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Giovedì, 28 Marzo 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Ritratto di Augusto Pagani

Trattasi di un bel fioeu detto in milanese, la figura di Augusto Pagani, che significa non solo bello, ma anche buono e bravo. Per la verità il detto che ho utilizzato causa la mia ultima appartenenza professionale in terra meneghina, si presta solo in parte a definire il nostro. Non che non sia bello e bravo, ma oggettivamente, non ci sta a dover scomodare il milanese per chi è nato a Bologna e dopo la prima infanzia si è trasferito nell’antica capitale del ducato di Piacenza e Parma. Con la prima delle due città, appunto Piacenza, eletta inizialmente come capitale. Ma andiamo avanti. Di milanese infatti Augusto Pagani non ha proprio nulla. Non la cadenza della parlata e nemmeno la mentalità un po’ calvinista che si respira nella terra situata al di là del Po, e situata prima dei grandi laghi. Tutto invece possiede della regione, Emilia. La parola calma e piana che si allarga sulle vocali e la convivialità tipica di una civiltà che, pur nelle lotte fra i comuni ,non ha mai rinunciato alla sua caratteristica, fatta di capacità comunicative e di umanità. Magari a volte, anche di una umanità cruda e violenta, ma mai ascrivibile ad uno puro egoismo individuale, senza la partecipazione della piazza, intesa come popolo. Di lui e parlo sempre del nostro, ho avuto modo di ascoltare, in tempi remoti da parte di vecchi amici, opinioni diverse. Tutte osannati la sua intelligenza e preparazione professionale, ma anche sottacendo una certa riserva, per quanto riguarda una sua, presunta mancanza. Una specie di dubbio espresso con molti punti interrogativi da parte di questi amici ora purtroppo scomparsi, riguardo ad un certa riserva, per il nostro, riguardante l’arte della diplomazia. In altri termini gli si attribuiva uno stato di rigidità a livello mentale e comportamentale che avrebbe dovuto possedere colui che in base alle caratteristiche descritte, non aveva nulla da invidiare alla munificenza della natura, comprese l’eccessiva esuberanza di idee e la determinazione ad attuarle. Insomma tante qualità, secondo questi detrattori, ma non la capacità di saper mediare fra posizioni diverse, onde trovare equilibri in grado di mantenere unito un gruppo senza creare fratture. Non conoscendolo, se non superficialmente, al tempo di queste valutazioni critiche, per la verità molto velate, mi sono sempre astenuto dal prendere una mia precisa decisione. Ben sapendo che ognuno oltre ai pregi, ha anche qualche difetto e che spesso e volentieri o per arrivismo personale o peggio per invidia, si nascondono i primi, mentre si ingrossano i secondi. Dicerie queste presenti in ogni luogo e in ogni tempo. Infatti le parole critiche corrono veloci, come la calunnia rossiniana, che da venticello gentile si trasforma, passando di bocca in bocca e da orecchio ad orecchio nell’esplosione di una tempesta. Detto questo, dovevo allora sapere a chi dare ragione. Come? Il solo modo possibile, diventava quello di conoscerlo personalmente. Fatto questo, mi accorsi allora come quelle vaghe e poco precisate critiche, dette fra l’altro con molte titubanze , tanto da far pensare ad una valutazione preconcetta, non avevano ragione d’essere. L’uomo in questione infatti ha tutto per risultare simpatico all’inclita e al volgo. Nessun fare saccente e nessun atteggiamento di distacco elitario nei confronti della gente. Veritiero sempre, non mostra mai arroganza o voglie di supremazia astiosa nelle discussioni. Se la diplomazia per dare ragione alle antiche critiche, fra le sue molte qualità è forse quella meno eclatante, ( ma potrei sbagliarmi) in compenso supplisce con caratteristiche di grande spessore umanitario e vanta la qualità di non arrogarsi su posizioni isolazionistiche. Anzi in ogni discussione ed in genere nei rapporti umani, si presta volentieri all’ascolto di pareri diversi, anche se la cosa, per chi ha una personalità precisa, non significa sempre doverli accettare o subirli. Possedere idee chiare al fine di condizionare metodi e comportamenti, è infatti una sua caratteristica. Come pure la capacità di saper sostenere principi non derogabili, quali quelli etici e quelli che riguardano la correttezza deontologica. Questo suo modo di fare, è pienamente espresso nel suo ruolo di Presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della nostra città. Dove la moderazione e la capacità di ascoltare, diventa una qualità indispensabile per esercitare al meglio quel ruolo di mediatore, teso alla determinazione di non vedere lesi i principi cardine del codice deontologico. In questo caso le decisione è scontata e riguarda, fra le diverse possibilità offerte dal codice disciplinare, di prendere quella giusta in rapporto con la gravità dei fatti, messi sotto inchiesta. In realtà nel suo ruolo di Presidente, sia l’equilibrio delle decisioni, che la saggezza nel doverle applicare è diventata la caratteristica riconosciuta da tutti quelli che lo conoscono e lo stimano. Quello che vi riferisco, ovviamente non riguarda atti particolari che non ho avuto modo di valutare, non