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Vagabondi in Appennino

Vagabondi in Appennino

A cura di Pietro Nigelli

Itinerario in Val Perino: nel regno dei giganti dai piedi d'argilla

L’odierna escursione ci porta a visitare l’importante geosito presente nella parte medio bassa della Val Perino e più precisamente uno dei quattro “Giganti buoni di Perino”: il gruppo montuoso della Concrena o Sette Sorelle

L’odierna escursione ci porta a visitare l’importante geosito (vedasi Nota 1) presente nella parte medio bassa della Val Perino e più precisamente uno dei quattro “Giganti buoni di Perino”: il gruppo montuoso della Concrena o Sette Sorelle - gli altri tre sono la Pietra Parcellara - 836 isolato e corrusco “Cervino piacentino” in sponda orografica sinistra del fiume Trebbia, dirimpettaia all’abitato di Perino - 207 , il m.te Armelio - 903 che sovrasta il borgo ad Ovest ed il più lontano, a Sud-Est, m.te Osero - 1301 dai suoli calcarei, calcareo-marnosi ed arenacei che ne addolciscono il profilo.

Il nome più locale che non troviamo sulla cartografia - Sette Sorelle - è legato alle sette cime principali costituenti il gruppo che in ordine NE-SW sono Belvedere - 1052, Gonio - 1251, Concrena - 1184, Poggio Alto - 1247, Poggio Croce - 1222 da cui si stacca un lungo arco verso Nord con le ultime due cime Sasso del Ponticello - 1451 e Pizzo Lungo - 1159.

Ad Est, parallelo alla Concrena, diviso da quest’ultima dall’impervia e selvaggia valle Bergaiasca percorsa dal Rio Verbucone, e disposto a balcone sulla val Perino, l’aspro crinale del m.te Mangiapane - 1079.

Inizieremo il nostro viaggio pedestre dal nucleo rurale di Gavi - 877 utilizzando ampia mulattiera che risale la vallecola dei fossi Marin e Masera tra ostrio-querceti governati a ceduo che sfumano nel salire in faggete cui si mescolano cultivar di resinose, frassini, noccioli e, nella parte più alta sorbi, ginepri e lembi di prateria di vetta.

Schermata 2016-05-25 alle 12.36.20-2La ricca presenza di acque superficiali ed il substrato argilloso danno luogo a numerose aree umide temporanee importanti per l’avifauna di passo.

Raggiunta Quota 1256, passando tra due omonimi cocuzzoli denominati Poggio Croce (quello meridionale quotato 1168 e quello settentrionale - appartenente al gruppo della Concrena - quotato 1222), entriamo in un vasto pianoro spesso acquitrinoso dominato a meridione dal m.te Capra - 1310.

La mulattiera punta decisamente ad Est percorrendo in accentuata discesa la vallecola del rio d’Aglio - importante tributario di sponda sinistra del torrente Perino -; l’abbandoneremo a Quota 861 per risalire piegando a sinistra le pendici Sud-Est del m.te Mangiapane – 1079; a quota 900/1000 un interessante pianoro torboso -.

Ormai le superfici boscate sono alle spalle siamo nel regno degli sfasciumi ofiolitici ricoperti da suoli poveri su cui allignano erbe crassulente, sorbi montani, ginepri ed una varietà incredibile di essenze floreali quasi tutte tutelate dalla Legge Regionale n°2/77.

L’itinerario percorre esili tracciati tra massi erosi dal tempo portandoci a Quota 1076 punto sommitale della lunga dorsale del m.te Mangiapane - 1079; il panorama si apre sul gruppo della Concrena e la val Bergaiasca; a Nord si stagliano, nitide, le cime dell’Armelio - 903 e della Pietra Parcellara - 836 mentre verso Est si offre allo sguardo la val Perino con la sottostante paleo superficie di versante della val Quartè - 600/700 rimasta sopraelevata a dominare, con Punta Tapparelli - 649, il torrente Perino, il cupolone dell’Osero - 1301 ed i numerosi agglomerati rurali che punteggiano le sue pendici (Calenzano - 703, Leggio - 755 , Piccoli - 747, Verogna - 616 …), tra i quali spiccano i ruderi di Torre Bacchetti  o di  San Giovanni - 464 e del Castello di Erbia - 659.

