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Venerdì, 29 Marzo 2024
Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Il Coronavirus ed il possibile risveglio del sacro

A tempo del coronavirus, tutto sembra entrato in crisi. Anche la lotta fra sacro e profano conosce un periodo di tregua, come succede in tutte le situazioni in cui c’è altro cui pensare. La salute prima di tutto e poi la situazione economica che getta lunghe ombre di preoccupazione sul prossimo futuro, già diventato presente

A tempo del coronavirus, tutto sembra entrato in crisi. Anche la lotta fra sacro e profano conosce un periodo di tregua, come succede in tutte le situazioni in cui c’è altro cui pensare. La salute prima di tutto e poi la situazione economica che getta lunghe ombre di preoccupazione sul prossimo futuro, già diventato presente. In questo clima, si assiste ad un certo risveglio del sacro nonostante le chiese chiuse. Ed a questo risveglio si associa una grande inquietudine per gli aspetti economici. In altri termini l’economia come fede che assorbiva ogni risorsa del nostro modo di vivere, sta un po’ languendo proprio perché non si possono attuare le solite liturgie. Con le loro sedi ubicate in quelle cattedrali dello shopping, rappresentati dai centri commerciali. Nelle quali le esigenze corporee, prendevano il sopravvento su quello che era rimasto dello spirito, ormai espulso dai luoghi di culto, quasi sempre deserti, anche prima dell’insorgenza del virus. Il quale virus con i suoi lutti ed i suoi contagi, sembra abbia cambiato il nostro modo di intendere le cose. La terra infatti non più divinizzata come Gea, che abbisognava di riti pagani inneggianti le ricche messi dei raccolti con il loro corredo di ninfe e muse, si è ridimensionata nel triste ruolo di semplice terreno, atto ad accogliere i tanti sfortunati che non ce l’hanno fatta a vincere il contagio. E che sono dovuti ritornare, non solo coi piedi ma con tutto il corpo in seno a quella terra, che tutto accoglie e nulla promette, senza neppure il conforto di un fiore o la presenza di un parente od amico. Se questo capita a tutto quello che sta sotto di noi, anche l’economia, fino a ieri eletta a forma di fede, deve ridimensionare la sua vocazione di bene assoluto e con questa modificare i suoi aspetti rituali, che diffusi nei vari strati sociali, soprattutto fra quelli più beneficiati dalla sorte, sembrava giustificare ogni egoismo. Fra cui, ci limitiamo a ricordare, la corruzione considerata un tributo da pagare come una specie di sacrificio da immolare al dio denaro. Mentre scandali, denunce e possibili condanne da parte dei magistrati sono da considerarsi al pari di una sinecura o, al peggio, il prezzo da pagare per chi ancora si ostina a non accettare questa forma di fede. Se tutto quanto abbiamo detto capita dalle nostre parti e per estensione nei paesi occidentali, chiamati civili perché economicamente avanzati, quello che succede nei paesi arabi, sembra esattamente l’opposto. Quali i motivi? Forse perché non ancora raggiunti dal benessere, sono dominati dall’invidia nei confronti dei paesi ricchi? Oppure, causa l’orgoglio legato al loro passato, non vogliono accettare la loro condizione di subalternità economica? Infine per una motivazione religiosa, una fede quindi in un Dio misericordioso e vendicativo che rappresenti il giusto contraltare, con finalità punitive, alla deviazione economica delle civiltà occidentali? Quale che sia la ragione, si evidenza una miscela di contraddizioni fra arcaismi e modernismi vari, che giustificano questa evoluzione storica. Una dicotomia che separa due modi di essere e di pensare. Da una parte una civiltà senza Dio, dall’altra una fede in un Dio che rivendica ogni diritto di vita e di morte. E che colpisce di spada tutti quelli che da infedeli hanno eletto la nuova divinità, il denaro. Con tutto quello che abbiamo prima accennato in fatto di egoismo, in fatto di sopraffazioni e scandali. La lotta fra sacro e profano, sembra quindi caratterizzare, al tempo del coronavirus, un nuovo capitolo storico dove la rinascita del primo, si sposa con la decadenza