essendo fra gli addetti ai lavori, né tanto meno eventi che mi riguardano personalmente. Sono però la testimonianza riferitami da tanti amici e colleghi, i quali tutti avvertono in lui un esempio di correttezza e di umanità non disgiunta dal senso di giustizia. Insomma come presidente dell’Ordine il suo profilo è quello di una persona giusta , corretta, ma per questa stessa ragione ,non un debole da prendere sottogamba . Caratteristiche queste che unite alla nota simpatia di cui è naturalmente dotato, diventano la cifra per elevare la sua figura nella considerazione benevola di quanti lo stimano. E non mi riferisco solo ai medici. Se queste mie considerazioni, sono fin qui legate al sentito dire, vanno aggiunte ora le mie impressioni personali, dovute ad una certa conoscenza che in tempi più recenti è andata maturando fra noi. Cosicché, nonostante il suo fare educato e gentile, mai mi è parso un compagnon, inteso alla francese, come una persona che si presta all’eccessiva confidenza nel manifestare le sue reazioni al contatto con la gente. Anzi, una certa sobrietà nell’esprimersi, al fine di contenere le emozioni, specie quelle più superficiali, rivelano una eleganza di modi, non disgiunta dalla capacità di saper comunicare con un fare serio ed educato, ma mai sbracato. Meglio, a questo punto, precisare per non essere frainteso. Ecco allora che nessun senso di distacco o di superiorità si manifesta in lui nel colloquio stretto e personale con i più diversi interlocutori, anche quando si affrontano temi o di natura professionali o legati ad argomenti di genere diverso. E se anche fosse, parlo del senso di superiorità intellettuale, questo è ben tenuto nascosto, tanto da non farlo notare. Quale allora il suo stile? Essere veritiero e colto nello stesso tempo, ma sempre col sorriso che illumina la parola e che la rende sempre ben accetta all’interlocutore. E’ quella che ho già definito una naturale simpatia che rende l’uomo gradito e apprezzato anche attraverso la distinzione della persona. Lo stile dicevo. Ebbene, questo si osserva prima di tutto nell’abito che ,contrariamente al noto proverbio, spesso fa anche il monaco. Ineccepibile infatti nel taglio di ciò che indossa, arricchisce con questa eleganza di forma anche lo sostanza della parola sempre misurata e mai detta a sproposito. In sintesi si potrebbe allora definire il nostro personaggio elegante e misurato insieme. Disponibile al contatto umano con spontanea vocazione, ma senza mai ricorrere alla nota esagerata, egli impiega e dispiega la cultura che possiede, abbinandola alla nota della riservatezza che sconfina nell’umiltà . E poi ancora, queste altre qualità. Capacità di intendere senza dare l’impressione di sufficienza o peggio ancora di insofferenza. Infine una rispettabilità riconosciutagli, nella misura in cui egli si premura di rispettare gli altri . Insomma che dire. Un personaggio nato con una caratteristica innata: quella di presiedere ad una qualche carica, come vedremo trattando brevemente della sua biografia. Ora però fra il lusco ed il brusco, è giunto il momento di passare, come da abitudine, alla fisiognomica che non mi stancherò mai di precisare come fra luci ed ombre, questa naviga in un crepuscolo dove scienza e anti scienza si misurano spesso contraddicendosi. La prima vale a dire la scienza, tutta improntata sull’evidenza sperimentale, la seconda invece ancorata a principi antropologici molto vasti, anche se confusi. Dove appunto la medicina si sposa con la filosofia e quest’ultima con la fisica del corpo e del cosmo ed in ultima analisi con la fisiognomia. Insomma la fisiognomica diventa la storia dell’evoluzione della scienza e anche per questo continua a suscitare un certo interesse. Soprattutto se ci riferiamo alla città di Bologna dove il nostro personaggio è nato. Infatti nella città felsinea si ricordano almeno due personaggi famosi nel cinquecento, sia per la medicina teoretica, che per la filosofia naturale. Li cito per onore di cronaca. Essi sono Alessandro Achillini e Bartolomeo Della Rocca detto Cocles per il suo carattere scontroso e irascibile. Se a molti questi nomi diranno poco o niente, può però avere tuttora qualche interesse il loro giudizio sulla fisiognomica. Le cui argomentazioni fondate su regole precise riguardo ai segni e agli atteggiamenti del corpo, costituiscono le premesse per il vero studio sia della medicina che delle arti plastiche, quali pittura e scultura. Altra dimostrazione questa che nell’antica medicina, quella umanistica, tutto si doveva tenere in debito conto, attraverso la convinzione che l’origine delle malattie provengono dalle passioni e dalle pene dello spirito. Comprendendo anche, fra le varie conoscenze, non scandalizzatevi, l’astrologia e la chiromanzia. Ma andiamo avanti con il nostro personaggio di cui bisogna individuale i segni o segnali corporei per poterli interpretare. In questo caso, rispetto ai ritratti precedenti, assistiamo ad una eccezione. Infatti nessun aspetto della sua figura, riveste un ruolo particolarmente significativo, onde passare dagli aspetti fisici a quelli psicologici. Insomma nel caso di Augusto Pagani assistiamo ad un tutt’uno che