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Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Parole in libertà con un amico

Non so fino a che punto il tema, che mi accingo a trattare, interessi i lettori. Anzi sono convinto di no. Ma poiché non si può mai dire nulla di certo, provo ugualmente a riportare queste frasi dette in libertà. Che di fatto costituiscono il nucleo di ripetute conversazioni con  un amico. Cominciamo con la presentazione. Lui laureato in … e docente di…, io con laurea in medicina e in aggiunta diverse specializzazioni fra cui la psicoterapia ipnotica, di cui sono stato docente a Milano. Entro allora nel merito sotto forma di dialogo. L’argomento per noi abituale la filosofia con disgressioni verso la teologia. Detto così, sembrerebbe quasi una cosa seria rivolta ad addetti ai lavori. Ma non è così. Sono solo piacevoli occasioni di incontro, con qualche scontro, dialettico. Ma solo per occupare il tempo mentre camminiamo per le vie della città. Forse perché entrambi vorremmo vincere la banalità, non accorgendosi del nostro discutere banale. E forse anche perché parlare condiziona un più breve passare del tempo. Poco interessati dall’occhieggiare delle vetrine quando percorriamo le vie del commercio. Fra tutte via venti settembre.  Insomma, come ho detto, trattasi di un pour parler, senza capo né coda, e senza atteggiamenti di volere scoprire chissà quali verità. Solo semplici contrapposizioni di idee che si potrebbero ritrovare in tante persone. Ed è per questo che intendo riportarle per iscritto con l’intento di incuriosire più che di insegnare. Per stancare il meno possibile il lettore utilizzo, come già detto, la forma del dialogo con domande e risposte. Comincio dando la parola all’amico.

_ Non sono convinto, che la religione sia un rimedio alle tante tribolazioni che ci sono al mondo. Posso al massimo stimare quelli, che come te, credono, ma io non posso fare altrettanto. E poi te lo dico sinceramente, non mi fido della Chiesa, una Istituzione che si definisce Santa, ma che rivela spesso il suo contrario.  In sostanza una vocazione ai beni terreni contrabbandati da pseudo giustificazioni celesti. Per non parlare della pedofilia e degli scandali ad essa collegati.

_ Lo sai che io credo con la giustificazione del dubbio. Ma un dubbio non paralizzante. Anzi è un dubbio che ti fa crescere nel trovare nuove e più convinte motivazioni alla fede. Ti può sembrare questo una contraddizione. E forse lo è. Ma anche la scienza, di cui io dovrei essere un sostenitore, è contraddittoria. Spiega molte cose ma non convince completamente. Quindi c’è spazio per l’Altro.

_Capisco cosa intendi per l’Altro e penso che tu lo intenda con la maiuscola, ma contraddizione per contraddizione, io rimango coi piedi per terra. Preferisco l’umanità e l’onesta del comportamento che si ritrovano nel fondo della coscienza di ognuno, come cose innate, alle pretese di volerle fare dipendere da un essere superiore e di cui la Chiesa si arroga il diritto di esserne depositaria.

-Mi ricordi un certo Kant che tu conosci meglio di me. IL filosofo che nella critica della Ragion Pratica, sostiene, se non erro, la importanza della ragione come elemento per dominare le passioni. O meglio, l’esistenza di una razionalità universale che è dentro di noi e che ci dice quello che è giusto fare, sotto forma di imperativo categorico. In sostanza una morale naturale che trova in se stessa la sua ragione di essere, indipendentemente dai condizionamenti che provengono dall’esterno,

_ Giusto.  Per questo non c’è bisogno di una fede che, valutata anche storicamente, ha creato guai a non finire. E per intenderci mi riferisco alle diverse guerre di religione contro gli eretici o presunti tali. Per fare un nome fra tanti, ricordati di Giordano Bruno ed anche di Galileo, Il primo messo al rogo, il secondo posto agli arresti domiciliari, per aver ritrattato solo a metà la sua teoria della visione eliocentrica, contro quella geocentrica delle scritture. Dunque ribadisco, la fede è qualcosa che aiuta chi ce l’ha, non lo nego, ma è sostanzialmente un bisogno psicologico su  cui tu dovresti essere d’accordo.

_Hai parlato di scienza. Ma ti rispondo che non esiste una scienza assolutamente certa, intesa come forza prometeica di controllare la natura. La scienza dunque, per fare questo, ha attraversato tre fasi: quella della magia, della technè ed infine del metodo sperimentale. In pratica la scienza ha voluto sostituirsi alla religione, rivendicando lo stesso carattere messianico di salvare il mondo. Ma c’è riuscita?  Come puoi dirlo, quando basta un piccolo virus per metterla in crisi?

_Se ci fosse riuscita avremmo, noi agnostici, vinta la partita.  Dunque rispondo, non ancora. Ma è sempre meglio questa scienza ancora incompleta ad una forma di religiosità che spinge la gente a baciare le immagini, le reliquie e in genere gli oggetti sacri. Ed ad attribuire ai santi fra cui, a Napoli, San Gennaro, la facoltà di vincere ieri la peste ed oggi il contagio del coronavirus. Insomma fra scienza e questa religiosità popolare mi sembra che vi sia una profonda differenza a tutto vantaggio, ca va sans dire, della scienza.

_ Tuttavia devi ammettere che nonostante le conquiste scientifiche, esiste nella società uno stato di insoddisfazione, legato all’inappagamento delle attese. Tu poi contesti la religiosità popolare, attribuendole una valenza quasi di superstizione, ma non consideri che il problema del sacro oggi degradato e ridotto alla secolarizzazione, se mai deve esistere,  esso è legato ad un mistero che la razionalità positivistica non riesce a spiegare. Ed il mistero è anche dentro di noi, nello stesso significato di vita.

­_Se la butti sul mistero, allora ti rispondo che bisogna interpretarlo in modo dinamico. Quello che non si capisce oggi e che chiamiamo appunto mistero, si comprenderà domani. Dunque fra te e me esiste questa differenza, Tu credi ad un mistero immutabile ed eterno che, ma non vorrei essere con te blasfemo, mi rimanda all’essere parmenideo, io invece ad un mistero che si svela progressivamente e che rende vano il rivelarsi del Dio cristiano.

­_Ecco allora il punto. Tu pensi ad un ordine che si perfeziona nel tempo. Io invece ad una rottura dello stesso ordine per l’introduzione naturale del disordine.  Infatti se ci pensi ogni cosa introduce il disordine in natura. Una realtà questa che si chiama entropia. Per cui anche la religione sotto un certo aspetto è un ordine violato. Dunque esiste un interstizio fra ordine e disordine per capire quello che sarà domani e che oggi non è ancora. A  questo interstizio tu dai una risposta, io un’altra.

Termina così il nostro scambio di opinioni, mentre siamo giunti di fronte ad un bar

_Vuoi un caffè?

 _Sì grazie

Arrivano due tazzine con dentro la miscela nera e calda. Lui, intendo l’amico, mette un mezzo cucchiaino di zucchero nella tazzina. Io un pò’ di latte. Entrambi abbiamo violato l’ordine della natura.

  

Parole in libertà con un amico

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