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Venerdì, 29 Marzo 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

La confusione delle idee

Titolo secco questo.  Poche parole, per definire la situazione attuale della nostra società. Forse non ne ho trovate di meglio, ma nello stesso tempo non ne ho trovate di peggio, ammesso che vi sia qualcosa di peggiorativo. Dunque ribadisco confusione a tutti i livelli. Infatti hanno idee confuse sia i politici ( e questo non è una novità), sia gli scienziati che a proposito del virus hanno dato discredito alla loro categoria, sia i magistrati con le poco edificanti inchieste che li riguardano, sia il legislatore che  non sa che pesci pigliare quando vara i suoi provvedimenti, sia le stesse forze dell’ordine che non sanno a chi ubbidire, se  agli obblighi della divisa o alla propria coscienza, sia infine, e chiudo, agli stessi sacerdoti. Messi in difficoltà in un mondo che nei fatti è anticristiano, perchè privilegia l’aspetto corporeo alla esigenza dell’anima che invece viaggia su altri binari per chi ha come vocazione la fede. E da questa la convinzione che non esiste nulla di più importante del sacro. Quel sacro, oggi messo in discussione dalla stessa pandemia, che ha imposto regole di salute pubblica tutta improntata alla salvaguardia della salute del corpo, mettendo in secondo piano quell’altra salute che invece riguarda la componente spirituale. E’ chiaro che questo ragionamento non riguarda tutti, ma solo chi crede. Ma appunto la confusione riguarda proprio  il credente, che ha accettato la secolarizzazione come valore preliminare per soddisfare anche quell’altro aspetto che con la secolarizzazione non sempre va di pari passo. E che appunto riguarda l’aspetto ultramondano.  Infatti le chiese chiuse con apparente non opposizione dei pastori, che infatti non hanno posto condizioni alternative o quanto meno migliorative alle disposizioni di legge, hanno di fatto autorizzato a pensare che qualcosa sia cambiato nella nostra società, anche sotto il profilo religioso. Dove, come già detto, la salute del corpo è più importante di quella dell’anima. Se poi aggiungiamo la situazione attuale delle chiese ridotte di numero rispetto al passato e diminuite di fedeli, questo indipendentemente dalla pandemia, se ne deduce che la confusione riguarda lo stesso concetto di fede in relazione al comportamento di molti sacerdoti. Impressioni queste, ma suffragate dall’opinione di coloro che  parlano  addirittura di apostasia del clero, causa la banalizzazione dei sacramenti e in sostanza di uno svuotamento del cristianesimo secondo una abitudine fai da te, che giustifica, per ognuno, qualsiasi posizione morale sulla base dei propri comodi. Dal sacro il passaggio al profano  è breve in quanto viene spontaneo. E coinvolge la già citata questione morale che a sua volta rimanda al problema della verità. Esiste questa? Non sembra visto che oggi quasi più nessuno crede alla verità rivelata.   Due  allora sono i nemici della verità: il relativismo e il nichilismo. Il primo afferma che sia  il campo della conoscenza che quello della morale non sono assoluti, ma variano al variare delle condizioni storiche e sociali. Il secondo sostiene che ogni dottrina non comporta l’esistenza di valori assoluti di tipo etico e conoscitivo. In base a questo, diventano allora legittime le più diverse opinioni, causa la mutevolezza e la convenzionalità dei principi etici. Il  risultato, quello di aprire la strada ad uno spirito di tolleranza nei confronti, del diverso, dello straniero e  di chiunque la pensi in modo  non conforme ai tradizionali valori morali. Per alcuni, specie per chi non si riconosce nei principi cristiani, questo modo di affrontare la realtà potrebbe anche essere un fatto positivo. Ma c’è un ma che non può essere omesso.  Perché quello di contrapporre l’opinione (la doxa) alla conoscenza più certa (episteme) rende di fatto la società poco o per nulla governabile. In sostanza, in questo modo, diventa difficile se non impossibile riconoscere e distinguere il bene dal male e di conseguenza creare condizioni generali di giustizia uguale per tutti. La quale giustizia anche se presunta e a volte persino mutevole nel tempo, è sempre preferibile per la buona salute sociale, rispetto  all’opinione individuale.  In quanto ogni società ha bisogno, per sopravvivere in regime di relativa armonia,  di credere in certi valori comuni. Altrimenti si corre il rischio della manipolazione delle notizie, dello strapotere delle grandi concentrazioni economiche  in grado di congelare la democrazia, col risultato di  reprimere il dissenso e portare al totalitarismo giudiziario.  In altri termini la concentrazione del potere senza contenimento morale, comporta, come si sta  già verificando, la decadenza della scuola, non più maestra di vita qualora mai  lo sia stata. Inoltre l’appiattimento delle intelligenze e in linea più generale un globalismo di tipo economico manovrabile dall’alto, vale a dire da arte delle elites, con la conseguente decadenza o scomparsa dei ceti medi produttivi. In base a quanto detto, se non è confusione questa non saprei come chiamarla. E per chi ancora ha dei dubbi, abbatto gli scuri ed apro allora una finestra per meglio  vedere alla luce il fenomeno. Trattasi della finestra del sociologo Joseph P. Overton, la quale dice, confermando quanto detto, che sulla base di come vengono proposte le idee, queste influenzano l’opinione pubblica.  Passando attraverso  sei categorie. Per le quali dall’inconcepibile, nella fase  della prima proposta, si passa gradualmente  all’accettabile e poi al ragionevole, fino a giungere all’accettazione popolare e da questa alla  definitiva legalizzazione nella politica degli stati.  Da notare che il cambiamento delle idee, presso l’opinione pubblica, viene attuata inizialmente da piccoli gruppi economici,  che attraverso sofisticati mezzi di diffusione delle notizie,  trasformano il vantaggio di pochi in uno svantaggio di molti.  Basta citare un solo esempio: la famiglia. Un tempo  solo naturale ed oggi diventata col il consenso di tutti o quasi, arcobaleno. Dunque, in chiusura, trattasi di una confusione vera e propria in cui tutti ci arrabattiamo convinti di essere autonomi quando invece siamo solo delle pedine manovrabili.  E basta poco per prenderne coscienza.  Infatti dalla decrescita felice ipotizzata dal filosofo Serge Latouche è bastato un virus per passare  alla decrescita infelice. Più confusione di cosi se non si muore al massimo si sopravvive. E questo per pura benefica elargizione (ecco la fake news) dei gruppi di potere economici. Al vecchio timore di Dio siamo passati alla misericordia tutta terrena di chi di fatto governa le nostre menti. Di coloro cioè che diffondono la vecchia peste Freudiana , nell’aggiornamento  di provocare la confusione delle idee e dei comportamenti.  A questa modernità confusa, va da sé che io preferisco il passato.  

La confusione delle idee

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