del secondo, causa la crisi economica. Da un certo punto di vista, assistiamo oggi ad un confronto -scontro fra due forze, entrambe convinte di aver ragione. Da una parte la società dei diritti civili, erede dell’illuminismo che si fonda sulla libertà e uguaglianza di ogni singola persona. E in aggiunta sul concetto di democrazia che ha separato quello che si deve a Dio da ciò che si deve a Cesare. Col risultato che è andata molto al di là di questa separazione, relegando Dio nei templi e sostituendolo di fatto nelle strade, piazze e perfino nelle case, attraverso la secolarizzazione e nello stesso tempo elevando la scienza a divinità.  Dall’altro la condizione opposta, secondo la quale l’uomo non vale nulla se non riconosce la sua sottomissione al Dio che tutto vede, governa, giudica e punisce.  In sintesi il sacro non più unito alla ragione, come nella filosofia scolastica, ma con la ragione in netta contrapposizione. Se non è lecito fare pronostici e prevedere quale delle due posizioni conquisteranno il nostro futuro modo di pensare, appare verosimile dedurre che, grazie al coronavirus, qualcosa stia timidamente cambiando a favore del sacro.  Proprio quando l’economia eletta a rango celeste sembra rivelare il suo punto di cedimento a tutto vantaggio, causa anche la paura, dell’elemento spirituale.  Il quale affondando le sue radici nella morale naturale, si sviluppa poi nelle coscienze secondo modelli ed intenti misteriosi. Che, inutile negare, lasciano ampi spazi a molti approfondimenti ed altrettanti elementi di contraddizione. Capita allora, come è successo altre volte nella storia, che il sacro innalza l’uomo quando dà l’impressione di precipitare (il Coronavirus), per poi riabbassarlo quando pensa di essersi alzato o rialzato troppo. Insomma l’atterra e suscita di manzoniana memoria.  Ho parlato di fede come irrisolvibile mistero che in certi momenti afferra la natura umana e le offre il dono della speranza. Un mistero che conquista, accoglie o respinge e che pur agendo nel tempo  lo sopravanza e fa capire che lo stesso Cesare, per quanto grande, non abbia potuto dichiararsi invincibile rispetto al tempo. In quanto lui stesso, alla luce dell’eternità, alla fine ha dovuto cedere alla terra, che lo ha accolto e ricoperto, come succede per il più piccolo degli uomini. Detto questo, un altro elemento, va detto a proposito del sacro. Perché c’ è quello che rende l’uomo libero e quello che lo sottomette al volere del Dio vendicativo.  Quello che convince e quello che costringe. Il Dio-padre che ama l’uomo e il Dio - giudice che punisce e non può essere anche padre. E ancora. Il Deus absconditus di cui si sa meno di quello che possiamo capire e quello che appare a mezzogiorno nel deserto con tutto la sua potenza di fuoco che ti martella la testa e ti costringe a sottometterti al suo potere. Ecco allora la scelta. Fra chi, attraverso il sacro, trova giusto colpire gli infedeli a fil di spada come succede spesso nei paesi musulmani e chi invece ama perfino il suo nemico, confidando nella possibilità che fino all’ultimo possa redimersi. Perchè l’amore non esclude nessuno e nessuno condanna anzitempo. E il fatto riguarda perfino Giuda, nel quale fra la corda e la giugulare, probabilmente in extremis si è messa di mezzo la Grazia. In chiusura quindi se il sacro oggi e forse più probabilmente domani verrà riscoperto con tutti i suoi misteri, con la riscoperta della fede, non sembra inutile elencare, per l’umanità, queste tre possibilità: ragione senza fede, fede associata alla ragione ed infine fede senza ragione. Tralasciando la prima che esclude il sacro e la seconda che rappresenta la fede come ci tramanda il cristianesimo, rimane la terza. Quella degli integralisti, dei duri e puri, degli intransigenti o fanatici del giusto, impermeabili al dubbio. Per i quali e la storia ce lo insegna, urge scappare a gambe levate per non essere travolti dai tanti guai o delitti, coi i quali volontariamente e pervicacemente hanno coinvolto nazioni e popoli.

Il Coronavirus ed il possibile risveglio del sacro

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