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Martedì, 23 Aprile 2024
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«Gli ospedali sono luoghi sempre più ostili ai diritti delle donne»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di IlPiacenza

Oggi, in coincidenza con la Giornata mondiale contro la violenza di genere, il collettivo femminista piacentino R-Esisto e Contro Tendenza hanno promosso un volantinaggio davanti all’ospedale. Gli ospedali sono luoghi sempre più ostili ai diritti delle donne a causa dell’alto numero di medici “obiettori”.

Il 2018 è stato un anno caratterizzato da stupri e femminicidi. La prevaricazione di genere raggiunge apici ogni volta più alti, violenze fisiche quanto psicologiche dai danni difficilmente misurabili. Non è certo una novità che la società in cui siamo immerse scoraggia l’autodeterminazione delle donne. Basti pensare che, a causa di una rigidità culturale ancora fortemente patriarcale, le donne faticano a parlare di abusi e violenze che hanno subito, per cui la percentuale di violenze denunciate è bassissima. Inoltre, neanche la metà delle denunce va a processo: questo è ciò che lo stato italiano è in grado di fare. Come possiamo denunciare gli abusi che subiamo se, in tribunale, ci chiedono come eravamo vestite o cosa avevamo bevuto? Come possiamo sentirci al sicuro mentre sciacalli di destra e sinistra fanno continuamente propaganda sui femminicidi? I problemi che una donna deve affrontare, però, non si fermano qui.

Tagli alla sanità significano riduzione di personale e servizi, e molto spesso a pagarne le conseguenze sono le donne, per questo siamo solidali con lo sciopero nella sanità che c’è stato venerdì 23 novembre. I medici obiettori, ovvero che si rifiutano di praticare l’aborto (che sono il 70% dei medici, la maggioranza dei quali uomini chiaramente), ci impediscono di abortire in sicurezza e di decidere sul nostro corpo, costringendoci a rischiare la vita perché non vogliamo o non possiamo avere un figlio. Siamo costrette a subire l’ipocrisia di governi che ci esortano a sfornare figli per la nazione, quando sanno benissimo che il crollo delle natalità è dovuto alla mancanza di un welfare e servizi che ci permettano di essere autonome e affermare le nostre scelte, alle condizioni di precarietà economica e esistenziale a cui ci costringono e che ogni giorno paghiamo sulla nostra pelle.

Dobbiamo affrontare ambienti di lavoro rapaci, ritmi che non ci permettono neanche di sopravvivere e datori che spesso e volentieri abusano della tua condizione di dipendente. La lista dei problemi che un sistema intrinsecamente sessista ha sono infiniti. In media, facendo la stessa mansione di un uomo, con le stesse ore, le stesse condizioni e la stessa mole di lavoro, guadagniamo il 16% in meno. Questo vuol dire essere retribuite fino al 3 novembre: dal 3 novembre a fine dicembre lavoriamo gratis, senza motivo. Il collettivo femminista R-esisto invita tutte le donne a non restare a guardare: il divorzio, il diritto all’aborto e tutti quei diritti che un minimo ci tutelano non sono stati calati dall’alto, ma conquistati scendendo in piazza. E’ questo ciò che ci riproponiamo di fare e a cui invitiamo la cittadinanza sensibile: un percorso che, inaugurato con la conferenza della ex volontaria delle milizia di autodifesa femminile curde tenutasi in settimana, vuole proporre verso e oltre il prossimo otto marzo altri momenti di discussione, approfondimento e manifestazioni pubbliche

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