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Vagabondi in Appennino

Vagabondi in Appennino

A cura di Pietro Nigelli

Si, che l’autunno è arrivato lo noti

Autunno tra i boschi piacentini dai vissuti degli “Old Timer” Giuseppina Polidori e Pietro Nigelli Trekking-way Engineerings

Inizialmente ti scivola addosso senza che tu te ne accorga.
Poi, tutto ad un tratto, che l’autunno è arrivato lo noti.
E non solo per le sere che calano repentine, non solo per i toni caldi dei tramonti, non solo per i colori pastello dei paesaggi o per quelle prime lievi brume che annebbiano le quinte della valle ma, anche, e soprattutto per il mutar aspetto dei boschi.
Gli alberi non si nascondono più nell’uniforme e monotona verzura estiva, ma si mettono in bella mostra sfoggiando, a seconda delle essenze, caleidoscopiche vesti.
C’è poco da dire si fanno ammirare!
Le faggete, verdi sino a pochi giorni or sono, colorano questi nostri, sui quali siamo cresciuti e tra i quali oggi incanutiamo, con riflessi e sfumature ramate lasciando a terra un folto tappeto di crocchianti foglie marroncine che il vento serotino arruffa e gioca a sospingere per ogni dove coprendo anfratti e buche nelle quali sprofondi, ignaro, sino alle cosce.
Ricordi…. 

Cincia nel bosco autunnale-2Anni or sono nostro figlio Stefano sull’Alta Via dei Monti Liguri ci si tuffava, quasi fossero pozze d’acqua, sino a sparire incurante d’incocciare su qualche sasso.
La gente oggi corre, si sa; certo non è interessata, come noi legati ai ritmi del tempo che fu, a soffermarsi per osservare il bosco ed il suo impudico svestirsi per prepararsi all’incipiente inverno.
Che varietà di colori e di toni da pianta a pianta!
Fanno a gara per essere singolari nell’uguaglianza di un rito.
I larici spiccano, radi e maestosi, con ciuffi di teneri aghi colorati di un giallo vivo eppur diverso dal giallo oro degli aceri, da quello cromo dei frassini o dal giallo verdastro delle acacie.
Un giorno ammantati, il giorno dopo alzano al cielo i nudi palchi dei rami ed attorno, a terra, una aiuola di foglie a testimonio dell’esile filo della vita.
Dai vissuti dei tempi scolastici oggi, nella maturità della vita, chiara e più struggente che mai è l’ermetica poesia di Ungaretti “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.

Ai margini delle superfici boscate  i filari dei vigneti, ceduta l’uva, rivaleggiano tra loro inventandosi una serie pressoché infinita di tonalità cangianti dal giallo all’arancio, dal bruno al rosso sino al perso.
Giù, presso la Trebbia, i pioppi sino a ieri tremuli ammassi verde-argentei tra terra e cielo sono già scheletriti.
Negli orti delle borgate rivierasche le piante da frutto non sono certo da meno.
Meli e peri completano la loro tavolozza con il colore dei frutti che muta a seconda delle qualità.
Il noce sembra restio; trattiene sin che può le sue vesti; i venti di valle e di monte lo scuotono, lo incalzano ma lui resiste sin che riesce ad inviare un filo di linfa alle foglie affinché il picciolo non secchi.
Simile lotta nel querceto.

Sella generali-3Non per nulla la quercia è l'albero degli stemmi araldici, delle medaglie, delle onorificenze, simbolo di forza e virtù.
E guarda caso tra le varie querce presenti sui nostri monti una, la Cerro-Sughera (Quercus pseudosuber) è ben identificabile d'inverno perché l'unica tra le querce locali ad avere le foglie semi-permanenti.
Citando le querce il pensiero và ai Druidi, gli "uomini della quercia" per eccellenza, come dice il loro nome stesso, 
Anche nel mondo ebraico questi alberi avevano virtù profetiche: la tomba di Debora, balia di Rebecca, era segnata da una quercia; così pure il sepolcro di Giuseppe. 
I contadini che oggi accendono i falò di S. Giovanni o i buoni cristiani che fanno ardere un ciocco di quercia nel focolare la notte di Natale forse ignorano che queste usanze, apparentemente poetiche, non sono che la diretta continuazione di più antichi culti della quercia sacra: credenze, istituzioni e costumi sono tutti in relazione gli uni con gli altri sono le nostre radici che mai dovrebbero essere dimenticate.

Ogni bosco, ogni singola pianta vive, quindi, una sua realtà, unica ed univoca.
Il perdere le foglie assume differente significato ed in certi casi al silenzioso denudarsi si accompagnano altri eventi.
Una escursione nei castagneti della val Curiasca con i bambini è una esperienza indimenticabile.
Ricordi….
Le nostre figlie Erica e Valentina si munivano di caschetto al fine di salvarsi dalle mitragliate di castagne che, ad ogni colpo di vento, cadevano con crepitii ed improvvisi sordi tonfi.
Rovistavano, le mani infilate in enormi guanti da lavoro, tra il fogliame correndo sotto secolari castagni alla ricerca dei frutti più grossi.
Non di rado uno strillo acuto rilevava l’incontro con uno dei piccoli animali del bosco: un lumacone, un rospo, una salamandra od il ritrovo di un fungo.
Il più ambito era l’Amanita muscaria che, per loro, rendeva reale ed attuale il mondo delle fiabe e dei Puffi.
E che dire dei cachi.

cielo settembrino-2Nel nostro girovagare autunnale tra Padania e Liguria spesso incontriamo tali piante.
Precocemente spoglie, ma cariche all’inverosimile di frutti aranciati; verrebbe a pensare che posseggano la capacità di catturare l’essenza stessa dei raggi solari e racchiuderla in minute sfere che, resistendo ai rigori, ci conducono verso le feste di fine anno per lasciare, quindi, il testimone ad altre sfere di vetro.
Quelle delle decorazioni natalizie.
Scorrono veloci  i giorni dei colori, come velocemente scorre la vita.
I freddi venti di maestrale e di tramontana con un frenetico crescendo spogliano i boschi e tra i fianchi dei monti, ormai nudi, le nebbie, simili ad amebe, avvolgo tutto in una ovattata e dormiente atmosfera.
Ma l’occhio attento coglie ancora lembi di verde.
Sono i cultivar di resinose: abeti e pini.
Loro non temono il Generale Inverno anzi lo aspettano, con ansia, per indossare, vanitosi, una folta pelliccia di candida neve che, sciogliendosi in algido sudore, genera collane di pendili ghiaccioli.
Come pegno offrono ospitalità, nel folto dei palchi, al popolo dei boschi: gazze, corvi e cincie, scoiattoli, topi quercini e ghiri, merli, scriccioli e ghiandaie.
Si, che l’autunno è arrivato lo noti

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