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Giovedì, 25 Aprile 2024
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La città raccontata dalle piante topografiche, dalla cinta romana alle mura farnesiane

Un volume a stampa raccoglie la serie degli articoli de "IlPiacenza" dedicati alle vestigia farnesiane

Il prossimo primo marzo alle ore 18 a Palazzo Galli – Banca di Piacenza, ci sarà la presentazione del libro “Vestigia farnesiane – Luci e ombre della grande bellezza piacentina” di f.to 29,7x21 cm, pagine 144 a colori che, su un originale progetto grafico, propone quanto da noi pubblicato in formato Web. Viene così accolto il desiderio di più lettori di disporre su carta la serie di articoli seguiti al Convegno internazionale organizzato nel marzo scorso dal Comune di Piacenza in collaborazione con l’Istituto Araldico Genealogico Italiano, per celebrare il 460esimo anniversario dell’inizio dell’edificazione di Palazzo Farnese.  

Il volume conterrà anche il seguente articolo che indaga la cartografia che, nei secoli, ha documentato l’espansione urbanistica della nostra città.

Piacenza, come noto, è stata fondata dai romani sulle rive del fiume Po nel 218 a.C., probabilmente su un preesistente insediamento celtico. Popolata fin dall’inizio da migliaia di coloni (circa 6000 valutano gli storici), ha avuto un’evoluzione urbanistica i cui sviluppi nelle varie epoche sono resi evidenti dalle distribuzioni planimetriche via via documentate a partire del sec. XVI, dalle mappe cartografiche.

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La più antica testimonianza è la “Planimetria delle mura di Piacenza”, anno 1544, conservata nella Biblioteca comunale Passerini Landi Ms Pallastrelli 64, carta 181. La datazione è però dubbia per la presenza sulla pianta del castello di S. Antonino (che sorgeva all’incirca dove approssimativamente nel 1570 verrà edificata la chiesa di Sant’Agostino) e il Castello farnesiano. Concordano infatti le fonti storiche, che il primo fu raso al suolo nel 1544 e il secondo fu iniziato nell’aprile1547 “quando se comenzò a fare li cavi et fondare il Castello”. Fa notare al proposito Emilio Nasalli Rocca (Strenna Piacentina, 1926), che la planimetria contiene elementi arbitrari che fanno dubitare intorno alla sua esattezza”, senza peraltro evidenziarli.

LA CITTÀ ROMANA

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Questa e le successive due piantine raffigurano in via approssimativa l’espansione urbanistica di Piacenza in epoca romana, medievale e farnesiane. Sono state elaborate sulla Topografia di Piacenza e della sua cittadella, XIX secolo, Aspr, Raccolte Mappe e Disegni Città di Piacenza.

Relativamente la città romana, gli studiosi ne concordano la conformazione presumibilmente racchiusa nell’area delle attuali vie Benedettine – Dogana – Sopramuro – Calzolai – Cavalletto e Mandelli.  Quale fosse la prima espansione e la cerchia di mura della città non è dato di sapere con precisione. Luigi Dodi in Strenna Piacentina anno1938, ritiene, sulla base di antiche memorie, che l’impianto della città seguì per un certo tempo lo schema regolare iniziale fino a portarsi a mezzogiorno all’adiacente asse via S. Antonino – Corso Garibaldi e a levante al bivio via Roma-via Giulio Alberoni. Una ulteriore espansione ebbe quali nuovi confini via San Sisto e via Sant’Eufemia.  Nel Medioevo la città si allarga a diverse riprese e si arricchisce di insigni monumenti. Prima del Mille le chiese romaniche San Savino-Santa Eufemia – Santa Brigida – Sant’Antonino – San Sisto che saranno in seguito trasformate e ricostruite. Dopo il mille si innalza il Duomo e la primitiva chiesa di S. Maria di Campagna. Fra il duecento e il trecento sorgono il Palazzo comunale, la chiesa di S. Francesco e larghe fortificazioni supposte nella piantina che segue. Scrive Gustavo Della Cella nel volume “La reintegrazione del comune di Piacenza nel possesso delle mura della città” edito dalla tipografia Fioroni nel 1914, che nell’872 l’Imperatore Augusto Lodovico II, aveva autorizzato il Vescovo “a ricingere di mura, per comprenderla nella cinta della Città, la nuova Cattedrale che si era cominciata a costruire nell’855, nelle adiacenze esterne delle mura”; attesta inoltre Giuseppe Nasalli Rocca nel libro “Per le vie di Piacenza”, Tip. Solari, 1909  “In prossimità della cattedrale e di S. Antonino erano state le mura della prima cerchia della Città. Di tale recinto rimanevano le vestigia nel 1219”.

LA CINTA MEDIEVALE

Sul finire dell’XI secolo la situazione politica fece sentire al comune di Piacenza la necessità di una nuova e più ampia cerchia di mura per comprendervi i popolosi sobborghi che durante i secoli precedenti erano sorti addossandosi all’antica cerchia romana. Sempre il Della Cella scrive che “Il lavoro per condurre a compimento la nuova cinta durò oltre trent’anni. La struttura di essa non differì molto da quella romana. Memoria di questa seconda cerchia è il rudere scabro e quasi scaglioso rimastoci nella piazzetta di S. Anna (già Santa Maria di Betlemme) dell’antica Porta grossa del pozzo Fulberto (1218) chiamata anche porta dei Ladroni che pare prendesse nome da una torre destinata a carcere”.

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