deve essere valutato nell’insieme, in quanto ogni particolare non avendo un carattere particolare si perde, come dicevo ,in una dimensione troppo piccola per poterla decifrare. Dimostriamolo. Cominciando dai capelli , che si stanno ingrigendo causa l’avanzare dell’età. Questi con la discriminatura a sinistra ricoprono interamente il capo e non sono né dritti, né lisci, né crespi. Quindi non offrono alcun spunto interpretativo. Dai capelli passiamo alla fronte. Di dimensione normale, bombata quanto basta e senza evidenti pieghe a rivelare preoccupazioni o tensioni emotive, questa manda in paranoia la metoposcopia che in questo caso deve battere in ritirata. Continuando, parliamo ora degli occhi, sormontati da due sopracciglia debolmente arcuate e senza innalzamenti o abbassamenti a rivelare nervosismi di sorta. Essi ( parlo degli occhi) guadano con fare riservato, anche se dimostrano una attenzione più votata a capire le cose , anche in senso astratto o filosofico, che non i particolari reali. Carattere questo di una curiosità non invadente, a sua volta espressione di una intelligenza associata ad un’educazione fedele ai valori tradizionali. Se poi associamo alla sguardo, la bocca improntata ad un sorriso contenuto e discreto, rivelatore di una sicurezza identitaria, che non mostra complessi nei confronti dell’ambiente, la diagnosi è fatta. Rivelando una volontà di comunicare senza indecisioni, ma anche senza rinunciare alle proprie convinzioni. In altri termini senso di identità piena e disposta al confronto, senza riserve, ma anche senza cedimenti. Per concludere rimane da visionare il naso, il mento e le guance, che nella loro regolarità, rimandano più ad un ritratto pittorico che non a quello reale. Come dire che in entrambi i casi esiste un’ immagine priva di segni particolari cui affidarci per decifrare i significati della personalità del nostro personaggio. Infatti, come non si notano pieghe, solchi, introflessioni e cose del genere su cui argomentare, la nostra fisiognomica deve ammettere la sua incapacità ed i suoi limiti. L’unica eccezione, per completare il quadro tutto improntato, come dicevo, alla regolarità più rigorosa , il particolare del colorito roseo che conferma le precedenti note. Quale il suo significato? Trattasi semplicemente di una buona sanguificazione a sua volta sintomo di libertà di circolazione a carico dei vasi sanguigni che, metaforicamente parlando, significano anche libertà in fatto di idee. In altri termini il viso roseo assume un’aria ridente e misuratamente allegra, mentre la tristezza che fa impallidire, impallidisce al confronto. Potremmo allora qui chiudere ma, così facendo, faremmo un torto alla fisiognomica che pretende di dare per ognuno una corrispondenza zoomorfica. E fra i vari animali esistenti, cui ascrivere le varie tipologie umane, se Luigi XVI veniva paragonato ad un tacchino, fatte le debite differenze, il nostro può allora evocare la figura del leone. Non quello aggressivo che attacca cercando chi divorare ( tanquam leo circuens, quaerens quem devoret), ma un leone simbolico, espressione di una forza che non avendo complessi da nascondere, si permette di stare quieto , essendo ben consapevole della propria superiorità. Con questo ritratto e con la convinzione che con le moderne scoperte scientifiche la fisiognomica si discioglie come zucchero nell’alcol dei dati sperimentali, chiudo le mia valutazioni sull’uomo in questione e mi dedico alla sua biografia, da lui propostami con un senso di sintesi che rivela ancora una volta il suo carattere. Questo. Nessun cedimento alla retorica e nessun utilizzo di frasi troppo reboanti. Il tutto all’insegna della trascrizione dei fatti, senza commenti e senza appesantimenti di parole superflue. Il che conferma la forza, come prima detto, del leone, non in gabbia, ma libero. Inizio. Il nostro, come già sappiamo, nasce a Bologna il 31 agosto 1952. Ma in quella città famosa per la sua Università ( alma mater studiorum) ci sta veramente poco. Infatti all’età di 7 anni, siamo nel ‘ 59, si trasferisce a Piacenza. Qui compie gli studi inferiori, finche nel 1970, consegue la maturità classica al Liceo Gioia della nostra città. La città natale comunque famosa per i suoi studi, non viene dimenticata . Infatti si iscrive alla facoltà di Medicina e Chirurgia nel capoluogo emiliano e consegue la laurea il 5 ottobre 1977. Alla laurea seguono le specialità. Le quali in successione, sono: Pediatria il 21 giugno 1983 all’Università di Pavia, quindi Allergologia sempre nelle stessa Università pavese l’11 luglio 1986. Da allora svolge la sua attività nella nostra città sia come medico di famiglia convenzionato, sia come libero professionista nelle due specialità citate. Per quanto stimato come medico, associa alla sua principale vocazione, quella dell’interesse sociale e sindacale. Da qui una serie di incarichi che enumero, senza alcuna enfasi, anzi in modo puramente trascrittivo. I quali incarichi dimostrano il suo coinvolgimento a livello di un sempre maggiore interesse nell’ambito sociale e che culminano con la Presidenza del nostro Ordine professionale. Eccoli qui riprodotti senza annotazioni particolari.

