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Plasma iperimmune per combattere il Coronavirus: come funziona e i primi risultati

Il plasma iperimmune può essere una cura per il Coronavirus? La terapia è sotto i riflettori da qualche settimana e sta accendendo grandi speranze. Ecco cos'è, come funziona e i primi risultati ottenuti

Il plasma iperimmune può essere una cura per il Coronavirus? La terapia è sotto i riflettori da qualche settimana e sta accendendo grandi speranze, soprattutto negli ospedali San Matteo di Pavia e Carlo Poma di Mantova dove per primi stanno sperimentando, con esiti positivi, l'utilizzo del plasma per respingere l'attacco del virus. Considerati i risultati, moltissimi ospedali in tutta Italia hanno chiesto nelle scorse settimane alle istituzioni locali di aderire al protocollo e dunque anche altre regioni stanno avviando o hanno già avviato questo tipo di terapia.

Cos'è il plasma iperimmune?

Il plasma iperimmune è in fase di studio per il trattamento di Covid-19, si tratta della parte liquida del sangue, composta da acqua, proteine, nutrienti ed ormoni. Viene raccolta da pazienti guariti dal Coronavirus, poiché questi sviluppano anticorpi nel sangue in grado di combatterlo. Utilizzare il plasma di un soggetto guarito per curare un malato non è una novità in medicina, anzi, si tratta di una tecnica che viene utilizzata da più di 30 anni. Sia con la Sars nel 2002 che con la Mers del 2012, la terapia del plasma iperimmune è stata adoperata con esito positivo.

Come funziona la terapia

Come si legge sul sito del ministero della Salute, la terapia con plasma da convalescenti prevede il prelievo del plasma da persone guarite dal Covid-19 e la sua successiva somministrazione a pazienti affetti da Covid-19 come mezzo per trasferire questi anticorpi anti-Sars-Cov-2, sviluppati dai pazienti guariti, a quelli con infezione in atto. Gli anticorpi (immunoglobuline) sono proteine coinvolte nella risposta immunitaria che vengono prodotte dai linfociti B in risposta ad un'infezione e aiutano il paziente a combattere l’agente patogeno andandosi a legare ad esso e neutralizzandolo. Questo meccanismo d’azione si pensa possa essere efficace nei confronti del Sars-Cov-2, favorendo il miglioramento delle condizioni cliniche e la guarigione dei pazienti.

I risultati

Con l'utilizzo di questa terapia, gli scienziati si sono posti tre obiettivi:

- la riduzione della mortalità a breve termine;

- il miglioramento dei parametri respiratori

- il miglioramento dei parametri legati all'infezione.

I primi miglioramenti sono stati notati al termine della prima settimana su tutti e tre i versanti, ma i più significativi sono stati raggiunti proprio sul fronte del calo della mortalità, che nel dettaglio è passata da una media del 15% ad una del 6%.

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