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«Il sale italiano, prodotto di altissima qualità e patrimonio da non disperdere»

Appello dell’economista Giampietro Comolli al Ministero politiche agricole alimentari forestali e turistiche per salvaguardare il sale, da elevare a prodotto di qualità, tipico e da tenere ben stretto come patrimonio nazionale

Dopo il vino, le bollicine, l’olio, l’aceto anche il sale è una commodities da salvaguardare, da elevare a prodotto di qualità e tipico, soprattutto da tenere ben stretto come patrimonio nazionale che unisce mare-terra-località-imprese-uomini. E’ un bene inalienabile che necessita di una norma specifica a vantaggio del consumatore, ma anche dei prodotti tipici italiani. Le saline e le miniere sono un bene demaniale dello Stato, per questo è opportuno e corretto che il sistema governativo difenda il sale, come la pesca, come i prodotti Dop, Igp. Il sale, come il grano, è una fonte fondamentale per la vita umana, non solo un uso quotidiano a tavola. E’ vero che il sale ha anche una funzione industriale molto forte, ampia, ma si possono creare “chicche” a tavola e sostanze altamente utili per la salute umana, la cosmesi, i farmaci avendo diverse proprietà.

Richiamati questi concetti, l’economista agronomo piacentino Giampietro Comolli ha diffuso una nota-stampa su scala nazionale chiedendo al mondo politico che il sale italiano sia tutelato, salvaguardato come patrimonio nazionale.

«Il sale del sud Italia – si legge nel documenti - presenta caratteristiche naturali e biologiche uniche, dalla composizione alla limpidezza, dalla purezza agli aromi naturali, dalla alta presenza di iodio che magnesio,  che sono altamente sanificanti. Rammento anche che senza il sale di miniera (Salsomaggiore o Volterra, per fare solo due esempi) probabilmente oggi non potremmo gustare e assaggiare prodotti come il Grana Panano, il parmigiano Reggiano, la Coppa Piacentina, il Salame Gentile, il Culatello, il Prosciutto di San Daniele, il Parma e il grana tanto per citare i più noti».

«L’Italia ha bisogno di questi giacimenti fondamentali, devono essere controllati, seguiti e vedere se oltre alla concessione governativa del Demanio (ricordo che sono tutte proprietà dello Stato e concesse temporaneamente a imprese private o enti pubblici locali che ne gestiscono l’operatività e la funzionalità) e come CEVES – Centro Studi Ricerca Vino&Cibo – stiamo facendo una campagna di analisi e valutazioni sui prodotti alta qualità italiana, di difesa di una produzione che deve emergere, diventare la più importante al mondo soprattutto per la ristorazione italiana».

«La cucina italiana nel mondo, i cuochi che fanno cucina italiana, potrebbero così avere brand-marchi di origine esclusiva italiana, prodotti su suolo italiano da imprese italiane», continua la nota. «Il sale è un prodotto della natura che ha caratteristiche salutistiche da elevare anche come valore aggiunto e non deve essere un prodotto mass-market e solo industriale antighiaccio. Una grande attenzione del governo è opportuna anche verso i prodotti spezie e erbe officinali. Difendiamo l’origine italiana, qualifichiamo siti-distretti, integriamo la produzione con il consumo, sviluppiamo una economia locale attrattiva e ospitale che può ruotare attorno a saline, terme, valore dell’acqua, ma anche attenzione ai porti di attracco, alla pesca e al mare,  fonte connessa con le imprese marine».        

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