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Lo scisma piacentino di don Paolo Miraglia

In un mondo che va forte, troppo; che pretende di continuare a voltare pagina senza fermarsi a pensare, può valere la pena di riflettere su briciole di fatti accaduti oltre 120 anni fa. C è ne dà l’opportunità, il libro Sei anni di vita piacentina (1894 -1899) giorno per giorno, a cura di Corrado Sforza Fogliani e di Antonietta De Micheli

Nelle cronache di questa nostra rubrica è comparso diverse volte il nome di don Paolo Miraglia, sacerdote che sarà nuovamente protagonista nelle cronache dei giorni a venire dell’anno 1896 e successivi. Crediamo pertanto opportuno fornire alcune note biografiche su questo sacerdote (1865-1945).

Don Paolo Miraglia Gullotti, originario della Sicilia nel 1895 era giunto come predicatore nel mese di maggio nella parrocchia di S. Savino, dove suscitò entusiasmo per l’impegno profetico della sua oratoria rivolta contro i “farisei” nei quali identificava il clero piacentino che presto lo considerò un profanatore del pulpito.

Invitato a lasciare la città e successivamente scomunicato dal vescovo Scalabrini, rispose con la ribellione e la creazione di anti-Chiesa di cui si proclamò vescovo. Gestì un oratorio molto frequentato in via Trebbiola e fondò un periodico religioso dal titolo “Gerolamo Savonarola”.  Per oltre un lustro riuscì a tenere in piedi una chiesa scismatica piacentina.

“In questa guerra di religione – ha scritto in un saggio don Franco Molinari – i cittadini della strada osservano con divertito distacco il prete Miraglia altero e dignitoso, che passeggia nei paramenti vescovili, con sguardi fiero e imperioso, carico di un fluido magnetico, ora con sorriso schietto e confidenziale, ora con cipiglio altezzoso e sprezzante, sempre mordace nelle requisitorie contro il vescovo Scalabrini e contro quello che sarcasticamente definiva il sinedrio dei farisei”.

Don Miraglia nel 1903 per sottrarsi a una condanna penale si rifugiò in Svizzera e poi negli Stati Uniti dove sembra avesse aderito ad una confessione protestante.

CRONACHE “MIRAGLIANE” SETTEMBRE 1896

14 - Da 'Libertà': Una giovanotta miragliana dà uno schiaffo al parroco di S. Paolo in chiesa. Ieri verso le 16, mentre il parroco di S. Paolo don Luigi Villa stava spiegando il catechismo alle ragazze della sua parrocchia, avendo tra queste scorte due note miragliane, le invitava ad uscire dalla chiesa o quanto meno ad allontanarsi dal luogo ove egli trovavasi a spiegare e di mettersi in altro punto della chiesa stessa. A tale osservazione una di queste, certa Irene Costali di anni 23, abitante in via Caccialupo n. 8, e figlia adottiva, perché di ignoti, di certo Gandolfi, non volle allontanarsi, anzi percuoteva al viso con un manrovescio il parroco, pronunziando nel tempo stesso parole offensive pel parroco stesso. Le guardie che si trovavano nelle vicinanze della chiesa accorsero, arrestando la manesca miragliana, che venne tradotta dapprima in Questura e quindi in carcere. Probabilmente oggi stesso, per citazione direttissima, la Costali sarà giudicata dal tribunale.

15 - rilasciata Irene Costali, arrestata per aver dato uno schiaffo a don Luigi Villa, parroco di S. Paolo. "Essendo il reato di azione privata, il processo - annota il cronista - si farà solo dietro querela di parte".

16 - questa sera, verso le 20,30, don Miraglia - nei pressi della Dogana Vecchia - viene aggredito da più persone e preso a bastonate. Uno degli aggressori viene tratto in arresto: è certo Angelo Rancati, di 17 anni, cocchiere del conte Giovanni Arcelli, che nella stessa sera viene rimesso in libertà.

19 - da 'Libertà': "All'ultim'ora apprendiamo che don Miraglia ha querelato il Rancati, cocchiere di casa Arcelli".

22 - Il conte Marco Arcelli, figlio del conte Giovanni, si è recato ieri dal Procuratore del Re per autodenunciarsi della aggressione a don Miraglia, per il quale fatto si considera l'unico colpevole. In una dichiarazione apparsa su 'Libertà' di oggi il conte Marco Arcelli dice: "La impudenza del sig. Miraglia forza ogni maggiore e doveroso ritegno. E poiché egli non rispetta nemmeno il dolore più atroce, ed ha osato altresì querelarsi contro chi deve sapere innocente, affermo che fui io solo a colpirlo il sedici sera, e di questo solo mi dolgo, che la punizione non sia stata pari all'immensa scellerataggine sua. Coloro contro i quali si è oggi aperto un procedimento penale non hanno altra colpa (se colpa può essere) che d'aver voluto seguire affettuosamente e contro la mia volontà me, che vedevano estremamente angosciato e che temevano esposto a pericolo. Ed ora il sig. Paolo Miraglia quereli me".

