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Sabato, 20 Aprile 2024
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Italia Nostra: «La Fondazione permetta alla Ricci Oddi di utilizzare palazzo ex Enel»

Il direttivo della sezione piacentina di “Italia Nostra” condivide la proposta e chiede alla Fondazione di Piacenza e Vigevano di accogliere la richiesta

La sezione piacentina di Italia Nostra esprime la sua viva preoccupazione di fronte al rischio che possa sfuggire alla nostra città un’occasione irripetibile per la valorizzazione di uno dei suoi maggiori luoghi d’arte: la Galleria Ricci Oddi.  «La nostra sezione – spiega il Consiglio direttivo in una nota - sottolinea che la valorizzazione della Ricci Oddi può realizzarsi solo con la cessione in uso alla Galleria di un palazzo, quale quello ex Enel di via Santa Franca, che venne acquistato dalla Fondazione di Piacenza, quindi con fondi pubblici,  allo scopo di destinarlo alla Galleria d’Arte Moderna che, per mancanza di spazi,  può esporre  solo una parte  delle opere che possiede (più di mille!) molte delle quali  è costretta a tenere nei depositi sotterranei. Il rischio paventato dipende dal fatto che l’attuale maggioranza del Consiglio della Fondazione ha deciso di mutare l’iniziale destinazione d’uso del palazzo ex Enel da luogo di esposizione dei quadri, or ora detti, a “contenitore delle arti contemporanee” con un “utilizzo duttile, non solo per le arti visive, ma per la musica, il teatro, sempre con manifestazioni collegate alla contemporaneità …”. Al proposito è solo il caso di far rilevare che, per un laboratorio o più laboratori siffatti, sono ben utilizzabili gli immobili vuoti di Santa Chiara, di proprietà della Fondazione, mentre, è ben noto che la Galleria Ricci Oddi ha un solo modo per raddoppiarsi: quello di ottenere l’uso del palazzo predetto di Via Santa Franca, così compiendo un salto di qualità che potrebbe farla divenire una tra le primissime gallerie italiane d’arte moderna».  

«La Collezione Ricci Oddi esiste da oltre un secolo, dapprima come privata raccolta del nobile Giuseppe Ricci Oddi, raffinato collezionista che la donò alla città e ne fece costruire la sede, poi come pubblica pinacoteca, inaugurata nel 1931, che documenta lo sviluppo della pittura italiana dall’inizio Ottocento alla prima metà del Novecento.  E’ una sorta di “bella addormentata” che attende il bacio del suo Principe azzurro per toglierla dai problemi che la mortificano e che le impediscono di esprimere le sue potenzialità e di farsi conoscere come una delle più importanti collezioni di pittura moderna italiana. Non è un ente culturale da inventare come l’annunciato “contenitore di arti contemporanee” di cui, al momento, non si sa bene cosa sia e come funzionerà. Certamente la Ricci Oddi è un museo, come altri centinaia in Italia, ma la sua “staticità” può essere rimossa con adeguati investimenti, il primo e il più importante è un nuovo spazio, che affianchi la sede storica e che accolga, in un edificio di garbata architettura novecentesca (il primo costruito dall’Impresa Lodigiani, poi divenuta celebre per le immense dighe in tutto il mondo) i dipinti del Novecento, che la sede di Arata non riesce a contenere. Mentre nell’ampio ed articolato complesso di Santa Chiara, sullo Stradone Farnese, potranno trovare una adeguata e funzionale sede i vari laboratori previsti dal progetto presentato, pochi anni or sono, all’allora ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, finalizzati a promuovere la musica, il teatro, ed anche l’arte espressa da mondo giovanile».

Il Consiglio Direttivo  di Italia Nostra Sezione di Piacenza

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