rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Il tarlo scemo

Il tarlo scemo

A cura di Nereo Trabacchi

Piacenza, anno 4974 D.A. (Dopo Apocalisse)

Il nostro giornale è orgoglioso di riportare alcuni stralci ritenuti da noi piuttosto suggestivi di come vivevano gli antichi piacentini nel 2013 prima dell'apocalisse che ha per sempre cambiato la vita sul pianeta

Ieri è finalmente stato presentato su tablet Orange portable il concluso lavoro di ricerca condotto dal Professor Zanak, il quale ha fatto dello studio di come era la vita nella nostra città 2961 anni fa, una ragione di vita. Il nostro giornale è orgoglioso di riportare alcuni stralci ritenuti da noi piuttosto suggestivi di come vivevano gli antichi piacentini nel 2013 prima dell’apocalisse che ha per sempre cambiato la vita sul pianeta.

Riteniamo opportuno iniziare da quanto è emerso dagli scavi effettuati nella zona di quello che era il centro storico, mantenutasi prevalentemente intatta grazie alla protezione di lava prima uscita dalla crosta terrestre e poi solidificatasi nei secoli. Qui, sul terreno, sono venute alla luce alcune strisce di colore giallognolo, forse tentativi di dipingere curiosi disegni: delle specie di veicoli che probabilmente si azionavano con la spinta delle gambe su grossi pedali. All’epoca le gambe si utilizzavano ancora e quelle dovevano essere le strade destinate al transito di quei mezzi.

Qui però, il Professor Karber  si dice non convinto, in quanto su queste corsie sono stati trovati fermi altri mezzi motorizzati; cosa civilmente inconcepibile per l’epoca. In quella che è stata identificata come la parte più centrale, dove si svolgeva la vita commerciale della città, una sonda di dodicesima generazione è penetrata nel suolo tanto a fondo da poter vedere con il suo occhio qualcosa di veramente affascinante: una casa abitata dal piacentino primitivo del 2013. All’interno la straordinaria scoperta: diverse persone sorprese dalla lava e così solidificate in una posizione anomala, intente in un particolarissimi rito. Essi, infatti, alzano dei recipienti e portandoli al cielo li fanno congiungere. Da questi recipienti escono delle piccole antenne e minuscoli ombrelli in segno di protezione verso gli dei. Sempre la sonda è riuscita a leggere poche righe di una preghiera trovata su uno dei tavoli utilizzati per questo rito. Essa recita così: Happy Hours Spritz 18-19.30 (numeri che probabilmente si riferiscono a un testo ben più complesso che si ipotizza possa riallacciarsi a ringraziamenti divini.)

Sempre utilizzando la stessa sonda oggi sappiamo tante cose circa le abitudini commerciali della Piacenza antica. Ricordiamo che all’epoca, nel 2013, i corpi non si riparavano con la stessa facilità di oggi e che la vita media era molto più bassa rispetto ai nostri 159 anni. Per migliorare questa qualità, c’erano delle botteghe che vendevano rimedi più o meno naturali per i vari problemi. L’occhio della sonda, entrando in uno di questi luoghi, è riuscito a leggere quella che veniva chiamata “etichetta” applicata su un prodotto: depilatoria. Infatti, venivano usati unguenti per eliminare le pelurie in eccesso al fine di evitare che queste prendessero fuoco al contatto con il sole, che in quegli anni era pericolosamente vicino alla Terra.

Alcuni resti di lampade ci hanno fatto capire come il piacentino cercasse anche di colorirsi la pelle artificialmente per proteggersi ancor di più, sull’esempio invidiatissimo delle popolazioni Africane. Siamo anche entrati in una locanda per meglio comprendere le abitudini alimentari. Oggi possiamo nutrire i nostri AlfaCorpi con pillole prescelte; nel 2013 no. Da un ricettario comprendiamo che gli antichi piacentini per sopravvivere, erano costretti a ingozzare forzatamente animali oggi estinti, le oche, fin che, una volta sopraggiunta la loro morte, ne estraevano il fegato e dopo alcune lavorazioni lo spargevano su “pani”, così crediamo si chiamassero, e se ne cibavano. Abitudini oltre che barbare, dai sapori certamente sgradevoli, rispetto a quelle create oggi nelle nostre bocche da comode pillole sintetiche. Altra ricetta che lascia sconcertati erano i ciccioli di maiale. Era talmente tanta la fame e la miseria che la popolazione estraeva lo strato adiposo di alcuni strani feroci animali per tagliarlo a cubetti.

E come si divertivano i piacentini 2961 anni fa? Lo sappiamo da fonti certe: un foglio di giornale. Qui abbiamo trovato fotografie che illustrano ventidue uomini in una sorta di Arena dove veniva ordinato loro di colpirsi utilizzando solo le gambe. I vincitori probabilmente guadagnavano una sorta di attuale quadrante territoriale chiamato Serie B. Questo lo evinciamo da un motto ritrovato scritto sul muro dell’Arena stessa: Torneremo in serie B.

Ma i piacentini antichi erano molto affezionati alla famiglia. Infatti, in uno spezzone di voce ritrovato in una rarissima scoperta all’interno di una centralina telefonica che veniva usata per comunicazioni, sentiamo dire a un uomo: “Andùm al mèr...” Dove certamente Mèr sta per visita alla madre, esplicato con chiara inflessione dell’allora confinante Francia.

Queste e tante altre cose saranno presto ancora raccontante. Per ricordare, capire, come era davvero dura la vita nella nostra città. Oggi siamo molto fortunati se possiamo vivere come viviamo e non dovremmo lamentarci se il nostro centro comunitale sia deserto perché non possiamo accedervi con i pedalò gravitazionali. 

Piacenza, anno 4974 D.A. (Dopo Apocalisse)

IlPiacenza è in caricamento