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Venerdì, 29 Marzo 2024
Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Le tante fake news dei virologi, infettivologi e compagnia bella

In un precedente articolo ho contrapposto, in chiave pro domo mea, la professionalità del chirurgo contro quella del virologo e, come dico nel titolo, contro quella compagnia bella da intendersi tutti coloro che, a varie condizioni, si dedicano allo studio dei più piccoli esseri viventi, chiamati virus e del loro impatto sulla popolazione. Sintetizzando, sostenevo che i primi, i chirurghi, svolgono una azione pratica nel senso di impegno fisico, mentre i secondi, i virologi una azione di studio ma di pratica sul piano dell’attività fisica zero. Altra differenza fondamentale è che sempre i chirurghi sono responsabili del loro operato. Il perché è presto detto. Ogni loro atto sul tavolo operatorio, ha un riscontro obiettivo che si traduce in sostanza a due sole opzioni: o sì o no. Quindi tutto avviene sotto la luce del sole, inteso anche come lampada scialitica, sia per il paziente, che per lo stesso operatore, il quale qualora sussistano colpe quali, negligenza, imprudenza ed imperizia, risponde personalmente dei propri errori. Ed è giusto così. Non così per quella che ho già chiamato la compagnia bella, dove gli errori e sono tanti, essendo all’ordine del giorno non solo non si contano, ma neppure vengono messi in discussione. E meno male che sia così. Perché qualora venissero considerati per quello che non sono, farebbero più male che bene. Fin qui le premesse, ma ora entriamo nel merito. E cominciamo a citare nomi e detti. Preciso che sono frasi che girano sul web e quindi prendiamole con beneficio d’inventario. Fra i primi in ordine cronologico, siamo al 4 febbraio, devo citare, Filippo Luciani:” il coronavirus è meno letale dell’influenza. L’emergenza finirà in pochi mesi.” Segue subito dopo anche Massimo Galli.  E dico anche, con aria di ricrescimento, in quanto il noto virologo dell’Ospedale Sacco di Milano, è quello che dopo la prima cantonata, ha corretto il tiro, dimostrando un fare non improntato alla sicumera, ma ad una visione moderata e per questo condivisibile. Insomma mi è simpatico. Tuttavia visto che devo parlare di bufale (lo dico in italiano) devo citare anche la sua. Eccola espressa il 10 febbraio: “l’avanzata del virus a livello globale sarà molto bassa ed in Italia il virus non si diffonderà.” Nessun commento anche se poi ha riconosciuto, dispiaciuto, l’errore e andiamo avanti. Segue un altro esperto: Giovanni Maga con una dichiarazione del 19 febbraio: “nelle prossime 3 settimane gli infettati in Cina guariranno e quindi potrebbero azzerarsi i nuovi casi.” Non passano pochi giorni, che altri due eminenti esperti parlano, pontificando. Li riporto in ordine conseguenziale con data 23 febbraio.  Il primo, Giovanni Di Perri: “quello che stiamo affrontando è un fenomeno infettivo, simile all’influenza, frequente e banale.”  Stesse parole o quasi, quelle della seconda virologa, Maria Rita Gismondo: “si è scambiata una infezione appena più seria di una influenza per una pandemia.” Dopo queste dichiarazione, ognuno avrebbe il diritto di stare tranquillo, in quanto lo ribadiscono gli esperti dall’alto della loro presunta scienza. Ma per chi ancora avesse dei dubbi, il 26 febbraio ci pensa a fugarli Matteo Bassetti: “non bisogna fare nulla( per difendersi dal virus ndr). Certamente non servono le mascherine.” Il giorno successivo ci pensa Ilaria Capua a gettare secchi d’acqua sui primi focolai di aumentata temperatura corporea, col ripetere lo stesso mantra: “questo virus è molto meno aggressivo di tante infezioni che conosciamo”. Cui fa seguito il medesimo giorno, quasi in fotocopia, Fabrizio Pulverulenti: “l’epidemia influenzale è ben più grave e diffusibile rispetto al covid 19”.  E ‘ la volta di Fabrizio Pregliasco che di questi tempi ha invaso con le sue interviste tutti gli l’elettrodomestici di casa, impartendo lezioni e previsioni.  Ecco la sua affermazione che in data 12 marzo, quando già si è diffusa fra le gente qualche preoccupazione, ripete, in linea con tutte le altre dichiarazione di cosiddetti esperti, il solito teorema sminuente e tranquillizzante contro l’ignorante credulità popolare. Eccovela servita sul piatto di portata, che acquista per come sono andate poi le cose, una importanza nella storica rassegna delle bufale: “E’ difficile che un soggetto asintomatico, contagi in modo significativo un’altra persona.” A questo punto e siamo già al 12 marzo, quando gli ignoranti vale a dire il popolo sospettano trattarsi di pandemia, non trovano conferme nei virologi, interpreti ortodossi   della cosiddetta (loro) scienza. A questo punto, tutto quanto detto potrebbe bastare. Ma non posso tacere un altro personaggio. Per farlo devo fare un passo indietro e riportare tutto al 2 febbraio. Ed il personaggio in questione è (secondo lui) il più autorevole dei virologi. In ogni caso il più polemico, come accademico, fra i divulgatori scientifici italiani. Il quale ultimamente, per non venir meno al suo fare da primo della classe, è entrato in non garbata polemica con Giulio Tarro virologo di fama mondiale, primario emerito dell’ospedale Cotugno di Napoli e candidato 2 volte al Nobel. Ebbene l’accademico Tarro ha avuto la sfrontatezza di affermare, sempre secondo il personaggio che ancora non nomino, che con l’estate ci saranno tanti immunizzati per cui non ci sarà più bisogno di stare agli arresti domiciliari. Non sia mai. L’ira funesta che infiniti indusse lutti agli Achei, stavolta induce l’ira dell’uomo che ora cito, Roberto Burioni.   La polemica è dai toni poco cattedratici con frasi da caserma. Comincia Burioni, rivolgendosi al collega: candidato al Nobel? Come io a miss Italia. Risponde Tarro: lui deve solo fare passerella come una miss, ma senza aprire bocca.  Penoso il primo, con teatralità napoletana il secondo. Ma torniamo indietro, al 2 febbraio e sentiamo cosa diceva il noto virologo:” in Italia siamo tranquilli. Il virus non c’è. Il rischio è zero. Preoccupatevi di fulmini”. Quanto riportato è più che sufficiente per suscitare, numerosi dubbi sulla scienza virologica. Ma paradossalmente non è solo questo il tema che mi preme cogliere. Perché se è vero che la scienza è imperfetta a tutti i livelli (i fisici ammettono di non sapere come è fatto il 95% dell’universo) la stessa virologia è in fase decisamente molto infantile, in quanto dei miliardi di virus esistenti al mondo, al massimo se ne individuano solo qualche centinaio. E come nel caso del covid 19, lo dicono le loro dichiarazioni, senza nemmeno conoscerlo. Dunque quel che offende nei virologi è la protervia di non conoscere i propri limiti e di sbandierarli al volgo come certezze di una scienza ancora balbettante. In aggiunta, si associa la mancanza di umiltà. Quella di non riuscire a riconoscere i propri errori onde smentire le tante  bufale sbandierate come verità.  Eppure l’umiltà è la prima condizione di sapere di non sapere.  Ma questo ci conduce a Socrate. Tutt’altra questione la filosofia. 

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