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Gesù economista non è né socialista né pauperista: «Non è che, per caso, è un po' liberale?»

Il libro “Gesù economista” di Charles Gave, ripubblicato dopo alcuni anni dall’edizione originale francese, è stato commentato a Palazzo Galli da Serena Sileoni

“Gesù economista” di Charles Gave è stato il libro - ripubblicato, dopo alcuni anni dall’edizione originale francese, dall’Istituto Bruno Leoni con la traduzione di Nicola Iannello - protagonista dell’incontro che si è tenuto a Palazzo Galli (in Sala Panini, con Sala Verdi videocollegata) come anteprima della terza edizione del Festival della cultura della libertà. Serena Sileoni, vicedirettore generale dell’Istituto, presentata da Robert Gionelli, ha spiegato come il volume non sia un trattato di religione ma un saggio di economia che si basa sui Vangeli, scritto da un imprenditore ed economista francese non teorico e con una forte fede cattolica. Perché l’IBL ha deciso di pubblicarlo? «Per dare - ha risposto la dottoressa Sileoni - una lettura trasversale dei temi economici contenuti nei Vangeli fatta in modo agevole, snella e con un approccio molto umile. Gave riporta frasi di Gesù da cui si ricava ciò che il Signore pensava dell’economia». Che non è esattamente l’interpretazione invalsa che vuole, per esempio, il denaro considerato dai Vangeli lo “sterco del demonio”. E’ dunque questa la dottrina di Gesù, nei secoli considerato il primo socialista, il primo comunista, il primo pauperista? Non per Gave e nemmeno per Serena Sileoni. «Nel secolo scorso - ha affermato la studiosa - si è fatto dei Vangeli il vessillo dell’egualitarismo. Ma il messaggio cattolico è un messaggio di libertà quando parla di libero arbitrio che è la libertà del dovere. La vera solidarietà è quella spontanea, fatta perché ci si senta liberi di fare ciò che si deve». A parere di Gave Gesù, con la sua predicazione, mette in risalto il messaggio di libertà e responsabilità individuale. Con le sue parabole, il Signore ha saputo parlare in maniera assai interessante di questioni economiche. «La parabola della vigna - ha esemplificato la dott. Sileoni - ci dimostra che una persona ha diritto di usare i propri soldi come vuole. Al lavoro si dà un valore soggettivo, che è un concetto tipicamente liberale. Come vicina alle idee liberali è la parabola dei talenti, dove l’interesse sul denaro, per tanto tempo condannato, è per Gesù una cosa del tutto normale. Non solo. La parabola ci dà la serena consapevolezza che le diseguaglianze esistono». 

«Chi vede l’economia come lotta di classe e la giustizia sociale un modo per attuare il controllo pubblico dell’economia stessa - ha concluso Serena Sileoni - è portatore di un messaggio che parla di tristezza e conflittualità. Il messaggio evangelico è invece di speranza e di gioia: se le risorse sono scarse non c’è necessità di controllare le nascite, ma di progredire per rendere la terra più produttiva».

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