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Giovedì, 25 Aprile 2024
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«Sei donne uccise dal 2012 nel Piacentino. Non si tratta di emergenza ma di un'inquietante normalità»

Le operatrici del Centro Antiviolenza: «Non esiste raptus omicida, non esiste il raptus di gelosia, non esistono le liti familiari ma, dentro a quelle mura domestiche, regna la proprietà che incute terrore, che proibisce, che castiga»

«Dal 2012 sono sei le donne uccise per mano di un partner nella provincia di Piacenza.  L'ultima è la 45enne Damia El Assali
L'ennesima donna, l'ennesimo femminicidio che suscita forte indignazione, solleva commenti diversi, critiche, proposte. Forse, una profonda riflessione pensiamo sia invece l'unico modo per concepire un pensiero "pulito", non inquinato da pregiudizi, condizionamenti e pressapochismo. Noi operatrici del Centro Antiviolenza di Piacenza,  - si legge in una nota ufficiale del Telefono Rosa - siamo profondamente addolorate. Negli anni abbiamo fatto nostro il principio che "una violenza fatta ad una donna è violenza contro tutte le donne" e ci troviamo a piangere la Damia così come tutte le donne che muoiono vittime dell'arroganza omicida di uomini che si sentono padroni delle donne prima nella quotidianità e poi padroni fino a privarle della vita».

«Non esiste raptus omicida, non esiste il raptus di gelosia, non esistono le liti familiari ma, dentro a quelle mura domestiche, regna la proprietà che incute terrore, che proibisce, che castiga. Una furia quotidiana che trova e rinsalda le proprie radici nel terreno fragile di una società civile dove ancora le donne debbono parlare di tutela dei diritti, di parità di genere. Non si tratta di emergenza ma di inquietante normalità in una società dove viene continuamente proclamata la democrazia.  Riflettiamo, tutte e tutti perché la violenza contro le donne è un problema soprattutto degli uomini e soltanto una profonda riflessione comune che parta da ognuno di noi potrà incidere quelle radici, un pensiero di rinnovamento, di nuova cultura, di parità, un'alleanza attenta e profonda che possa guardare, ascoltare e stimare il femminile».


 

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