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Venerdì, 26 Aprile 2024
Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Basta con i crocifissi

Basta coi crocifissi, lo dice il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, grillino doc e impegnato a dare una svolta all’istruzione stessa. Convinto fin da quando è titolare del suo dicastero (da circa un mese) di svecchiare la scuola, onde aprirla alle istanze sociali che oggi vanno di moda  e poi ancorarla al pensiero unico, in fatto di rimuovere i vecchi arnesi attaccati alle pareti. Per la verità in base al cosiddetto pensiero unico, non esiste alcuna differenza fra le due iniziative. Entrambe sostenute dalla pseudocultura dominante. Andiamo allora per ordine e cominciamo con la prima innovazione. Quella di autorizzare lo sciopero degli studenti per partecipare alla grande manifestazione del friday, contro l’inquinamento ambientale. Promotore di questa iniziativa Greta Thunberg, che di fronte ai grandi della terra li ha accusati, con astio e tracotanza, di essere responsabili dell’inquinamento, di distruggere i suoi sogni e quelli di milioni di giovani che, a causa dell’agonia in cui versa il nostro pianeta, non avranno un futuro felice. Bisogna ammettere che nessuno avrebbe pensato, se non i grandi poteri economici e mediatici interessati al cambiamento climatico e conseguentemente al problema dell’inquinamento, a ragioni che fanno presa sull’opinione pubblica, di inventarsi una figura come Greta. Una sacerdotessa del mito ambientale, che suscita d’acchito simpatia in quanto contravviene a tutte le regole della cultura odierna dell’immagine. Piccola, ancora più giovane della sua giovanissima età, non bella e con qualche problema di salute, rappresenta l’immagine archetipa di chi debole e fragile lotta contro il potere, che invece si presenta forte e sicuro della propria invulnerabilità. Senza scomodare il piccolo Davide contro il gigante Golia, Greta incarna l’utopia che vuole battersi contro la realtà. In vista di un nuovo mondo fantastico, dove l’uomo e la natura si integrano vicendevolmente, rispettandosi, anzi amandosi. Al punto che il rispetto della terra, diventata dea, si deve coniugare con il desiderio di crescita del suo abitante, l’uomo, sempre smanioso di pensare egoisticamente a se stesso, senza alcuna remora di distruggere tutto quello che gli sta attorno e che in quel momento gli serve. Ed ovviamente ci riferiamo alla natura. Utopia allo stato puro dicevamo, che appunto perché collocata nel mondo delle idee e non in quello reale, suscita l’ammirazione di tutti quelli che vorrebbero, ma non possono. Illusi di pensare alla costruzione di un mondo ideale, dove non esistono egoismi, ambizioni, volontà di potere, competizione. Un mondo questo, che nonostante le sue contraddizioni, per la verità ci ha garantito di vivere meglio dal punto di vista economico, lavorativo ed igienico, col risultato di allungare la vita media per renderla più comoda e meno faticosa. Detto questo, passiamo alla seconda iniziativa del ministro. Quella che attiene al nostro titolo. Aboliamo il crocefisso da tutte le aule scolastiche e visto che ci siamo con le riforme, anche la immagine fotografica del Presidente della Repubblica. Insomma le cose celesti e quelle terrene messe sullo stesso piano, devono sparire. In altri termini istituzione civile e religiosa non devono alterare gli sguardi degli studenti. Che potrebbero essere disturbati da una immagine presidenziale che rischia di suscitare, col suo cipiglio severo, un senso di controllo o di ammonimento verso i poveri studenti. Che in una scuola sempre più libera di lasciare liberi gli studenti di studiare o non studiare, rappresenta, parlo sempre della immagine, un ancoraggio ad un passato che si tende a voler dimenticare, a cominciare dal ‘68 in poi.  