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La lunga coda della pandemia: dal 10 giugno solo sette comuni hanno registrato nuovi contagi

Il report periodico con l’evoluzione dell’epidemia

Nella nostra provincia l’epidemia è in piena fase discendente ma il virus rimane in circolazione, infatti, da inizio mese oltre due persone giorno si sono ammalate. I ricoverati nelle varie strutture ospedaliere sono meno di 90 ed è stato raggiunto l’importante traguardo dell’azzeramento delle Terapie Intensive in Ospedale mentre rimangono alcuni pazienti presso altre strutture Ausl. I guariti sono oltre il 78% dei 4535 casi complessivi accertati dei quali 273 relativi a pazienti residenti fuori provincia.

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Dal 10 giugno (data di riferimento del nostro precedente report su scala provinciale) al giorno 18 giugno, solo sette comuni hanno registrato nuovi contagi: dieci casi a Piacenza, sei a Fiorenzuola, uno rispettivamente a Castelsangiovanni, Alseno, Carpaneto, Lugagnano, Pontenure. Si confermano territori ancora vergini, dove il virus, almeno ufficialmente, non è ancora risultato da alcun tampone faringeo, le comunità di Ottone e Zerba con zero contagi.

Dal punto di vista virologico – concorda la maggior parte degli esperti - il virus non è cambiato, ma oggi i malati sono trattati prima e meglio, e probabilmente i soggetti più suscettibili sono quelli che sono stati già colpiti da malattie.

Il numero da tenere d’occhio è quello delle nuove infezioni: il virus, per considerarlo una coda, dovremmo vederlo calare in continuazione e avere informazioni che non abbiamo o che non vengono diffuse; infatti l’informativa pubblicata ogni giorno dalla Protezione Civile, non è esauriente perché non distingue i nuovi casi da quelli riscontrati tardivamente. Perché sia importante distinguere lo spiega il dottor Paolo Spada (Humanitas-Mi): “dopo due settimane dall’esordio dei sintomi, l’infezione da SARS-COV-2 si spegne, e nonostante rimangano a lungo tracce di RNA virale inattivo rilevabili al tampone, il virus non è più isolabile, non si replica, e il soggetto non è più contagioso. Viceversa, la contagiosità è presente a partire da 48 ore prima della comparsa di sintomi, sino a circa 7 giorni, per poi appunto ridursi e scomparire a 14 giorni. Questo vale anche per quelli che non avvertono sintomi, i cosiddetti asintomatici, con il problema aggiuntivo che essi sfuggono facilmente alla diagnosi e all’isolamento”. E’ quindi fondamentale intercettare, diagnosticare e isolare l’infetto, e tutti i suoi contatti recenti, nel minimo tempo possibile

PANORAMICA SULLA PANDEMIA A PIACENZA

Quella che diventerà una pandemia fa ufficialmente la sua comparsa a Piacenza il giorno 28 febbraio quando si ha notizia di 36 ricoveri per coronavirus; il giorno successivo il numero sale a 55 e al primo marzo a 69. Alla fine di questo mese il “picco” di 717 ricoveri dei quali 152 in terapia intensiva.

Impressionante la progressione dei decessi: 36 al primo marzo, 623 a fine mese; 839 a fine aprile, 977 a fine maggio; oggi è a quota 981, numero che è in linea con la serie dei nostri precedenti articoli, ed è coerente con il progressivo indicato in un report ASL del quale siamo a conoscenza per vie traverse.

Altre testate piacentine indicano di volta in volta, da tempo, numeri inferiori. La discrepanza è la conseguenza della scelta della competente funzione ASL di non accogliere il ripetuto invito a divulgare periodicamente la progressione-giorno delle vittime costringendo le redazioni al “fai da te”.

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Per disporre comunque il dato ufficiale abbiamo inviato una richiesta all’Ufficio Relazioni con il Pubblico ASL dove è stata protocollata il 23 maggio. Trascorsi dieci giorni abbiamo trasmesso un sollecito ottenendo: “Le confermo che la risposta alla Sua istanza potrà esserLe inviata entro il termine massimo di 30 giorni, come da normativa di legge”.  Di giorni ne sono trascorsi 28 e del dato che l’ASL ha disponibile ogni giorno nessuna traccia ..!

Siamo comunque in grado, grazie alla pronta collaborazione di altre ASL , di evidenziare come Piacenza, oltre ad essere la provincia emiliana più infettate lo sia anche nel confronto con la Lombardia che a sua volta è tuttora la Regione più colpita dal Virus.

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