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Vagabondi in Appennino

Vagabondi in Appennino

A cura di Pietro Nigelli

Trittico Invernale Appenninico: entroterra ligure di Ponente. Alta Via dei Monti Liguri

Da lungo coltivavo questo desiderio; ogni anno sempre più pressante, sempre più indomabile: ritornare a calpestare l'Alta Via dei Monti Liguri tenuta a battesimo nei lontani anni '80, percorsa per ben due volte in toto (400 + 400 chilometri) per verificarne la congruità, le deficienze e le opportune soluzioni. Ed ogni anno, puntualmente, a fatica, lo calavo nel profondo con la solita frase: "Non ancora, aspettiamo, occorre il tempo giusto, ottimale per non pagar lo scotto dell'errore"

Da lungo coltivavo questo desiderio; ogni anno sempre più pressante, sempre più indomabile: ritornare a calpestare l’Alta Via dei Monti Liguri tenuta a battesimo nei lontani anni ’80, percorsa per ben due volte in toto (400 + 400 chilometri) per verificarne la congruità, le deficienze e le opportune soluzioni. Ed ogni anno, puntualmente, a fatica, lo calavo nel profondo con la solita frase: ”Non ancora, aspettiamo, occorre il tempo giusto, ottimale per non pagar lo scotto dell’errore”.

E, così, ho atteso fremente, maturando esperienze sull’Appennino casalingo.Finalmente il gran momento; un rapido esame meteo e.... sicura la decisione: si va! Dove?  Direte voi.

Niente di superspeciale, naturlich, solo un trek appenninico dal p.so della Scoffera al Colle di Cadibona, circa 150 kilometri di dorsali da coprire in quattro giorni. Non pretendo né voglio che si facciano paragoni con nessuno; sono sogni miei, esperienze personali confrontabili solo con i “me stesso” degli anni passati.

Ricordo, con orgoglio, di quanto preparato in quei lontani anni: un vero trek studiato sulle carte (I.G.M. vecchie di 35 - 40 anni se non di 90), ricercando sentieri, punti sosta, orari dei servizi pubblici (treni e corriere), telefonando a destra e manca, ad Enti Pubblici, Associazioni, alberghi, facendo, insomma, tutto quanto credo facciano le agenzie per approntare i loro viaggi organizzati.

AVML_Salita al m.te Figne-2Forse riderete, ma quando preparo le uscite sento veramente un peso, il peso delle responsabilità e desidero essere pronto a tutto, in tutto....  per questo trascorro notti e notti a studiare carte, leggere libri ed opuscoli, a cercare notizie utili, a preparare schemi e varianti.... sì, in coscienza, senza falsi pudori, ritengo di potermi ritenere tra i maggiori esperti dell’Appennino e di essere in grado di accompagnare altri a visitarlo e viverlo sulle vie dell’avventura.

E voi, che siete rimasti a casa, ascoltate i racconti, leggete queste pagine con attenzione e convincete voi stessi, lasciate l’abitudinario e venite a visitare posti nuovi, nuovi panorami, nuovi orizzonti.

I quattro giorni posso solo riassumerli brevemente, in poche e scarne righe che non rendono certo l’idea di quante erano le realtà rare se non uniche da vedere, da gustare, da narrare in questa Avventura dietro l’angolo.

Il 26.12 alle 05.30, quando il 90% dei comuni mortali dormiva dopo i bagordi del Natale, un maturo rappresentante dell’umana specie raggiungeva attraversando il silente tessuto urbano la stazione. Un’ultima veloce controllata allo zaino; c’è tutto?... Si!.

Svelti allora , il treno parte; hop, su svelti e... finalmente posso rilassarmi; è da ieri che ho addosso una smania, una tensione pazzesca, una gran voglia di partire.

Il viaggio è breve, la notte sfuma nel grigiore dell’alba; poi il sole o meglio la luce del sole dietro le nubi (più che giusto!).

16308681-2A Genova ci sono alle 08.30, aspetto paziente ma fremente la corriera e finalmente alle 10.00  eccomi al p.so Scoffera dove le nubi sono diventate nebbia; ottimo inizio.

M’incammino e subito, dopo pochi passi, eccomi sperso sui pascoli del m.te Spina; quatto quatto estraggo il GPS  - evoluzione degli antichi strumenti di navigazione ovvero bussola ed altimetro (che nonostante tutto ho sempre con me) - , la carta e, soprattutto il mio fiuto, il mio istinto d’Om salvadag e.... gira qua, gira là, sali un po', scendi di nuovo, rieccomi sul sentiero, ecco i segnavia dell’AVML; sono un bestia!

Verso le 12 raggiungo la pineta del m.te Candelozzo; la nebbia persiste e così sfuma l’intento di scattare immagini di tutto il trek; farle in queste condizioni è inutile, viene tutto grigio, un vero schifo.

Ai Piani di Creto un frugale pasto a base di datteri e culatelli di coppa, poi avanti verso Crocetta d’Orero dove arrivo che è ormai buio; qui viene il bello!

Nebbia peggio che in val Padana; nel bosco tutto bene a parte il fango (circa 20 - 30 centimetri) ma nella brughiera che copre la cima del m.te Vittoria sono di nuovo nei guai: sulla testa vedo le stelle ma ad altezza d’uomo la nebbia è fittissima. Per due volte sbaglio ma il fedele GPS mi cava dai pasticci e per le 20.00 eccomi al p.so dei Giovi. Una doccia e via a tavola.

Il 27 è tornato il sole grazie ad un forte vento che ha rotto per tutta la notte con sbatacchi e cigolii; persiste tuttora, per fortuna mi ripara una montagna.

