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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il Castello di Piacenza durante la dominazione francese salta in aria, ma conserva il ruolo di fortezza

Cronaca dalle vestigia farnesiane. Il Castello di Piacenza passa continuamente di mano. Tornato ai piacentini è saccheggiato e, in parte, demolito

Dopo la morte del duca Pier Luigi Farnese, il figlio Ottavio fu dichiarato in Concistoro da Paolo III, Duca di Parma, città che era rimasta devota ai Farnese. Piacenza fu invece occupata dagli Imperiali di Ferrante Gonzaga. Seguirono laboriose trattative politiche fino a che si arrivò a una risoluzione a favore del re di Spagna Filippo II il quale donò alla sorella Margherita d’Austria, moglie del duca Ottavio Farnese, parte del distretto di Parma (23 febbraio1550) e sei anni dopo la nostra città con i suoi territori, ricostituendo così il ducato che divenne di Parma e Piacenza.

Il Re di Spagna tenne però per sé il Castello farnesiano della nostra città, con l’obbligo per il Duca di mantenere la guarnigione spagnola che si era insediata. La situazione si prolungò fino al giugno 1585 quando il cardinale e grande diplomatico Alessandro Farnese convinse Filippo II a consegnare il Castello al duca Ottavio. Dopo 38 anni di presidio, i circa 200 ufficiali e i soldati della guarnigione spagnola se ne andarono e il 30 luglio ci furono grandi festeggiamenti cittadini. Il duca Ottavio assistette a una cerimonia religiosa in Santa Maria di Campagna, poi il 4 agosto convitò nel Castello dame e cavalieri a una sontuosa cena alla quale fecero seguito sfarzose danze.

Il monarca di Spagna mantenne comunque una serie di diritti sulla fortezza sino a che, nel 1648. Ranuzio II, duca di Parma e Piacenza, lo ebbe totalmente libero.

DAI FARNESE AI BORBONE e OLTRE

Con la morte senza eredi di Antonio Farnese (1731), il Ducato passò al diciassettenne Carlo di Borbone, primogenito di Elisabetta Farnese, sorella di Antonio e ultima della sua Casa, che aveva sposato Filippo V di Borbone, Re di Spagna. Dopo due anni Carlo lasciò il Ducato per il trono di Napoli dove trasferì gran quantità del patrimonio artistico dei palazzi farnesiani di Parma e Piacenza. Nel 1736 il ducato fu ceduto all'imperatore Carlo VI d'Asburgo, per effetto dei preliminari di pace stipulati durante gli accordi di Vienna, poi nel 1748, con il Trattato di Aquisgrana il ducato di Parma e Piacenza al quale era stata annessa Guastalla, ritornava ai Borbone.

In dipendenza di successive vicende dinastiche e politiche i territori piacentini sino all’alto Nure passavano a Maria Teresa d’Austria e da lei al re di Sardegna. I sardi a loro volta nel 1748 dovettero però lasciarli agli spagnoli. Prima di ritirare le truppe il Re piemontese aveva ordinato di far saltare il Castello farnesiano con le mine, ma ciò non avvenne e il fortilizio e la nostra città furono occupati dagli spagnoli.   

Dal 1796 al 1799 nel possesso del nostro territorio si alternarono guarnigioni francesi e austriache. Per la vittoria di Marengo riportata dai francesi il 4 giugno1800, gli austriaci dovettero abbandonare anche il Castello di Piacenza dopo la resa dei 1200 uomini che l’avevano presidiato.

Sotto il dominio francese, il 28 giugno 1805 il Castello ebbe quali illustri visitatori Napoleone e la moglie Giuseppina. Il 18 luglio successivo nella antica chiesa sconsacrata di san Benedetto (https://www.ilpiacenza.it/attualita/anda-in-castel-via-castello-e-aperta-del-castello-sono-tutte-riferite-alla-cittadella-farnesiana.html), inglobata nell’area del Castello e tramezzata per meglio utilizzarla come deposito di armi, avvenne una violenta deflagrazione di natura dolosa, causata dal consegnatario degli esplosivi certo Moret, poco prima che una commissione d’inchiesta lo giudicasse colpevole di certi ammanchi di materiale. Nel sinistro, trovarono la morte diversi militari francesi addetti al deposito, alcuni operai piacentini e fu ridotta a un ammasso di rottami l'antica chiesa dell’ex monastero di S. Marco.

In seguito i Francesi abbandonarono la città agli Austriaci, i quali provvedevano a potenziare il Castello munendolo di numerosi cannoni. Le insegne dell'imperatore austriaco rimasero fino al 1848 quando i piacentini si ribellarono contro la Signoria dei Borbone costringendo il comando della guarnigione austriaca a sottoscrivere una convenzione e lasciare “con gli onori di guerra” - come scrisse l’Eridano-Gazzetta di Piacenza - il Forte di Piacenza.  

L'ERIDANO (1) bassa-2  

B.Massari La guarnigione austriaca (1)-2

In quei giorni i piacentini, che vedevano nel castello il simbolo della dominazione straniera, spinti anche dal Podestà Fabrizio Gavardi decisero di distruggerlo. Questi gli avvisi di stimolo alla demolizione.    

1 aprile castello-2 28 marzo Castello-2 cast 4-2                                     

Archivio di Stato di Piacenza in: Comune di Piacenza Militare,i Leva, truppa, servizi militari, Militare poi Leva, truppa, servizi militari, b. 3, fasc. 7.

All'opera di smantellamento, secondo un cronista del tempo, parteciparono anche molte signore trasportando le macerie con delle carriole. Pare tuttavia che la distruzione non fosse estesa a tutto il complesso, ma si accanisse specialmente sul fronte principale verso la città, lasciando però intatti i tre bastioni a sud in quanto integravano il sistema murario che altrimenti sarebbe rimasto sguarnito per un tratto eccessivamente lungo.

P.Boselli Castello Farnesiano di Pc (1)-2

Il 9 agosto 1848 la città tornava di nuovo sotto il dominio austriaco che si protrarrà sino al 10 settembre 1859 quando, come fa memoria, la data incisa su una pietra del lastricato di Piazza Cavalli, la guarnigione austriaca abbandonava definitivamente Piacenza.

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Nello stesso anno si dissolveva anche il ducato di Parma, Piacenza e Guastalla con reggente Luisa Maria di Borbone, per incorporazione nelle provincie unite del Centro Italia e successiva annessione al Regno di Sardegna (1860).

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