23 – don Paolo Miraglia pubblica una lettera sul "Progresso" colla quale annuncia di querelare i suoi diffamatori: Di fronte alle divulgazioni - si legge tra l'altro - e pubblicazioni diffamatorie fatti sul mio conto di questi giorni, io provvedo al mio onore, sporgendo querela al Magistrato competente.

24 - Da 'Libertà': Oggi alle 13 il conte Marco Arcelli, presso il ponte sull'Arda di questa città, tentava di sparare un colpo di fucile carico a grossi pallini da caccia contro il sac. Miraglia, mentre questi recavasi a San Protaso in compagnia del sig. Settimio Molinari. Impedito di sparare per causa indipendente da una sua volontà, il conte Arcelli, veniva arrestato insieme ad Alberto Solenghi che lo accompagnava. Il giornale fa sapere che il conte non è riuscito nel suo intento sia a causa della grande agitazione, sia per il fatto che la cinghia del fucile gli si è attorcigliata malamente al braccio. Di questo contrattempo approfittò il Molinari, che - fermato il cavallo - scese precipitosamente dalla carrozza e trattenne il giovane dall'insano gesto.

Don Miraglia pubblica sul 'Progresso' questa dichiarazione: "La prego di volermi concedere che per mezzo del suo giornale adempia un mio imperioso dovere, di rendere pubbliche azioni di grazie al sig. Giuseppe Molinari e al suo diciassettenne figlio Cino, che esposero ad imminente pericolo la propria vita per salvare la mia nel malauguratissimo attentato del 24 volgente, sul ponte d'Arda in Fiorenzuola. Ringrazio pure tutti del crescente interessamento in mio favore e mi protesto ancora una volta che, o vivo o morto, resterò sempre nella mia indimenticabile Piacenza".

25 - da 'il Progresso': "Per la semplice ragione che ci vantiamo razionalisti, abbiamo sempre negato d'essere miragliani; ma in don Paolo Miraglia, ed oggi lo diciamo più esplicitamente di ieri, ci piacque e piace il ribelle alla Curia, che da un decennio per lo meno è padrona dei padroni nella città nostra. Ciò detto, resta che questo ribelle è oggi sotto una grave accusa. Si afferma che per opera sua una giovane sta per diventare madre. Questa voce corre, questa voce i giornali raccolgono e a questa evidentemente allude 'Libertà' quando ci invita a domandarci: e se l'accusa fosse vera? Rispondiamo: se fosse vera, don Paolo Miraglia, ribelle smascherato, figurerebbe realmente prete turpe, più turpe degli altri che egli denunzia scribi e farisei".

29 - da 'il Progresso': "Lo scandalo miragliano: si pensa e si dice e scrive da più d'uno che una macchina infernale sia stata montata contro Don Miraglia e che il giovane conte Marco Arcelli agisca sotto una suggestione d'altri e al servizio degli odi d'una setta, la clericale".

30 - da 'Il Progresso': "Lo scandalo di Piacenza. Sotto questo titolo, la 'Gazzetta di Parma' dedica a don P. Miraglia e alla città nostra un articolo: Don Miraglia ci ha fatto sempre l'effetto di un mattoide, desideroso di réclame e avido di baccano, con gli istinti di un battagliere feroce; d'uno sbarbaro con molto minore ingegno ed erudizione. Per sua fortuna, egli è andato, un giorno, a Piacenza, cioè è capitato nel sito, forse unico in Italia, in cui la sua popolarità poteva sbocciare e, sopra tutto, mantenersi a lungo. Comprendiamo quindi come don Miraglia, tutte le volte che si rivolge al suo pubblico, giuri che lo porteranno via da

Piacenza soltanto morto. Via di là, invece della apoteosi, non raccoglierebbe che fischi e torsi di cavoli. Ma ora don Miraglia va perdendo la sua nota originale di prete ribelle alla Curia piacentina e lottante contro l'ostilità di quel clero e le scomuniche del Vaticano. Egli sta per diventare un personaggio politico e radicali e massoni si sono schierati a suo favore e lo difendono e di sottomano lo aizzano. Tanto peggio per lui. Si potrebbe giurare che il suo astro volge all'occaso. L'accusa gravissima da cui recentemente è stato colpito, è tale da ridurlo al nulla, se egli non prova luminosamente la sua innocenza. I giornali radicali dicono che quell'accusa non è altro che una cabala montata dai nemici del prete siciliano per perderlo.

Lo scisma piacentino di don Paolo Miraglia

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