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«Valorizzare la nostra ricchezza», il 26 ottobre la giornata delle tradizioni popolari

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a proposito della valorizzazione del turismo, ha stabilito di dedicare il 26 ottobre alla “Giornata delle Tradizioni popolari e folcloristiche”

Ho apprezzato uno degli ultimi interventi del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, a proposito della valorizzazione del turismo, ha stabilito di dedicare il 26 ottobre alla “Giornata delle Tradizioni popolari e folcloristiche”. Mi sono fatto un'idea del Folclore senza attingere ad altra esperienza che non fosse quella derivata, alcuni anni fa, dalle esibizioni estive dei Gruppi di giovani ospiti della nostra Scuola di Sport Barilla.

Il nostro progetto educativo era basato sulla partecipazione attiva di tutti, e noi Maestri cercavamo di valorizzarne i contributi attraverso i vari compiti assegnati: allievo di turno, gruppo ecologico, redazione del Giornalino, gruppo animazione, camera più ordinata, miglior diario, decatleta del turno, miglior allievo… sino ad arrivare alla premiazione dei vari tornei sportivi e l’allievo dai capelli più biondi. In poche parole: cercavamo di scoprire e di valorizzare in ciascuno ciò che di meglio potesse esprimere per contribuire alla buona riuscita dell’esperienza.

Così, quando arrivarono i gruppi folclorici, non proponemmo la loro formula competitiva, simile al nostro modello sportivo, bensì rappresentazioni del proprio folclore da donare agli altri come si trattasse di un regalo. Da qui la formula dello scambio che portava ad un arricchimento reciproco. Tale modalità si è arricchita, poi, grazie all’organizzazione del National Day, cioè di una giornata interamente dedicata al Gruppo, nella quale veniva mostrato l’intero repertorio del gruppo interessato con un invito a tutti, a ballare, suonare, cantare insieme. Era – ed è questo – il modo migliore per entrare nella cultura degli altri e migliorare quella comprensione che porta al rispetto reciproco.

Questa formula è piaciuta a tutti al punto che alcuni dei più esperti l’hanno indicata come quella più adatta da adottare nei Festival Folclorici dove ancora vige la formula competitiva.

Risulta, infatti, non solo difficile classificare, per merito, attività come il folclore, ma si corre anche il rischio di scatenare, soprattutto nei genitori ed Istruttori, una inutile rivalità che finisce per sminuire il valore sociale, culturale ed educativo di questo tipo di manifestazioni. Lo scambio, come dono, stimola invece la parte migliore della nostra personalità e favorisce rapporti di amicizia, di collaborazione e di rispetto e questo lo si può notare ad ogni fine turno quando i giovani partecipanti si salutano prima di ritornare a casa.

L’interesse per il Folclore mi ha portato nel corso degli anni ad incentivare la presenza di quei gruppi culturali che lo praticavano con più interesse. Mi sono accorto nel tempo che esistevano organizzazioni mondiali che, sotto l’egida dell’Unesco, promuovevano e preservavano le culture del Mondo organizzando Scuole e Festival interessanti da molti punti di vista, fra cui quello turistico. 

Anche noi del Festival Internazionale dei Giovani, oggi a Berceto (in precedenza per15 anni a Ferriere) a distanza di tanto tempo anni e dopo aver meglio approfondito l’argomento possiamo affermare, in piena cognizione di causa, che la pratica del Folclore:

stimola nei giovani l’interesse alle diverse espressioni artistiche e culturali quali storia, Geografia, Pittura, Disegno, Scultura, Cucito, Musica, Canto, Ballo, Cucina e tutte quelle forme di manualità ed espressività autentiche che nascono dal cuore e si possono arricchire di tutto ciò che di buono ci offre la Modernità;

promuove comportamenti sociali improntati alle maniere gentili, rispettose degli altri e dell’ambiente, che oggi è sempre più difficile riscontare nella modernità in cui, molto spesso, prevalgono forme di volgarità e disinteresse per gli altri;

aiuta il formarsi di una forte identità in coerenza con l’affermazione di Jaques Delors, ex Presidente della Comunità Economica Europea: “L’educazione non compirebbe la sua missione se non formasse cittadini radicati nella propria cultura e nondimeno aperti ad altre culture ed impegnati nel progresso della Società”.

È con questo convincimento che il 5 ottobre partirò alla volta dell’Europa dell’Est, in un viaggio in automobile della durata di due mesi, che su un percorso di circa 20mila chilometri, mi porterà ad incontrare Scuole d’Arte, Case della Cultura, Università che da anni partecipano , o intendono partecipare alla prossima stagione estiva 2020 con l’ obiettivo di far conoscere e valorizzare le tradizioni del Mondo. 

Sarà questa la risposta al Presidente del Consiglio ed il  il concreto contributo che offriremo a Parma Capitale della Cultura Italiana 2020 cui parteciperanno a pieno titolo anche Piacenza e Reggio Emilia.

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