E appunto ricordando gli slogan del ’68, si potrebbe arrivare a dire, nessun controllo se non l’autocontrollo. Se non che anche questa frase, chiamiamola come vogliamo, è pura utopia. Ma passiamo ora al crocefisso, normalmente appeso alla parete dietro alla cattedra dell’insegnate, affinchè tutti lo vedano. Perché ostinarsi a mantenerlo dice il ministro, in una scuola che deve essere laica? E qui bisogna scomodare la nostra attuale società per spiegare questa iniziativa. Ormai viviamo in una società ludica, dove ognuno pensa sia legittimo attuare i propri desideri. Il dispiacere ed i lutti, che pur esistono, meglio dimenticarli. Rattristano e rendono la vita, già di per sé non sempre facile, ancora più problematica. La stessa morte è stata relegata nei  luoghi della buona morte. I cosiddetti Hospices che oggi svolgono il compito di dare la  confortevole sensazione che la morte non tocca più la casa di ognuno. O perlomeno la tocca, ma solo di sfuggita. Questa infatti  esorcizzata, viene quindi  spostata di abitazione. Non più la casa dove ognuno ha vissuto, ma in una nuova abitazione dove ognuno non ha vissuto se non gli ultimi momenti della propria esistenza. Fra la casa e la cassa dove ognuno va a finire, la differenza è abissale e la realtà del lessico, causa una semplice consonante,  non corrisponde alla irrealtà delle cose finali. Sempre identiche nella loro fatale conclusione, ma che oggi hanno un impatto emozionale diverso. Ora ritorniamo al crocefisso. Immagine che  sola immagine non è. Infatti è un simbolo di quelli però  tristi e angoscianti,   che oggi non si possono più accettare. Un simbolo di sofferenza, di passione e di morte  che osa ammonire tutti coloro che  si ostinano a non voler ricordare. Il che vuol dire prepararsi al destino che tutti riceviamo in eredità e che ci ricorda l’estote parati del Vangelo di Matteo. Ebbene tutte queste parole e ammonimenti, non devono  più fare parte del nostro modo di vivere, perché se si vive in pubblico si deve morire in privato e  in luoghi anonimi e riservati. Ma ritorniamo al simbolo a proposito del crocefisso, che rimanda all’aspetto religioso.  Quello di morire non solo per qualcuno, ma addirittura per tutta l’umanità. E chi oggi ci crede ancora?   Se ne deduce dunque che  la mancanza di fede cristiana, quella del simbolo, si sposa con la fede di altre religioni. Ed il riferimento obbligato va a quella islamica  che invece della vita all’occidentale non se ne cura per niente. Ecco allora il punto. Il simbolo della nostra civiltà, quella che ha contribuito a creare tutte le nostre opere d’arte e le  svettanti e meravigliose chiese che come templi della fede costituivano anche i templi di una bellezza  assoluta e terrena,  come mezzo per ascendere al trascendente,  ebbene questo simbolo deve essere ripudiato. Sconfitto   non per una vocazione laica della società e della scuola, come sostiene il ministro, ma in base ad un elemento religioso. E per il quale rimuoviamo il simbolo del crocefisso. Un escamotage questo della laicità. In realtà si abolisce il crocefisso per paura di una fede che, causa l’immigrazione e  l’elevato tasso delle nascite dei popoli musulmani, rischia  di prendere il sopravvento sulla nostra, non solo di fede ma  di civiltà. Ecco allora il punto. Non trattasi, quella del ministro, di una semplice, dichiarata,  riforma laica, ma un asservimento ad una religione, dove invece simboli ed  usanze diventano norma di vita,  senza alcuna compromissione con la  laicità. Ed anche per questo rincresce il provvedimento ministeriale. Finora nessuna altra religione, parlo soprattutto di quella ebraica, aveva contestato il crocefisso. Ci voleva quella islamica ad accendere le polveri per convincere un ministro ad evitare gli spari sociali, da intendersi come conflitti religiosi, all’insegna di una mediazione contrabbandata da laicità, che invece è solo sottomissione. Ma  per gli smemorati, sempre a proposito di polvere, vale la pena ricordare la frase; pulvis et in pulverem reverteris. Che è quanto di più laico e reale ci possa essere.       

Basta con i crocifissi

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