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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Il mondo che cambia ma non si sa dove

Non è una novità, ma diventa tale quando il cambiamento è troppo rapido. E soprattutto quando non si sa più valutare, il senso di questo cambiamento. Se cioè è un bene o un male

Il titolo che riguarda appunto il mondo che cambia non è una novità, perché da sempre l’evoluzione fa parte della storia dell’uomo. Ma la novità diventa tale, quando il cambiamento è troppo rapido. E soprattutto quando  non si sa più valutare, il senso di questo cambiamento. Se cioè è un bene o un male. Per farci capire allora è meglio fare alcuni esempi. Esaminiamo ad es. il politicamente dominante che un tempo si chiamava anche corretto ed oggi per lo stesso motivo potremmo anche definire scorretto. Cosa sia questo politicamente dominante lo sappiamo, ma è bene ripeterlo. E’ un condizionamento del comportamento legato alle grandi concentrazioni dell’informazione multimediale, che definisce un modello ritenuto giusto o corretto cui la maggioranza aderisce senza nemmeno porsi il problema della libertà, per ognuno, di avere proprie idee e preferenze. Se non per una ristretta minoranza, che rifiuta l’omologazione. In prima fila a condizionare il politicamente dominante, mettiamoci pure stampa e televisione. Oltre ad una serie di persuasori occulti rappresentati dalle varie linee commerciali e della pubblicità, che in sostanza si identificano col potere economico. Se questo stato di cose era vero fino a ieri, oggi le cose mutano in fretta. Ed il corretto diventa scorretto senza che nessuno comprenda da che parte stare. Per capirci qualcosa, esaminiamo la situazione in Italia e poi  facciamo un salto in un mondo, che per le informazioni diventa sempre più piccolo e portiamoci negli stati Uniti. Cominciamo con l’Italia dunque. Due forze si sono schierate contro il politicamente dominante. La prima un partito politico, la seconda un movimento sempre politico. Entrambi contestano quello che loro definiscono un modello di informazione ormai omogeneizzata. E da posizioni diverse,  mettono  in discussione il mondo della carta stampata e  delle immagini (tele) visive. La Lega è il partito di cui si parla. Da sempre ha incanalato la paura dei cittadini  che non si sentono più sicuri, né in  casa, né sul posto di lavoro, né sulle strade e ne ha individuato i pericoli. Dunque, questo in sintesi il programma: no all’immigrazione libera , senza controlli, e senza limitazioni, che è diventata pertanto selvaggia e sì invece alla tutela della nostra civiltà, delle nostre usanze, messe in pericolo. Una democrazia, la nostra, che nei fatti ha messo al posto della libertà, la paura.  Dividere gli immigrati fra profughi  veri e falsi, poteva essere una linea condivisibile per non essere tacciati di oltranzismo. In sostanza voleva dire, ergere muri veri o simbolici contro tutti i non integrati, ma la cosa non è piaciuta ai più. E’ prevalsa una risposta di condanna in base all’attuale mentalità che tutti siamo uguali, e liberi di decidere dove collocarsi nel mondo, senza rispettare leggi e consuetudini dei paesi ospitali. Che fra l’altro così devono essere, per non incorrere nella più feroce delle critiche: quella di essere considerati razzisti. Che poi cosa c’entri il razzismo con la necessità di regolamentare un fenomeno che rischia di compromettere la stabilità sociale di una comunità, indipendentemente dal colore della pelle, tutti lo capiscono, ma nessuno lo dice, senza correre il rischio di essere etichettato col massimo dell’infamia: razzista. Se ne deduce che un  cartello immaginario dove c’è scritto vietato è ormai entrato nelle nostre teste.