Sotto di noi le case dei quattro abitati formanti il borgo di Aglio - 678 (Aglio, Cascine, Ghini e Poggio) e, verso Sud, l’inconfondibile campanile di Pradovera - 939 e da ultimi a chiudere la valle Cima Liscaro - 1306 e l’Aserej - 1432.

Si prosegue lungo la chiusura della Val Bergaisca puntando al valico, tra Concrena e m.te Gonio, quotato 1070-1081; l’alternanza tra boschi cedui e tratti nudi di serpentini crea una varietà di paesaggi che colpiscono ed attraggono anche l’occhio più dormiente e disattento e tra una curiosità e l’altra ci si ritrova sulla cima più elevata del gruppo il m.te Gonio - 1251 che offre una panoramica totale a 360° del cammino fatto, di quello che ci aspetta e dell’intera media valle del Trebbia.

Verso Nord, sotto di noi, l’ampia valle del rio Armelio con gli abitati di Filippazzi - 801 dominato dal m.te Belvedere - 1052, Marubbi - 739 e Boioli - 553 sovrastati dal m.te Armelio - 903.

Dopo una sosta di rito affrontiamo l’ultima delle cime del gruppo, dal nome più che eloquente m.te Belvedere - 1052, che ci permette di fotografare ed immagazzinare nei ricordi l’immagine suggestiva del borgo rivierasco di Perino - 208 e delle sue case sparse (C. Lubbia - 228, Lentà - 287, Vezzera - 279, Valle - 337, Pozzo - 430, Bruni - 470, Macerato chiesa e castello - 540, Spinello - 436, Roncole - 417 …), i rinomati vigneti di Donceto - 270 e Rondanera - 269 che risalgono le pendici più basse della Pietra Marcia e Pietra Parcellara, i due serpeggianti nastri di fondovalle (uno luccicante del Trebbia e l’altro scuro ed opaco della Statale 45), la Pieve di Pillori - 257 (Vedasi Nota 2) ed a chiusura, verso Est, la displuviale che divide il Perino dal rio Cernusca con il m.te Martini - 611 ed il passo Pia -725.

La nostra cavalcata sul crinale termina e, discendendo le ripide balze Nord del m.te Belvedere - 1052, rientriamo nei folti ceduati di faggio ed ostrio-querceti per raggiungere il borgo di Filippazzi - 801 con la frequentatissima Cappella del Voto (il più giovane San­tuario mariano della Diocesi di Piacenza-Bobbio edificato per il voto della madre di tre sacerdoti nel corso dell'Anno Mariano 1987-1988 indetto per ricordare il bimillennario della nascita della Madre di Gesù; dedicata alla Madonna di Fatima per molti motivi si inserisce mirabilmente nel contesto naturale del paesaggio di Fatima: boschi, pascoli, aria pura, sorgenti che non conoscono ancora inquinamenti, pace e tranquillità che invitano alla me­ditazione, alla riflessione, all'incontro con Dio e con Maria).

L’ultimo tratto di percorso si presenta con lievi saliscendi boscati dove l’occhio viene appagato non tanto dalla visuale di ampi spazi ma dai colori delle fioriture primaverili.

NOTA 1  -  GEOSITO

Con il termine GEOSITO s’indica un bene naturale non rinnovabile geologico o geomorfologico ricco di elementi di pregio scientifico ed ambientale; generalmente sono architetture naturali o singolarità del paesaggio testimonianti i processi che hanno formato e modellato il nostro pianeta; forniscono un contributo indispensabile alla comprensione della storia geologica di una regione e rappresentano valenze di eccezionale importanza per gli aspetti paesaggistici e di richiamo culturale, didattico - ricreativo.