Fondatore e Presidente Provinciale per oltre 20 anni del Sindacato Nazionale Autonomo dei Medici Italiani

Vice Presidente Nazionale di detto Sindacato nell’anno 2001 e 2002.

Revisore dei Conti dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Piacenza dal 1982 al 1988

Presidente Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Piacenza dal 2012 a tutt’oggi.

Presidente della Round Table della nostra città nel 1983-1984,

 Presidente Nazionale della citata Round Table italiana nel 1986-1987

Socio fondatore del Telefono Azzurro

Presidente Società Canottieri piacentina Nino Bixio nel 2001-2002

Vice Presidente del Rotary Club Piacenza per l’anno 2019-2020

Cavaliere dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio.

 Vi basta? Parrebbe di sì se non avessi dimenticato due cose che riguardano la sua vita intima. La prima che è quella più importante. Sposa infatti nel 1984 Natalia Rocca, una piacente e simpatica persona che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare per i suoi modi gentili, quasi aristocratici. E dalla quale sono nati due figli gemelli: Enrico e Paolo. La seconda che ci dà un quadro dell’uomo sganciato dalla professione e dai suoi numerosi impegni sociali e che riguardano i suoi Hobby. Quali? Tennis e fotografia.

 Siamo alla fine e mi rimane solo la sintesi finale con la solita domanda che faccio in chiusura: chi è allora Augusto Pagani? Per rispondere mi rifaccio a quello che ho detto inizialmente in milanese: un bel fioeu da intendersi non solo come bella presenza, ma come un uomo dal tratto corretto ed insieme gentile. In cui la bontà d’animo si associa al rigore morale . E in aggiunta un buon e stimato medico ,con in più, la capacità di espletare con successo le sue numerose incombenze. Ai particolari già espressi non aggiungo altro, solo va ricordata la sua capacità di affabulazione durante i congressi o durante la presentazione degli ospiti. Lo stile è sempre chiaro e misurato, senza incertezze, a dimostrazione della capacità di cogliere l’argomento con competenza non disgiunta dalla cultura di base. Il che sta a significare che oltre alla citata cultura , si rende manifesta in tali occasioni un’altra sua caratteristica: la professionalità. Quella di prepararsi a trattare l’argomento in questione. Con la dedizione e determinazione tipica di tutti coloro che sanno, appunto perché riconoscono, socraticamente parlando, di non sapere. Vale a dire di non possedere la verità in assoluto. Ora, parafrasando la Mimi della Bohème, che chiude la sua romanza con la famosa frase: altro di me non vi saprei narrare, mi accorgo che anche sostituendo il pronome femminile con il lui riguardante il nostro, anch’io non ho altro da aggiungere, se non scomodare la parola fine che mi viene a questo proposito benignamente in soccorso. 

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Ritratto di Augusto Pagani

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