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Attualità Ferriere

Il groppo di Colla e il laghetto Sfondrò stuzzicano la curiosità dei lettori

La visita e il reportage da questi due luoghi naturali suscitano alcune reazioni dei lettori e in una tavola di Renato Vermi

I recenti nostri articoli su luoghi poco noti del territorio di Ferriere, hanno portato alcuni lettori ad esprimere ipotesi sulle particolarità che abbiamo evidenziate. Oggi diamo conto dei commenti realtivi al “Groppo di Colla” e il “Laghetto di Sfondrò” riservando un successivo articolo al “presunto” megalito di Cassimorenga

IL “GROPPO DI COLLA”,

https://www.ilpiacenza.it/attualita/il-groppo-di-colla-di-brugneto-e-il-suo-canalone-potrebbe-essere-un-vallo-difensivo-scavato-da-una-tribu-ligure.html, un lettore indica analogie con i Castellari liguri sui crinali alpini da Grimaldi alla val d'Adige (7.000 a.C. circa), anche se mancano manufatti o le lastre di pietra incise come nel Bego e in Valcamonica o, a coppelle come sul Rocciarè in Val Maira; evidenzia poi che esistono Porte Scee, a Ventimiglia Romana dove c'è Sergio Efosi-2la Porta di Provenza, con torri sfalsate sul lato sinistro della via.

Il geologo prof. Giuseppe Marchetti non esclude che la cima sub-arrotondata del rilievo sia il risultato di una capitozzatura artificiale di un preesistente più "accidentato" rilievo, così com’è avvenuto per un analogo "Groppo" (stesso toponimo) serpentinitico situato 7 km circa a nord-est del passo di Monte Penice, sulla cui spianata è presente un insediamento dell'età' del bronzo, ricco di reperti.

Si tratterebbe quindi di un intervento dell’uomo compatibile con l’ipotesi formulata nell’articolo, dal quale l’artista disegnatore Renato Vermi ha tratto spunto per illustrare la scena di un possibile combattimento tra i remoti abitanti sul Groppo dell’alta val Aveto che, esciti dalle fortificazioni del vallo dove sono barricate donne e bambini, respingono un tentativo di invasione.

Il groppo secondo Vermi-2

IL LAGHETTO SFONDRO’

La cortesia del prof. Marchetti ci ricorda anzitutto che l’unica glaciazione che ha lasciato tracce sul nostro Appennino è avvenuta quando la catena montuosa nel suo lento inarcamento non aveva ancora raggiunto un’altezza tale da permettere la presenza di ghiacciai o glacio-nevati di una certa rilevanza. In pieno periodo glaciale wurmiano, circa 30 mila anni fa, sui monti dell’alta val Nure si generarono così piccoli apparati glaciali e il limite delle nevi perenne scese a circa 1200 metri di altitudine. Dopo l’ultima glaciazione (circa 10.000 anni dal presente), il clima inizia a presentare temperature più miti, con conseguente scioglimento dei ghiacciai.

Nelle conche già generate e occupate da questi stessi ghiacciai si origineranno consistenti serbatoi di acqua, dando così origine ai bacini lacustri di Lago Bino, Lago Nero, Lago Moo ecc., nonché le assai diffuse aree umide che caratterizzano oggi questa parte del nostro Appennino.

https://www.ilpiacenza.it/attualita/tra-cassimorenga-e-solaro-uno-sconosciuto-laghetto-opera-d-arte-della-natura.html è di notevole interesse naturalistico e meritevole di essere indagato a fondo. La sua non parrebbe essere una origine glaciale, ma è collegabile ad un evento franoso di millenni d’anni fa.  Se ne ha ragionevole certezza dalla quota relativamente bassa di altitudine, dall’assai ridotta presenza di rocce "dure", in grado cioè di mantenere nel tempo le impronte del modellamento glaciale.

La presenza di conche lacustri, più o meno interrate, deriva  dalla esistenza di estesi corpi franosi (anche paleofrane), la cui presenza è connessa al relativamente elevato grado di franosità che caratterizza parte del territorio di questa zona dell'Appennino: i laghetti (e i pianori che da questi hanno tratto origine) sono localizzati al "fondo" delle più marcate depressioni dovute alle ondulazioni che caratterizzano il dorso dei principali (e più estesi) movimenti gravitativi, soprattutto quelli di vecchia origine (i pianori, le località e i toponimi "lago", “le moie", "mogliazze" o similari ne sono testimonianza).

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