L’area percorsa dalla nostra escursione presenta rilevanti testimonianze dell’uomo minatore e cavatore che nella prima metà del secolo scorso ha cercato d’integrare il reddito rurale con le attività estrattive.

I minerali presenti sono Talco-Steatite, Amianto-Asbesto e Pietra Litografica; un discorso a parte che non trattiamo in quanto esula dal comprensorio attraversato sono le marne cementizie e la relativa cava ubicata nelle immediate vicinanze di Villanova sul fondovalle del Perino.

Talco-Steatite

Il Talco, il cui nome deriva dall’arabo Talq e dal latino Talcum, è un fillosilicato di magnesio molto diffuso e noto sin dall'antichità; si forma sia per metamorfismo regionale, o di contatto, di sedimenti di dolomia o attraverso la trasformazione idrotermale di rocce eruttive alcaline, contenenti magnesio; nella roccia metamorfica è generalmente presente come minerale secondario.

E’ un minerale tenerissimo con una durezza pari a 1 nella scala di Mohs; risulta unto o saponoso al tatto e nella sua forma pura è incolore o bianco e spesso ha una lucentezza madreperlacea; se contiene altre sostanze può anche avere un colore grigio chiaro, verde pallido, giallastro o rosato.

Chimicamente inerte e non tossico, privo di aroma e gusto il Talco unisce una grande capacità di assorbire sostanze organiche ad una idrofobia pressochè assoluta.

La varietà compatta di Talco prende il nome di Steatite o Pietra Saponaria; l'etimologia del nome  proviene dal greco steàzein, "rendere grasso", o da stèatos, genitivo di stèar, "grasso"

Solitamente è di colore verde, ma esistono varianti bianche, crema, nero o rosso.

La Steatite viene utilizzata da secoli da ogni popolo per scopi differenti, data sia la facilità di modellarla anche con strumenti metallici relativamente semplici sia quella di pulirla, levigarla per renderla lucida e "finita".

La sua lavorabilità e durabilità ne hanno fatto una scelta felice per molti scultori, che hanno lasciato in eredità oggetti artistici, oggetti di culto; numerose opere in steatite sono state rinvenute nelle tombe dei faraoni, negli igloo del nord, nei templi e palazzi della Cina e dell'India.

Amianto-Asbesto

L'Asbesto (od Amianto) è un minerale naturale a struttura microcristallina e di aspetto fibroso appartenente alla classe chimica dei silicati e alle serie mineralogiche del serpentino e degli anfiboli; si ottiene a seguito di un'attività estrattiva, e il suo nome deriva dalla parola Asbesto che tradotto significa "Che non si spegne mai"; la sua composizione chimica è variabile ed è costituita appunto da fasci di fibre molto fini; in un centimetro lineare si possono allineare fianco a fianco 335.000 fibrille di Amianto paragonato alla quantità di 250 capelli per il solito spazio di un centimetro.

Per la normativa italiana sotto il nome di Amianto sono compresi 6 composti distinti in due grandi gruppi: Anfiboli e Serpentino, l'Amianto Serpentino è composto principalmente da Amianto bianco chiamato anche Crisotilo, dall'aspetto sfrangiato; l'altro chiamato Anfibolo è composto da Crocidolite (Amianto blu), Amosite, e Tremolite.

Pietra Litografica

La Pietra Litografica è un calcare compatto a grana finissima nel quale devono essere scarsamente presenti le impurità argillose o quarzitiche che ne indebolirebbero la struttura e quindi l’utilizzo.

Definite le caratteristiche dei nostri minerali passiamo alla storia della loro coltivazione in loco.

Le ricerche di Talco-Steatite iniziarono intorno all’anno 1928 ma solo dal 1933 l’attività divenne rilevante pur essendo effettuata con metodi disorganizzati e disordinati che si limitavano ad estrarre il minerale “a vista” per poi spostarsi in siti ulteriori seguendo le indicazioni delle genti montanare; l’attività terminò nell’anno 1964.

