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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Elogio della follia al tempo del Coronavirus

L’Elogio della follia è, come si sa, il libro patognomonico di Erasmo da Rotterdam, secondo cui la follia non è solo una dimensione essenziale del vivere umano, ma anche una forza rivelatrice di verità. In altri termini la follia fa parte del genere umano. Ne rivela i limiti e ne rappresenta gli errori e le umane debolezze, ma nello stesso tempo ne garantisce la carica vitale. Nel senso che attraverso la follia che in certa misura fa parte di ogni uomo, si intendono le cose sotto un duplice aspetto. Da un parte si dà alla realtà un certo significato, dall’altra un significato opposto. Per essere più preciso, si può affermare che ogni morte rimanda alla vita e viceversa. E continuando si può aggiungere che la stessa gloria è a sua volta spesso legata alle cattive azioni, magari non riconosciute, come tali. Detto questo che c’entra la follia col virus? C’entra, centra, anche se per dimostrarlo bisogna fare qualche considerazione e scoprire qualche analogia. Per fare questo non trovo di meglio che ricordare il parere, anzi i pareri, di coloro che si sono definiti esperti. In realtà, prima di questo contagio, sapevamo appena che c’erano degli esperti che si chiamano infettivologi o virologi. Oggi non solo lo sappiamo, ma prendiamo atto che sono molto di più di quanto pensassimo. Non solo. Ma decuplicati di numero, hanno anche moltiplicato i loro pareri. Seguirli è diventato impossibile. Infatti chi dice una cosa e chi l’altra. I termini delle loro opinioni sono talmente diversificati e riguardano proprio quelli da cui la gente vorrebbe una risposta precisa. E se non precisa, visto che di questo virus si sa poco o niente, almeno non in forma di contraddizione. Invece che succede? Che anche sugli aspetti più banali a cominciare dalle mascherine, si passa da un parere a quello opposto. Per non parlare dei tamponi, su cui chi avrebbe sbagliato a farli (la Regione Veneto) ha in realtà fatto la giusta prevenzione. E chi avrebbe fatto bene a non farli (la Regione Lombardia) in realtà ha scoperto troppo tardi l’errore. Così fra una contraddizione e l’altra, si giunge al provvedimento degli arresti domiciliare della gente che deve lavarsi le mani e non mettere le stesse mani in bocca o nel naso. Infatti tali sono le misure di isolamento, dopo 50 giorni di reclusione, in casa.  In questo modo, passare dalla negazione all’obbligo per uno stesso provvedimento, sotto forma di decreto, è stato l’esempio della follia. Quella stessa di Erasmo, secondo cui la vita umana non è altro che una commedia. Dove ogni uomo che agisce in pubblico si comporta come se indossasse una maschera. Tolta quella, cade l’asino. Pardon cade un modo di interpretare la realtà e se ne scopre un’altra. Bene, ho parlato di asino non a sproposito, perché anche certi nostri politici hanno fatto la stessa fine. Se questa storia della commedia in vita è vera, come sostiene Erasmo, c’è però una differenza con quello che accade ai nostri giorni. E questa differenza sta proprio nella consapevolezza che ognuno ha, in base al modo di affrontare la vita, come se si trovasse a recitare su un palcoscenico. Se per Erasmo era questa la sua idea, non sembra sia la stessa cosa per certi nostri esperti di virologia. E soprassediamo pure sulla parola esperti, perché non si sa come possano definirsi tali nei confronti di una materia, come il virus, di nuova formazione e di cui mancano dati, esperienze e informazioni. Ma andiamo avanti con le differenze che in realtà è una sola. Infatti rispetto ad Erasmo, quelli che si definiscono esperti, non sembra abbiano piena consapevolezza delle loro contraddizioni. Mandano messaggi come fossero verità e sembrano talmente convinti, che anche tutta la gente, di questa presunta verità, ne farebbe tesoro per vincere ogni dubbio.  Ma il problema è che di esperti ce ne sono più di uno. Anzi ad ogni trasmissione tv, una moltitudine di esperti, appare in video ed ognuno di questi sembra animato dallo stesso desiderio di dettare un assioma incontrovertibile. Al punto che, per rivelare una certa originalità di pensiero, se uno fa una affermazione, subentra la necessità da parte di un secondo esperto di differenziare il proprio pensiero. Con l’intento di rendersi più gradito al pubblico, attraverso una interpretazione più solleticante e più in linea con le esigenze dell’apparire. La situazione è ben espressa dal detto latino. Turba medicorum mors certa. Che vuol dire troppi pareri, troppi distinguo, troppo protagonismo produce  più danno che beneficio, fino a provocare la morte. Con quanto detto, se ho esagerato, lo ammetto, mi viene in aiuto, a guisa di giustificazione, un po’ di quella  pazzia  che sec. Erasmo è in tutti noi. Ma non è ancora tutto.  Infatti al potere della scienza si è aggiunto anche il potere del governo. Anch’esso incapace di prendere decisioni  tempestive e sempre oscillante fra questi due estremi. Che sono la dipendenza o sudditanza nei confronti della scienza  e la incapacità  di assumersi in prima istanza, quell’atto di responsabilità, che nei momenti drammatici, la politica richiede.  Succede allora che come si sono decuplicati i pareri dei virologi, allo stesso modo si sono moltiplicati i decreti del governo, con imposizioni in perenne confusione fra loro. Intanto il popolo che è sempre bue, anche se nessun politico a parole lo ammette, ubbidisce senza fiatare. Il gioco in commedia, quello di dichiarare che tutto quello che si fa o non si fa, è per il bene del popolo. E chi non ci crede è un bieco contestatore. In termini più crudi e veritieri, un fascista. Un termine questo con cui si può tacitare ogni opposizione. In questo modo la democrazia è in frantumi.  In questo modo, il Parlamento è bloccato ed il confronto inesistente fra maggioranza e opposizione, diventa l’anormalità travestita da normalità. Ma non essendo ancora tutto, diventa doveroso richiamare  ora, il nostro Erasmo. Per lui infatti due erano gli ostacoli che impedivano la vera conoscenza: la vergogna che che offusca l’intelligenza e la timidezza che esagera i pericoli e distoglie dall’azione. Di queste due caratteristiche che deve possedere l’uomo, oggidì ne vediamo una sola, la vergogna. Peccato che questo sentimento sia sentito in un’unica direzione. Da parte della gente verso i politici e non viceversa, in quanto i politici di vergogna non ne hanno punto. Per la timidezza invece, non vale nemmeno l’uzzolo di prenderla in considerazione, in quanto sostituita in politica dall’arroganza che è il contrario della modestia. E’ infatti l’arroganza, che vanta il diritto di non riconoscere mai gli errori, propri, ma di attribuirli ad un capro espiatorio nei panni di un avversario che in questo modo diventa un nemico. Eppure la follia che richiamava Erasmo era tutt’altra cosa. Era quel granello di non piena aderenza alla realtà, che riusciva a liberarsi dei due caratteri prima menzionati. Ed in tal modo rendere possibile quella recita della vita in cui ogni uomo, scienziato o politico, non deve aspirare ad una saggezza superiore alle proprie forze o capacità. In altre parole, dovrebbe tendere ad indossare la maschera del dubbio che rappresenta l’anticamera della saggezza.     

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