E contro i divieti, si sa non si può andare, se non a rischio dell’incolumità personale. A questo partito, si è associato  un movimento che se non si chiama partito, ha comunque una sua forza elettorale da costituire, al di là delle formule, un partito vero e proprio. E che infatti si è posto al vertice delle varie sigle, in cui partiticamente si dividono le simpatie degli elettori. Ebbene questo movimento (o partito), contesta soprattutto sia la carta stampata che il mondo delle immagini televisive. I giornalisti, per questo movimento,  sono tutti dediti alla mistificazione, soprattutto quando riportano, in coro, notizie che gettano cattiva luce sulle loro posizioni, dette dei 5 Stelle, perché così si chiama il movimento. E le recenti critiche nei confronti della sindaca di Roma, Virginia Raggi, sono la prova provata di dove, per loro, si indirizza la stampa. Non più libera, ma tutta concentrata nelle critiche contro i loro due guru: Grillo e il novello Casaleggio. Lo stesso capita con la televisione, i cui talk show devono essere preventivamente sottoposti a valutazioni, per esprimere se degni o non degni di ospitare qualche rappresentante del movimento. Che normalmente si astiene dal partecipare alla crapula del visivamente dominante. Abbandonate le questioni di casa nostra,  facciamo ora quel salto, cui prima accennavo, e passiamo negli Stati Uniti per esaminate il comportamento del loro presidente: Trump. Questi batte decisamente, nella polemica contro l’opinione pubblica politicamente  dominante, la nostra situazione italiana. I giornalisti secondo Trump sono in malafede quando contestano certe sue decisioni. E nulla vale se queste sue prese di posizione, sono l’esatta applicazione del suo programma elettorale per il quale è stato eletto. Questa stampa per Trump non fa l’interesse della nazione, quando ad es. sostiene di voler vietare l’ingresso nel suo paese agli immigrati che provengono da territori arabi. Dove il terrorismo islamico cresce e si diffonde in modo pericoloso con tutta la sua catena di attentati e di uccisioni nei confronti di tutti coloro, da loro definiti infedeli, accasati generalmente nel mondo occidentale. Quindi non potendo vietare i giornali, Trump, sempre lui, reagisce con i Twitter. Un modo questo per aggirare la carta stampata ed informare i cittadini seguendo una nuova via, sicuramente per i giovani più moderna. Più consona ai tempi, onde potere trasferire informazione a qualsiasi possessore di un cellulare e così superare in diffusione di notizie, ogni grande giornale o addirittura la loro concentrazione. Assistiamo quindi allo scontro fra due posizioni dominanti o che vorrebbero dominare, per cui diventa difficile attribuire all’una o all’altra la qualifica di corretto e scorretto. Ma andiamo avanti. Citavo prima a proposito di paesi arabi, il problema della fede religiosa. La loro, musulmana, incompatibile con la nostra.

E su questa incompatibilità è inutile disquisire. Basta leggere il Corano per convincersene. Ebbene anche in questo caso la confusione fra le due posizioni chiamate corrette o scorrette raggiunge livelli addirittura comici se, non ci fossero di mezzo continue  uccisioni di cristiani che invece rendono  la questione tragica e sempre più macchiata di sangue. Diamo un’occhiata ai giornali per rendersene conto. Su una facciata, compare la notizia di orrore e morte fra i cristiani copti dell ’Egitto che di antichissima fede religiosa oggi si riducono al 10% rispetto ai musulmani. Ebbene cosa capita? Che un altro ( fra i tanti) cristiani copti è stato ucciso dall’Isis, i cui fanatici seguaci per dimostrare l’odio esasperato che li anima, hanno pensato bene di bruciarlo vivo. E poi per non essere tacciati di essere troppo tiepidi con la religione del Profeta, hanno voluto uccidere anche il padre della vittima. Non si sa in quale modo. Inoltre non ancora contenti, hanno poi diffuso un video dove si annunciano nuove stragi verso gli infedeli che si ostinano a rinnegare la vera religione. Bene, dicevo, a questa notizia si contrappone sull’altra facciata una seconda che viene dalla Francia. Sentite. Poiché le religioni sono tutte uguali ed i vari fedeli hanno tutte gli stessi diritti (andatelo a dire ai copti) vengono proposte alle date festive della Pasquetta e della Pentecoste per i cristiani, due nuove date di festività sia per il Kippour (gli ebrei) sia per l’Aid el Kèbir islamico, così da rendere uguali e felici i fedeli della varie religioni. Anche se per ora non si prevede uguale riconoscimento per i Luterani, i testimoni di Geova e i Valdesi, oltre ad altre ed infinite sette. Che dire? Il nuovo religiosamente corretto che ha sostituito il precedente scorretto ha decretato che sia lo Stato ad uniformarsi alle esigenze degli immigrati e non viceversa. Per concludere. Il mondo che cambia non è solo un modo di dire o una semplice evoluzione naturale, ma un problema  che oggi si pone nei confronti di quello che un tempo si riteneva giusto ed oggi invece viene considerato sbagliato. In altri termini rispetto al politicamente dominante o al religiosamente corretto o scorretto. La soluzione proposta è quella di non decidere, di non scegliere. In altri termini di ancorarci al nichilismo, per salvare capra e cavoli. O in alternativa, di  non salvare nessuno. Una soluzione questa in linea col cambiamento attuale orientato a liberarci una volta per sempre di un patrimonio storico e culturale che ogni popolo, possiede. E così presentarsi nudi alla meta. In quanto nudi, si sa, siamo tutti uguali. 

Il mondo che cambia ma non si sa dove

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