faciliterà l’incontro tra domanda e offerta di soluzioni innovative e tecnologiche per la mobilità, chiesa carmine 2018 ok-7la  logistica e lo sviluppo  della  smart  city. Come le officine di antica tradizione, aiuterà giovani talenti a esprimere il loro potenziale e a trasformare in realtà le proprie idee. Come centro culturale, offrirà al pubblico una varietà di occasioni di informazione, formazione e intrattenimento. Intermediario per l’innovazione, laboratorio per le imprese del territorio, officina e centro culturale: questa sarà la matrice strategica e operativa della nuova chiesa del Carmine. Il Laboratorio darà dunque attuazione ai concetti di Smart community, di città diffusa e di comunità intelligente. La Smart community è infatti il luogo in cui, grazie al supporto delle tecnologie più avanzate, è possibile implementare processi e servizi inclusivi, partecipativi, democratici e personalizzabili, in risposta alle attuali sfide sociali. E’ in questo contesto che va letta e interpretata l’operazione di fare dell’ex chiesa del Carmine un grande polo attrattivo per l’innovazione aperta e sociale, applicata all’economia della città, alla mobilità sostenibile, alla logistica, al turismo e alla cultura».ex chiesa del Carmine-3

La Fondazione Brodolini e Mbs, che già gestiscono spazi analoghi a Milano, Torino, Pisa, Aosta, Modena e in altre città, offriranno l’opportunità di uno scambio di esperienze e iniziative con altri territori e centri di innovazione. Diverse realtà del territorio piacentino già in questa prima fase hanno aderito, e tante imprese, associazioni e cittadini hanno manifestato il loro interesse e il desiderio di partecipare alle iniziative del Laboratorio.

Del cantiere si è occupata una rete di imprese che ha coinvolto Edilstrade Building S.p.a., Impresa Cella Gaetano S.r.l. e Kairos Restauri S.n.c. di Luca Zappettini & C. L’importo complessivo dei lavori all’ex chiesa del Carmine è di 5 milioni e 870mila euro. L'intervento di recupero è finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, in parte con i fondi regionali del Dup, in parte con fondi del POR-FESR 2014-2020. L’associazione “Italia Nostra” ha contestato il progetto di recupero a causa della presenza di un “solettone”, un soppalco di cemento che a detta dell’associazione deturperebbe la struttura originaria.

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