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Martedì, 23 Aprile 2024
Effetto Vertigo

Effetto Vertigo

A cura di Diego Monfredini

Col sole in fronte. A Fiorenzuola Teatro e Danza ci raccontano il Delitto Maso

Da Maurizio Camilli di scena al Verdi di Fiorenzuola un testo d'impatto ispirato al caso Maso e a tutte quelle storie nere che attraversano una società in cerca di scorciatoie per ottenere tutto e subito: successo, denaro, potere..

Uno dei più efferati fatti di cronaca nera italiana, il delitto Maso, acquisisce nuova forma dalla drammaturgia di Maurizio Camilli e nuovo corpo dalla scrittura fisica di Michela Lucenti. Lo spettacolo è stato scritto nel 2008 da Maurizio Camilli per il Balletto Civile di Treviso.

I fatti. Aiutato da tre amici, il 17 aprile 1991 Pietro Maso, non ancora ventenne, nella sua casa di Montecchia di Crosara uccde entrambi i suoi genitori, Antonio Maso e Mariarosa Tessari, servendosi di un tubo di ferro e di altri corpi contundenti tra cui spranghe e un bloccasterzo. La motivazione era intascare subito la sua parte di eredità.

Dice Camilli: “Del delitto Maso, a distanza di più di quindici anni, si sa quasi tutto. Forse qualcuno lo ricorda solo vagamente. Meglio così. Non voglio prendere spunto dalla cronaca, ricostruirla e alterarla poeticamente: mi interessa di più inventarmi di sana pianta una situazione di finzione, che tanto so benissimo che per quanta fantasia ci metta la realtà prima o poi mi supererà terribilmente".

L'interpretazione può considerarsi coraggiosa o lasciare qualche dubbio, perchè parte sì dal dato iniziale dell'omicidio di madre e padre ma ne reinventa completamente la trama. Col sole in fronte è pertanto la storia di un giovane rampollo di una famiglia della borghesia industriale veneta, la storia di una vita affrontata con grande leggerezza e sfrontatezza. Si ritrova orfano di padre, morto in un incidente all'interno della loro fabbrica in circostanze misteriose. Vive con una giovane badante mulatta, interpretata da Ambra Chiariello, una figura muta e ambigua mentre la madre rappresenta un ostacolo al raggiungimento del suo fine ultimo: ovvero una vita agiata senza nessuno che sia d’ostacolo nel suo cammino.
Attraverso una drammaturgia disorganica si ripercorrono una serie di frammenti, flash del passato del giovane, generando un'efficace gioco di controcampi tra ricordi che rievocano soprattutto l'ambiente dove è cresciuto fino all'efferato e misterioso epilogo danzato.

Già l'epilogo, è questo il momento di acme che arriva sì al compimento del parossismo della parola nel gesto, il grado di massima intensità di quella categoria di sentimenti presentati in meno di un'ora come il rapporto coi genitori, con l'autorità, coi soldi e con le donne, soprattutto con se stesso. Questa esasperazione gestita a livello di scrittura con alcuni minuti di vera e propria danza chiude lo spettacolo troncando la narrazione quando lo spettatore meno se l'aspetta, ovvero quando la sua sete di morbosità lo spingerebbe ad esigere ai due attori sul palco una quantità maggiore di dettagli macabri relativi agli efferati omicidi.

Il finale è emozionante, costruito su una coreografia di movimenti tanto lenti quanto fluidi, attimi di trazione fisica che richiedono grande dispenso di energia che resta comunque incanalata in binari di assoluto rigore. Ciò che rimane non è che la rappresentazione drammatica di una forza controllata, sebbene incontenibile.

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