AVML_Laghi del Gorzente dal m.te Figne-2Il percorso è molto panoramico, oserei dire ottimo; via via che m’innalzo l’orizzonte si apre sulla valle di Isoverde mentre rimane chiuso, per ora in direzione nord dal m.te Leco ma … appena lo supero la visione è totale: l’Appennino sembra diviso in due: a nord dello spartiacque primario tirreno-padano è bianco spruzzato di brina e neve, a sud giallo d’erba o bruno di piante, pazzesco!.

Adesso anche il vento si fa sentire; cala il cappuccio ed i guanti scivolano repentini sulle mani violacee; accidenti come soffia, ora mi spinge, ora mi rallenta e, se si è in salita, sono madonne che volano.

Qui l’Appennino è stranissimo, non si riesce a descriverlo, è troppo nuovo, insolito, diverso dal nostro; supero il m.te Taccone ed il m.te delle Figne sorvolando, attraverso una landa desolata, i laghi artificiali del Gorzente, tre enormi bacini artificiali che servono l’acquedotto della Superba;

Finalmente la strada asfaltata che sale a Prato Gatto e Piani di Praglia.

Una breve sosta, due kiwi e poi piano piano avanzo lungo la rotabile, ora in terra battuta che porta in un vastissimo tavoliere a pascolo interrotto da masse rocciose, un vero posto lunare però c’è gente, guarda là, due, altri quattro ed altri ancora; sono colleghi della F.I.E. che dalla marina salgono verso Punta Matin.

La giornata è quasi finita e la meta? (per chi non lo sapesse è il p.so del Turchino, quello che volevano spianare per togliere la nebbia dalla Padania). Ma eccolo!, lontano un paio d’ore, per le 17.00 ci sono, giusto giusto sul fare della sera.

In corriera scendo a Masone dove trovo un tetto, un letto ed un piatto.

Durante la cena io con me stesso tengo consiglio di guerra: alla proposta di partire, la mattina del 28, ad ora antelucana per vedere l’alba ma anche per guadagnare tempo in quanto la tappa è leggermente lunghina, circa 40 kilometri; il mio alter ego boccia tutto ma occorre trovare un compromesso se non voglio uno sdoppiamento della personalità .... morale: partenza alle 7.00 per arrivare alle 20,30 al Giovo del Sassello.

Delle quattro forse questa è la giornata più panoramica; di mattino in salita verso il p.so del Faiallo lo sguardo abbraccia tutta la riviera ligure dal Promontorio di Portofino agli arenili di Loano, Albenga ed Alassio; alle spalle, verso est Punta Martin con le tormentate balze adombrate da fosche nubi traenti dal sole nascente colori e riflessi stranissimi, davanti verso ovest le Alpi, imponenti, immote e sovrastate dall’inconfondibile Monviso.

Lungo la strada, ben 12 kilometri, che dal p.so del Turchino porta al p.so del Faiallo avanzo lento con Whisky davanti, infaticabile, instancabile.

Finalmente, dopo due ore di sofferto cammino, eccomi al Faiallo; i passi tornano alfine sul terreno naturale e subito perdo i segnavia. Eh ma ormai sono esperto, fuori le carte, mano agli strumenti High-Tech ed in breve l’occhio allenato scorge la via da seguire...

Seguiamola allora...

Ecco laggiù la meta: il m.te Beigua irto d’antenne, un vero puntaspilli. Sembrava così vicino!

Solo alle 12.30 ne raggiungo la cima ma la colpa è anche dei posti attraversati che sono inusuali, strani, tentatori di soste non previste per capire, conoscere ... con calma riprendo il cammino, tanto fino al Giovo del Sassello è tutta discesa.

Certo è tutta discesa ma, guarda, c’è mezza gamba di neve marcia!

Dimmi un po' se di tutto il percorso dovevo trovare la neve nel punto più basso (900-700 metri). Il motivo è più che evidente: ci stiamo allontanando dal mare; nei giorni passati si era a 3 - 6, massimo 10  kilometri dalla costa; ora il sentiero punta decisamente verso l’interno dell’Appennino ed il freddo clima della pianura riconquista il predominio.

2012-08-27_faiallo_piampaludo_vara37-2Che si fa? Proseguire, camminare, sgambare per rispettare la tappa e posare le stanche membra in quel del Giovo. Come tutti i sogni anche il mio sta per finire.

Giovedì 29; se tutto fila liscio dormirò nei mio letto casalingo.; certo che le premesse non sono rosee: sto malissimo, forse la bagnata di ieri, forse la cena chissà; cammino imbottito di pastiglie, suonato più che mai e farlo apposta il tragitto è un susseguirsi di saliscendi.

Cadibona dove sei! A tratti ho degli sprazzi d’energia e corro avanti stramadonnando; poi, di colpo, mi sento svuotato, privo di forze e sono costretto a fermarmi, sedermi; ho tanto sonno, un sonno incredibile; per ben due volte mi appisolo ai lati del sentiero; certo sono le pillole che ho preso, almeno mi facessero passare i dolori di stomaco, invece niente.

Peccato perché la tappa, pur essendo in gran parte nei boschi e su strada offre interessanti spunti naturalistici e storici con boschi di faggio, antichi palazzi, radure e tante altre cosucce che sfilano davanti ai miei occhi senza destare interesse alcuno; voglio solo arrivare.

Cadibona dove sei! E finalmente a Cadibona sono arrivato.

Scrivendo queste pagine sento di nuovo la voglia di partire, di tornare, solo od in compagnia, sul mio Appennino e spontaneo nasce l’invito a venire su questa meravigliosa Alta Via dei Monti Liguri.

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