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Martedì, 16 Aprile 2024
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Lo sfogo dei praticanti avvocato: «Lasciati da soli in mezzo al guado»

Dell’esame non si sa più nulla. L’Associazione delle giovani toghe piacentine ha già scritto al ministro Bonafede: «Non possono diventare avvocati né hanno diritto ai 600 euro. Sono fiducioso che la vicenda si risolverà»

«Che fine faranno i praticanti? Eravamo a un passo dal titolo di avvocato e in un momento rischia tutto di svanire. Non possiamo diventare avvocati, né possiamo avere i 600 euro al mese. Non siamo né carne né pesce. Fateci avere i risultati e programmate gli orali, oppure riconosceteci come è avvenuto per i medici». E’ lo sfogo amaro di Arianna Maggi, uno dei praticanti avvocati che ha sostenuto l’esame Arianna Maggi-2scritto a dicembre e poi non ha saputo più nulla. E come lei altre decine di giovani toghe piacentine. Alcuni di loro, tra l’altro, per non perdere altri mesi hanno anche pensato di sostenere di nuovo lo scritto.

Vedere il traguardo, il nastro da tagliare a pochi metri, ma non riuscire a superarlo perché si viene pietrificati. E’ quello che sta accadendo ai praticanti avvocati. Molti di loro hanno già sostenuto l’esame scritto, ma dall’emergenza coronavirus si è bloccato tutto. Dopo la laurea, chi vuole intraprendere la professione deve far pratica da un avvocato per un anno e mezzo, poi sostenere la prova scritta e, se è andata bene, dopo altri sei mesi l’esame orale. Ma le commissioni che dovevano correggere i compiti si sono bloccate lasciando in mezzo al guado - e facendoli infuriare - migliaia di giovani che stavano per diventare professionisti.

Per altre professioni si è già intervenuti, mentre per le giovani toghe tutto resta nel limbo. I medici, ad esempio, a causa anche del loro immediato impiego contro il Covid-19, si sono visti cancellare l’esame per l’abilitazione alla professione. I commercialisti, invece, hanno visto spostare la prova di esame alla fine di luglio (un mese di proroga). Il ministero della Giustizia, invece, tarda a definire i tempi che riguardano ben due precedenti prove di esame. L’articolo del decreto è pronto, ma non ha ancora il via libera. Sarebbero previsti la correzione degli scritti a distanza (quelli di Piacenza vengono corretti a Palermo) e la possibilità di sostenere l’orale sempre a distanza. All’esame di dicembre, a Bologna, fra i 2.300 partecipanti c’erano anche una cinquantina di giovani toghe piacentine. L’orale era previsto per la fine di giugno, ma dall’inizio dell’emergenza non si è più saputo nulla. L’Associazione italiana praticanti avvocati aveva scritto al guardasigilli, Alfonso Bonafede, chiedendogli di attivarsi.

Daniele Albertazzi è il presidente dell’Associazione giovani avvocati piacentini (Aiga): «Sì, abbiamo scritto al ministro della Giustizia sia per avere informazioni sull’esame, sia sui 600 euro perché un praticante, non potendo iscriversi alla Cassa forense, non ne ha diritto. Credo non sia mai accaduto dal dopoguerra. Comunque, resto fiducioso perché una soluzione credo la si troverà. Inoltre, questa situazione potrebbe essere l’occasione per aggiornare le norme che regolano l’accesso alla professione di avvocato».

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