rotate-mobile
Attualità

Negli anni '80 il Castello di Piacenza riemerse dopo secoli di oblio

Cronaca di una bella avventura sui bastioni, preziosa e utile alla città

Nel 1872 l’intero complesso “Castello Farnesiano” era separato dalla città dalla cinta muraria che veniva a delimitare l’area dell’Arsenale militare. Di fronte alla fortezza per qualche decennio rimase libero lo slargo dell’antica piazza d’armi situata verso l’attuale viale Malta; fu via via utilizzato per fiere e altre manifestazioni pubbliche ma in concomitanza con la Prima Guerra Mondiale anche questa piazza era inglobata nella recinzione dell’Arsenale militare e della Direzione Artiglieria. L’ala del tempo, la vegetazione spontanea e detriti di vario genere, cancellavano progressivamente la vista di quanto del Castello Farnesiano era scampato alla distruzione del 1848. Sulla sua area nel periodo delle due guerre erano poi stati costruiti edifici e tettoie con inevitabili spianamenti e demolizioni. Restava però ricorrente la frase “Quelli che vanno al castello”, che stava a indicare chi lavorava all’Arsenale. Nessuno o quasi dei 1400 dipendenti vi sapeva dare un significato compiuto, anche perché l’area dell’antico fortilizio farnesiano era divisa tra due enti militari: Arsenale e Direzione Artiglieria. Nella prima vi era il solo Bastione San Giacomo, la seconda nascondeva il San Benedetto e il San Giovanni con tratti di cortina e di mura della città. 1 ° visita Rotary-2

Nel dicembre 1982 le strutture della Direzione artiglieria passavano all’Arsenale. A capo del complesso unificato era il colonnello Gianni Gamberini con vice il ten. Col. Eugenio Gentile, nostro prezioso consulente di questo e di precedenti articoli.  Ispezionando l’area unificata, Gamberini s’imbatte in una serie di antiche imponenti costruzioni delle quali intuisce la grande rilevanza. Ammaliato da quanto vedeva e immaginava, diventa ricercatore, storico, archeologo e direttore di cantiere che porterà alla luce un monumento unico e sconosciuto anche ai piacentini; citato qua e là nelle pagine di libri stampati dopo l’Ottocento ma ritenuto per la quasi totalità distrutto. Tessendo il filo della storia, Gamberini scopre Antonio da Sangallo il giovane, Clemente VII, Pier Luigi Farnese, Carlo V, l’occupazione francese e quella austriaca, l’architettura militare; fa lezioni di storia al suo vice Eugenio Gentile, ma soprattutto promuove un complesso lavoro di scavo e pulizia condotto per diversi mesi utilizzando maestranze volontarie dell’Arsenale che manifestano entusiasmo crescente nel vedere riemergere dall’oblio l’antica bellezza del bastione San Benedetto, mostrato nei primi mesi del 1983 al Gruppo Archeologico di Piacenza. 2° visita-2

Nel settembre dello stesso anno il colonnello Gamberini mentre è in servizio è colpito da un’emorragia cerebrale che non gli lascia scampo.  Fu una perdita gravissima per lo stabilimento militare, per la cultura e per l’operazione recupero delle vestigia farnesiane che venne a cessare. Destino volle che il ten. col. Gentile, dopo due anni di incarichi lontano da Piacenza, rientrasse all’Arsenale come direttore.  Già nel primo giorno di servizio si reca quasi in pellegrinaggio all’area farnesiana riportata alla luce dal suo predecessore. La passione trasmessagli da Gamberini è incontenibile e presto il neo direttore organizza una “squadra archeologica” che ripulisce nuovamente il bastione San Benedetto, poi elimina casematte e tettoie. Gentile cerca risorse e ottiene dalla Direzione Generale degli Armamenti, un finanziamento di 50 milioni di lire rinnovato per i cinque anni successivi, che sarà utilizzato per operazioni di scavo, diserbo, pulizia e sgomberi vari. In quegli anni il Servizio di Supporto Generale dell’Arsenale dovette fare molto più lavoro rispetto al dovuto, ma il personale partecipò attivamente rendendosi conto che stava compiendo un’opera essenziale per il recupero di uno dei monumenti fondamentali della storia di Piacenza. Fra 1988 e il 1992 oltre a ridare visibilità ai tre bastioni e a parte del fossato, fu scoperto un muro di controscarpa, un corpo di guardia e una casamatta. L’interno del bastione San Giacomo fu completamente svuotato dai detriti che lo colmavano e bonificato dai versamenti di oli lubrificanti dei quali era stato il deposito. IMG_6452-2

Di quel periodo il gen. Gentile conserva un grato ricordo del prof. Armando Siboni, organizzatore di una mostra sulle fortificazioni austriache a Piacenza, che consentì di avere a disposizione i microfilm dei disegni provenienti dall’Archivio di Stato di Vienna, disegni che furono preziosi per il proseguimento dei lavori. Importanti ritrovamenti furono i sotterranei e camminamenti sotto i bastioni San Giacomo e San Giovanni.

Sulla riscoperta del Castello e sul lavoro di recupero per portare alla luce lo straordinario monumento del ‘500, Gentile ha pubblicato a sue spese, nel1990, un volume monografico dedicato a Gianni Gamberini, che contiene anche un saggio sul monastero di San Benedetto o San Marco.

La presentazione ufficiale del “Castello ritrovato" avvenne il 12 settembre 1991, in occasione della celebrazione degli 80 anni dall’istituzione dell'Arsenale. Fu una giornata memorabile perché oltre alla concelebrazione della S. Messa da parte del cardinale Opilio Rossi, di fronte a quasi 2000 invitati, ci fu un buffet preparato dalle maestranze e un concerto dell'allora Orchestra sinfonica della Rai di Milano (era anche il bicentenario mozartiano).

Tre mesi dopo Gentile prendeva servizio a Roma dopo oltre quattro anni di direzione dello stabilimento e s’interrompeva la “Bella avventura sui bastioni”. Erano però seguite visite guidate dallo stesso generale Gentile anche in collaborazione con l’Arch. Marcello Spigaroli e con la signora Angela Cigalla, attuale segretaria del Consiglio direttivo dell’Ente Farnese; nell’ampio fossato sotto il bastione San Benedetto si sono tenuti anche concerti della rassegna “Castelli in musica” svolta in collaborazione con la Banca di Piacenza  all’interno dell’area militare di viale Malta. libro Gentile-2

L’autorità militare si è sempre dimostrata ben disponibile ad accogliere (con alcune formalità), le viste guidate di associazioni e classi scolastiche alla cittadella fortificata e ne apre autonomamente i cancelli in occasione di ricorrenze come nazionali. Ciò nonostante la “cittadella nova” voluta dal duca Pier Luigi Farnese - pur essendo tra le più importanti vestigia del passato della nostra città - rimane semisconosciuta ai più.

Le foto gentilmente fornite dal gen. Gentile, documentano alcune delle prime visite e una edizione della tappa farnesiana della rassegna “Castelli in musica” organizzata dalla Banca di Piacenza. In particolare l’immagine in bianco e nero ritrae i soci del Rotary Club Piacenza; in quella a colori l'ufficiale in prima fila, il primo da sinistra, con il cappello di alpino è l'allora tenente colonnello Antonio Vargiu, prezioso collaboratore di Gentile.

continua …

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Negli anni '80 il Castello di Piacenza riemerse dopo secoli di oblio

IlPiacenza è in caricamento