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«Mio figlio costretto a restare giù dal bus perché in carrozzina»

La disavventura di un adolescente diversamente abile di Cadeo e la forza d'animo della madre. La replica di Seta: faremo verifiche sull'accaduto

Il sorriso di un adolescente (nella foto) che dimostra tutta la sua voglia che ha di vivere, la forza di una mamma che ogni giorno combatte per far sì che il suo Alessandro possa fare ciò che i suoi coetanei fanno nella vita di tutti i giorni. Perché Alessandro, un 14enne di Roveleto, è affetto dalla distrofia muscolare di Duchenne ed è costretto alla sedia a rotelle.

Non può camminare ma a renderlo autonomo c’è la sua carrozzina e il bene che gli vuole la sua famiglia, in particolare mamma Cecilia. A “distruggere” il suo desiderio di spostarsi da un posto all’altro, come quando qualche giorno fa da Fiorenzuola doveva raggiungere Salsomaggiore insieme ad un amico, ci sono i trasporti pubblici che offrono mezzi ormai obsoleti sprovvisti di appositi accessi per persone diversamente abili; e che hanno costretto Alessandro a rimanere sulla banchina d’attesa. «Siamo nel 2020, è giusto che una persona debba stare a casa perché i mezzi di pubblica utilità, pullman o treni che siano, non consentano l’accesso diretto e immediato?» si domanda Cecilia sconcertata per quanto accaduto al figlio alcuni giorni fa.

Alessandro avrebbe dovuto accompagnare un amico a vedere una scuola di Salsomaggiore. Racconta la mamma: «Sarebbero dovuti andare in pullman e io, che mi muovo sempre per tempo prima di proporre qualcosa a mio figlio, mi ero informata su come poter raggiungere Salso con il bus di linea. Mi ero attivata il martedì per il venerdì contattando la società Seta dalla quale mi era stata spiegata la procedura che avrei dovuto seguire: ho compilato modulistiche online indicando la fermata di partenza, Fiorenzuola nel nostro caso, e quella di arrivo». 

«Da Seta – prosegue Cecilia – mi avevano assicurato che a Fiorenzuola avrei trovato un mezzo idoneo con pedana per poter caricare sul bus mio figlio in carrozzina. Così però non è stato: il mezzo non era attrezzato, era uno di quelli datati e con grossi scalini: impossibile, anche a causa degli spazi stretti, accedervi con una sedia a rotelle». Alessandro era entusiasta venerdì di poter accompagnare l’amico: «Era contento, l’avevo preparato e non vedeva l’ora di uscire. Fa male psicologicamente vedere davanti ai propri occhi il tuo amico che può salire senza alcun problema e te, rimanere sulla banchina, a guardare il pullman che riparte».

Un fatto grave, che Cecilia vive in prima persona e ora si sente «presa in giro». «Oltre a lottare contro la malattia - sottolinea - purtroppo capita di lottare contro l’ignoranza delle persone». Avete avuto qualche riscontro da parte di Seta? chiediamo alla madre di Alessandro. 
«No, nessuno si è fatto sentire». Allora abbiamo provato noi e la società che gestisce il trasporto a Piacenza, Reggio Emilia e Modena, ci ha risposto per mezzo dell’Ufficio stampa dal quale spiegano: «Innanzitutto vogliamo rivolgere le nostre scuse alla famiglia di Alessandro per il disagio che si è venuto a creare. Ora al nostro interno, in particolare sulla zona di Piacenza, sono in corso accertamenti tramite i quali cercheremo di capire come sia potuto accadere un fatto di questo genere. Interpelleremo il nostro call-center e tutte le figure che possano avere avuto a che fare con questa vicenda». Dalla società di trasporti tengono poi a precisare che «la linea Cadeo-Salsomaggiore è gestita da un’altra ditta alla quale Seta subappalta il servizio». «Ciò non toglie – concludono – la nostra massima attenzione in merito per capire se si sia trattato di un disguido o si ha a che fare con qualcosa di ben più grave».

La vicenda in questi giorni ha interessato diverse realtà, associazioni di categoria («grazie a Dio che esistono le associazioni di ricerca e di raccolta fondi, ma occorre lavorare sul quotidiano: Alessandro vive adesso» dice Cecilia), la politica. Come il consigliere regionale Matteo Rancan (Lega Nord) che ha depositato una Risoluzione che impegna la Giunta regionale «ad attivarsi immediatamente affinché i mezzi di trasporto pubblico vengano dotati degli strumenti di accesso e sicurezza necessari per essere fruibili da tutta la cittadinanza».

«E' inaccettabile - scrive Rancan - che persone diversamente abili debbano ancora sopportare imbarazzi di questo genere. Ora si corra ai ripari senza perder altro tempo: la mancanza di sensibilità da parte di un settore fondamentale come il trasporto pubblico è molto grave. I mezzi extraurbani, infatti, non essendo dotati degli appositi strumenti volti a garantire l'accesso e la sicurezza ai passeggeri con disabilità (scivoli per la salita e la discesa), nei fatti producono una forma di discriminazione nei confronti dei cittadini, tanto più quando questi sono adolescenti e studenti» sottolinea Rancan. 
«Da parte nostra – conclude - oltre ad esprimere solidarietà al ragazzino e alla sua famiglia, garantiremo la massima attenzione e il massimo impegno affinché vengano abbattute quanto prima le “barriere” ancora presenti sui mezzi di trasporto pubblico. Perché il servizio di trasporto pubblico deve essere fruibile da tutti i cittadini».

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