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Una discoteca nel cuore di Vigolzone, il «mito» dell’Hollywood

Nello storico locale vigolzonese, nato come cinema e gestito per 40 anni dalla famiglia Baldini, sono passati migliaia di piacentini, disc-jockey, cantanti, comici e personaggi della televisione. Tanta la nostalgia, oggi è un supermercato. Giampiero Baldini: «Aveva una doppia personalità, per giovanissimi e adulti». Ecco la storia dell'Hollywood

«Riaprirò l’Hollywood a Vigolzone». Un simpatico “meme” con una delle tante promesse di Silvio Berlusconi, alle ultime Elezioni, ha IMG-20180122-WA0000-2iniziato a girare sui telefonini di molti piacentini. Segno che in tanti sentono la mancanza fisica di questo luogo. «È stato un mito, venivano da tutte le parti. C’era bella gente, bella musica, qua sono passati tutti». Parte perciò una classica operazione “amarcord”: ricostruire la storia di questo locale, sconosciuta a tutti gli under 30. Il 27 maggio 1960, nel cuore di Vigolzone, sulla centralissima via Roma – che altro non era che la strada statale “Valnure” – aprì i battenti un cinema “a stelle e strisce” dal nome “Hollywood”. Ad aprirlo fu Amedeo Baldini, insieme alla moglie italoamericana Maria Cavanna, a lungo negli States e poi trasferitasi nel Piacentino. Amedeo, originario di Pontedellolio, era un commerciante di salumi e formaggi con la passione per gli spettacoli. «Venne inaugurato come cinema ma capitava in diverse occasioni che togliessero le panche per lasciar ballare la gente. Si ballava il liscio e i “lenti”, con orchestre dal vivo».  A raccontare la storia di questo locale è il figlio Giampiero Baldini, ancora in pista nel settore. Gestisce insieme alla famiglia la società di eventi “Hpi Hollywood Production Italy Srl”: il nome Hollywood torna sempre e porta fortuna ai Baldini. «Mia madre – spiega Giampiero nel suo ufficio di Piacenza - fece costruire l’edificio quando si sposò. Nel 1958 sulla proprietà venne aperto anche un bar – neanche a dirlo, ribattezzato in seguito “Bar Hollywood” -, però gestito da altre persone. Nel ’60 mio padre costruì due saloni: uno per il cinema, l’altro per la sua azienda di salumi e formaggi».

Quindi, in origine, sono le pellicole e non i dischi. «Tutti i giorni c’era pieno di gente, ricordo che si “strappavano” le pellicole dei film più vecchi - come quelli western - e piovevano fischi. Ero piccolo e i miei cercavano in tutti i modi di mandarmi a letto a dormire, ma mi nascondevo sotto le panche per vedere tutti i film». Nel ’70, il grande salto: basta cinema, diventa soltanto sala da ballo-discoteca. «La gente andava ormai in città a vedere il cinema, e di luoghi per ballare ce n’erano pochi nella bassa Valnure. Così, alla presenza del sindaco Ezio Guarnaschelli, aprì la discoteca. Si può che dire tre diverse generazioni di piacentini ci abbiano messo piede: era molto amato e ancora oggi tanti mi fermano per strada e si ricordano di quello che ha rappresentato. Un mito».

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