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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Ancora sulla confusione delle idee

Avendo scritto il primo articolo sul tema della confusione delle idee, mi rendo conto di essere stato non completo (oggi si direbbe per moda, non esaustivo). Nel senso di non aver colto il senso vero di come oggi stiamo vivendo. Infatti siamo apparentemente liberi, ma solo apparentemente. Sembrerà curiosa questa premessa, ma pensiamoci un attimo. Che libertà è la nostra se bisogna assecondare pensieri e comportamenti di fatto imposti? Entro allora nel merito. Ed allora, comincio a parlare della libertà delle idee, argomento questo che diventa indispensabile per comprendere dove voglio arrivare. Siamo o no in un impero basato sulla economia? Siamo o no in una situazione, anche a livello politico, di sudditanza nei confronti di quanto stabiliscono le due maggiori nazioni economiche europee e parlo di Germania e Francia? Sembrerà strano e per alcuni inverosimile, ma il potere economico condiziona gli altri poteri, fra cui la libertà, specie a livello individuale. La negazione di fatto di questa, la si deduce da un lato nel sottovalutare o addirittura negare la storia, che potrebbe insegnarci ancora molto in merito ai tanti errori commessi, dall’altro nel condizionare i comportamenti. Una lingua uguale e uguali modi di intendere la vita, sulla base delle nuove idee, dimostrano che non esistono sistemi diversi nel rapportarsi con la realtà. Cominciamo, per esemplificare, col parlare della natura, nei confronti della quale, due sono le strade per intenderla. O mitizzarla come oggi va di moda, presso una parte della Chiesa che in mancanza o per dimenticanza di santi o martiri, ha la necessità di creare una nuova dea, chiamata Gea. La quale ha come sacerdotessa, una sorta di moderna pitia dell’oracolo di Delo, una quasi analfabeta di nome Greta Thumberg. Oppure, come dicevo, al posto di mitizzare, violentare la natura. Soluzione quest’ultima, ben perorata, dal cosiddetto progresso. Quello che subordina l’ambiente naturale, allo spirito predatore dell’uomo, un tempo sapiens ed ora solo economicus. Che si erge padrone e proprietario di quel che rimane della natura, in funzione del puro e semplice sfruttamento sul piano del profitto. Il risultato è che l’ecologia, diventa l’alibi per non far capire agli illusi e sono tanti compreso me stesso, che credono, appunto illudendosi, che sia in atto un cambiamento in favore di un habitat, più rispettoso dell’ambiente naturale. Invece succede il contrario. Il paesaggio è violato di continuo e possiamo dire a piacimento, tanto che la cementificazione, intesa come calcestruzzo ed asfalto, si allarga come macchia d’olio. Una strana legge di compensazione coinvolge allora in ordine contrapposto, cemento e natura. Il primo aumenta a dismisura anche dove non è necessario e la seconda diminuisce anche dove viceversa dovrebbe essere necessario il suo mantenimento. In altri termini la sua integrità. Ma, come dicevo, il progresso per continuare ad avanzare, svolgendo la sua opera demolitrice, ha le sue inderogabili leggi.  Una di queste, riguarda, oggi, la coltivazione senza terra.  E mi riferisco alla tecnica idroponica, cui si associa per completare l’opera, la modificazione genetica. Nel primo caso della tecnica, un sostituto ottenuto da una miscela nutritiva creata dall’uomo, consente di coltivare ogni prodotto, al difuori della terra stessa,  che rimane pertanto vergine per mancanza di attributi attrattivi. Il risultato, quello di programmare ogni produzione scavallando le stagioni, al fine di ottenere risultati economicamente certi e vantaggiosi.  E per evitare sorprese, ci pensa il secondo fattore, la genetica, a non lasciare spazio alle bizzarrie delle condizioni climatiche e alla stessa imprevedibilità della legge naturale. L’esito, fatto salvo il problema economico, è che ci si intossica sia  respirando, sia  mangiando, sia infine bevendo l’acqua. Ma, natura a parte, esiste anche un'altra natura. Quella che riguarda il genere che di fatto si è ridotto di numero.  Perché da due generi, come erano sempre stati, si è passati ad uno, chiamato neutro. In sostanza si è dichiarato, la fine dei sessi. E nessuno pensa che, così facendo, si vada contro natura. Chi lo pensa è tacciato di ogni insulto. Ignorante, retrogrado, illetterato, xenofobo e più recentemente omofobo. Insomma per farla breve, non si nasce più o maschio o femmina con precise caratteristiche anatomiche, ma lo si diventa, sulla base di considerazioni culturali, che in realtà dipendono dalle mode, a loro volta soggette all’indottrinamento. E la sessualità agente o praticante? Nessun problema. Presto sarà sostituita da relazioni virtuali che alla cosiddetta frustrazione libidica sono in grado di contrapporre l’industria pornografica, molto fiorente sul piano   economico. Il risultato?  La celebrazione del sesso fai da te.  Inutile negare a questo punto, che esista la dittatura del pensiero, ormai schiacciato dall’economia. E sempre a proposito del genere, nessuno può permettersi di pensare” contro”. La legge contro l’omotransfobia, verrà presto discussa in Parlamento e l’esito si deve considerare già scontato, data l’influenza, anche di numero, di diverse associazioni Lgbt, in grado di condizionare le  decisioni del governo.  Tutto concorre insomma a modificare la natura intesa come ambiente e l’altra natura, intesa come uomo. Le vecchie teorie dei quattro umori di Ippocrate o dei quattro elementi esistenti secondo i filosofi presocratici, sono cadute di moda. Come non tengono più, sia le quattro stagioni con i loro ritmi, che le quattro età dell’uomo.  Dalla filosofia presocratica, espressa da certo Talete che riconosceva all’acqua l’origine delle cose, il passaggio con un salto di diversi secoli, ci rimanda, con maggiore evidenza, al Leviatano di Hobbes. Il mostro che ha in mano i due poteri, quello politico e l’altro religioso.  Scomparso quest’ultimo, causa un lento decremento della pratica religiosa a sua volta sostituita da un altro culto, quello della scienza, di cui è meglio non parlare, causa le topiche propagate in lungo ed il largo a proposito dell’attuale pandemia, rimane il primo. Basato su un nuovo modello di uomo che indottrinato a dovere dalle leggi del profitto economico, i cui poteri vantano metodi e vie spesso molto oscuri, non può più permettersi di agire individualmente contro. La legge del comportamento, oggi, non accetta deroghe.  O si subisce in silenzio l’indottrinamento o si è fuori dal sistema. La libertà che comporta l’ausilio della volontà, per esercitare il diritto al dissenso, fiaccata dalla poca abitudine allo studio e dal fatto che si legge pochissimo, è solo un retaggio sbiadito del passato. Alzare la testa e guardare il cielo suscita allora un fatale sospetto.  Quale fosse un residuo di libertà che solo un  ignorante può permettersi di concepire.           

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