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Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Una umanità senza storia

Tutto cambia, ma nessuno avrebbe pensato fino a qualche tempo fa che i tre tempi della vita, si fossero ridotti ad uno. Infatti abolendo dalla nostra memoria il passato e non contando sul futuro, troppo incerto come fonte di ipotetica speranza, ci siamo ridotti a vivere in un eterno presente

Tutto cambia, ma nessuno avrebbe pensato fino a qualche tempo fa che i tre tempi della vita, si fossero ridotti ad uno. Infatti abolendo dalla nostra memoria il passato e non contando sul futuro, troppo incerto come fonte di ipotetica speranza, ci siamo ridotti a vivere in un eterno presente. Dove tutto si tiene e si consuma. Troppo scomodo infatti il passato con tutte le sue contraddizioni. Meglio abolirlo piuttosto che capirlo. E poi, diciamolo, oggi cultura e riflessione filosofica sono in netto calo tanto che, del passato, non se ne sente la necessità. Preferiamo essere concreti e affidarci alla pseudo certezza che ci rimanda la scienza.  Per la quale la vita è condizionata da un algoritmo e non altro.  Ho parlato di certezza scientifica, ma in realtà anche questa non è certezza. Lo sembra però e questo ci basta. Da sempre l’uomo segue, psicologicamente parlando, la via della gratificazione e dell’assenza dal dolore. E dedicarci al presente ci riserva un po’ meno fastidi di quello che avremmo se cercassimo di  dedicarci  al passato con l’intento di capirlo. Troppi pensieri e troppe contraddizioni si nascondono in quel tempo che è stato definito come storia. La storia appunto. Per i vecchi insegnanti, carichi di ottimismo e di visioni romantiche, veniva chiamata, con un luogo comune, maestra di vita. Ma  chi pensa invece come gli errori e le tragedie si  ripetano costantemente nei fatti umani, non può pensare che la storia possa insegnare qualcosa. Potremmo anche dire che noi non la capiamo, ma questo non cambia le carte in tavola. Sta di fatto che per l’uomo di oggi, diventa inutile, otre che dispendioso in termini di fatica, indagare il passato, se non per accontentarsi di qualche dato o data inerente le vicissitudini umane. Magra consolazione. Ecco allora perché è meglio dedicarsi al presente, all’eterno presente, dove tutto sembra sotto controllo ed ogni cosa non deve trovare giustificazioni legate alle tradizioni passate. Inventarsi la storia equivale allora ad inventarsi il presente, dove la vita soddisfa l’uomo nell’immediato. Pochi pensieri e molta azione, il nuovo modo di intendere l’esistenza. Poiché non esistono verità per l’uomo d’oggi, inutile cercarle in certe tradizioni che o non esistono oppure se esistono, riguardano solo gli esseri che si voltano indietro. Inutilmente. Dunque il presente diventa, oltre che meno frustrante, anche rivoluzionario rispetto a formule e modelli oggi in disuso. L’illusione che tutto sia a portata di chiunque è un dato di fatto  a patto, come dicevo, di non voltarsi indietro. Per chi, nonostante tutto, è ancora affetto da dubbi, basta ed avanza dedicarsi ad  internet. Una risorsa per tutti, basta cliccare su quello che ti interessa. Una enciclopedia a portata di mano, ridotta ad ad un piccolo strumento tascabile, che ti consente di passare dal mondo virtuale a quello reale, senza alcuna difficoltà. Infatti sembrano relegate al passato tali differenze. Passare da un modo all’altro, diventa allora una conquista dell’eterno presente. Ed è per questo che essendo eterno, non  sente la necessità di pensare al futuro.  Come ai tempi in cui ci si abbruttiva di fatica in un presente sempre instabile per guadagnarsi un futuro dignitoso.  La formica ha fatto il suo tempo ed ora la cicala imperversa con il suo classico frinire che si riduce ad un ripetuto cri..cri. Un canto questo di soddisfazione che non comporta dispendio di forze. Ecco allora il punto. L’uomo del presente non sopporta la fatica. Né del pensare e nemmeno dell’agire. A proposito del pensare l’abolizione dei principi è stata la sua definitiva conquista. Dalla libera Chiesa in libero stato, di cavouriana memoria, si è passati ad altre e nuove libertà, quelle dei gender e delle unioni omosessuali. La legge di Alessandro Zan contro omotransfobia rappresenta infatti la conquista del tempo presente. Come pure la nuova concezione della famiglia che si allarga o si restringe senza i precedenti vincoli  di natura sessuale o religiosa. Dal pensiero all’azione capita la stessa cosa. Nessuno o ben pochi credono ancora nella fatica fisica, ormai sostituita dalla tecnologia. Lo smart working, ovvero il lavoro agile, può essere applicato con notevoli vantaggi non solo all’interno delle aziende, ma della pubblica amministrazione. Trattasi della rivoluzione prima menzionata, relativa all’eterno presente, ben espressa in una modalità di lavoro che scardina consuetudini ed approcci tradizionali, tanto da diventare il modo di lavorare del prossimo futuro presente, tutto proteso al massimo risultato, attraverso il minimo sforzo. Se quanto finora detto, rappresenta il vero contrassegno dell’eterno presente, non tutto è ancora realizzato. Qualche problema esiste ancora soprattutto in relazione al fattore razza e alla condizione populista. Ma anche questi due problemi sono destinati presto a cambiare la loro natura. Infatti alla razza dal colore bianco della pelle si sta progressivamente sostituendo quello scuro inteso come nero e non vado oltre per non incorrere nel reato di razzismo. Cosicchè ci sarà un’unica razza  dominante e quindi nessuna (altra) razza.  Mentre per quanto riguarda il populismo, è facile prevedere la sua sconfitta sulla  base di un comportamento individuale, molto egoista. Dove ognuno asserragliato sul proprio computer, non avrà altro tempo da dedicare ai problemi pratici, che mal si conciliano con la  realtà  vera e nello stesso tempo virtuale. Un ultimo problema potrebbe essere rappresentato dalla religione. O meglio dalle religioni. Ma presto anche questo sarà destinato a cadere. Infatti nei paesi occidentali il cristianesimo è in netto calo, mentre è in crescita nei paesi islamici la loro religione.  Prevedere nel prossimo futuro presenta una jihad  con la definitiva supremazia dell’unica vera religione, quella islamica, non è solo una eventualità, ma una concreta possibilità. Dunque siamo arrivati alla fine. In termini reali ho trattato la caduta della storia presso l’umanità. Se poi qualcuno al posto del reale ha intuito il paradosso, mi inchino a chi ancora crede  nella storia. In altri termini nell’avventura umana.       

Una umanità senza storia

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