Identica la situazione di ricerca e scavo dell’Amianto-Asbesto che vide il periodo di maggior attività tra gli anni 1930-1940 per terminare definitivamente negli anni ’50.

In zona è tuttora presente e visitabile una galleria di scavo ubicata alle falde del m.te Mangiapane a Quota 681 sul versante orografico destro del rio Verbucone.

Per quanto riguarda la Pietra Litografica nel 1913 alcuni imprenditori milanesi Ettore Brambilla, Francesco Ghiringhelli e Francesco Fornaroli diedero inizio ad alcune prospezioni in media val Trebbia che misero in evidenza parecchi strati calcarei a grana litografica di potenza sino a 1,80 metri; in profondità tali strati apparivano regolari e di buona qualità come da risultati sperimentali effettuati presso l’Istituto Geografico De Agostini di Novara.

Nel 1923 vennero aperte due concessioni minerarie denominate “Costa Vej” e “Viserano” che rimasero produttive sino al 1932; nell’anno successivo venne aperta da Aristide Mario Gambetta una terza concessione denominata “Aglio” oggi ancora visitabile con le dovute attenzioni che rimase attiva sino al 1952 - la discenderia si trova appena a monte del paese di Aglio sulla sponda orografica sinistra del rio Vanguardone a pochi decine di metri dalla rotabile Aglio - Pradovera.

NOTA 2 -  PILLORI E LA SUA PIEVE

La chiesa di San Cristoforo Martire sorge isolata in località Pillori, con orientamento NordOvest-SudEst; la facciata a vento, su due ordini di lesene binate che la rinserrano agli angoli, separati da una cornice modanata in aggetto, è coronata da un frontone triangolare; al centro si apre l'unico portale rettangolare, sormontato da architrave su mensole; al centro del fregio la dedica a San Cristoforo; nella parte superiore della facciata si apre, al centro, un ampio finestrone a lunetta, con cornice modanata.

L'edificio compare per la prima volta in un rogito del 1343 come suffraganea della pieve di Travo.

L'antica pieve di Pillori, edificio a carattere monumentale, fu sede per almeno tre secoli di una singolare Confraternita detta "dei cinturati e delle cinturate di santa Monica" costituita ufficialmente il 15.05.1680 nella chiesa di San Cristoforo.

La Confraternita di Pillori fu propiziata anzitutto dai fedeli del luogo che rivolsero preghiere al vescovo di Piacenza; i cinturati furono così aggregati al sodalizio religioso dell'Arciconfraternita della chiesa di San Giacomo di Bologna che prendeva nome da S.Agostino e S. Monica.

Alla Confraternita di Pillori vennero concesse tutte le prerogative per le indulgenze, i privilegi e le grazie espressamente indicate nel "Breve" di Papa Clemente X con cui, nell'Anno Santo del 1675, si confermarono le concessioni alla Arciconfraternita di Bologna.

Il documento che testimonia la nascita del pio sodalizio di Pillori è una preziosa pergamena ornata da una miniatura riproducente S. Agostino e S. Monica in raccoglimento; la grafia del testo è regolarissima, la lingua usata il latino, come in tutti i documenti di allora, la firma è di Fra Domenico Valvassori dell'ordine degli Eremiti di S.Agostino.

Alla confraternita era poi concessa la facoltà di benedire le cinture, cerimonia che spettava al parroco del tempo don Casimiro Lagorio e quindi a tutti i successori nell'ufficio.

Da ricordare i restauri del 1993 della facciata, della pavimentazione e della zona absidale mentre è del 1998 il consolidamento dell’edificio.

Negli anni dal 1970 al 1980 vengono aggiunti arredi - altare maggiore con mensa in travertino sorretta da un pilastro su cui, nella parte rivolta ai fedeli, è scolpito in pellicano (opera di Paolo Perotti) ed ambone (tribuna chiusa per tre lati da parapetto ed aperta nel quarto su una scala) in marmi policromi sempre dello stesso autore.

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