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Martedì, 23 Aprile 2024
Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

«L’Italia è o non è degli italiani?»

Spiace sapere e leggere a pag. 45 su "L’Italia non è più degli italiani" (Mondadori - 2019) di Mario Giordano che la storica azienda Bolzoni, fondata nel 1945 dai fratelli Luigi e Livio, non è più italiana. Come leggere le dichiarazioni che l’avvocato Corrado Sforza Fogliani aveva rilasciato alla “Verità” a proposito del decreto Renzi che riguardava le banche popolari: “Dopo quel decreto tutte le popolari convertite in società per azioni (tranne una) sono finite a fondi speculativi esteri”. E così di seguito si elencano nel libro di Giordano tutte le attività che sono passate a mani straniere. Si sostiene la tesi che i nuovi padroni sono dei predoni che ci stanno rubando il paese. Una lunga confessione alla figlia Alice per dissuaderla dal ritornare in Italia: un paterno grido di dolore!

Un libro che mette paura, che fa leva sulla paura. Ma siamo sicuri che sono gli stranieri, che impossessandosi di tutte le attività produttive, lecite e illecite, stanno riducendo l’Italia ad una semplice espressione geografica senza nessuna vera e propria identità? Oppure è l’incapacità di noi italiani a misurarsi ed affrontare i continui cambiamenti e innovazioni che la storia propone ed impone a declassare il Paese?  Oppure… Tutti conosciamo la frase, per averla letta o sentito dire, di Brecht: “Beato il popolo che non ha bisogno di eroi”, dello stesso drammaturgo tedesco si conosce meno la sua massima che sostiene essere sventurato lo Stato che ha bisogno di nemici. Eroi lo si può diventare anche per caso, così sosteneva un mio zio carabiniere, perché ci si trova in una situazione particolare, tale da costringerti a fare l’eroe e diventare per altri un esempio da seguire, un eroe appunto. Diversa invece la seconda affermazione brechtiana che sostiene essere disgraziato il Paese che ha bisogno di inventarsi dei nemici. Perché prevale, in questo caso, una assoluta presa di coscienza, cioè la convinzione che si vuol fare credere razionale e giustificata, che abbiamo dei nemici, dei veri e propri eserciti che ci stanno invadendo (o che ci hanno già occupato) ed impongono spesso violentemente i loro valori, la loro religione, facendoci sentire stranieri in casa propria.

Costruirsi un nemico, inventarsi un nemico è la logica di chi è incapace di affermare la positività dei propri valori, di credere nel futuro. Sostiene Umberto Eco che il nemico, che non sono i barbari cioè coloro che stanno al di là dei confini della Patria, ma il nemico che ci costruiamo (un fai da te ideologico) non ha mai forma reale precisa ma è spesso una identità metafisica. Così assolvendo i pochi che conosciamo direttamente, colpevolizziamo tutti gli altri, rendendo negativo e delinquenziale il concetto di appartenenza ad una etnia diversa dalla nostra per colore della pelle, per religione o lingua. Costruiamo la figura del nemico. Generalizziamo la delinquenza del singolo estendendolo a tutti i suoi simili, così, più generalizziamo e più rendiamo indifendibile una figura inesistente, irreale: un soggetto che va al di là di qualsiasi tangibilità fisica è appunto una creazione metafisica. Se la politica nazionale, di destra e di sinistra, è incapace di gestire una compagnia di bandiera coma Alitalia, non sarà colpa degli stranieri se la prelevano o vi entrano in società, siano essi Francesi, Tedeschi, Arabi o Cinesi? Anzi sono le compagnie straniere che vengono spesso invitati e prezzolati per prelevarla! Se tante attività produttive sono passate in mano straniere devo attribuirne la responsabilità ad una incapacità della proprietà e/o della dirigenza aziendale a gestirle in modo adeguato, a rinnovarle, a renderle competitive con le nuove sfide del mercato globalizzato. Non sarà certamente colpa del “vu cumprà” di turno se l’Italia ha perso la capacità industriale che ha avuto nei decenni passati. E non sarà colpa dei nuovi barbari che ci stanno colonizzando, se l’Italia non è più degli italiani. La responsabilità principale è degli italiani stessi. O se si vuole, della politica che i partiti degli italiani hanno espresso, che è un po’ la stessa cosa. Non sarà colpa degli stranieri la crisi demografica, o meglio la denatalità in cui versa oggi l’Italia. Gli italiani si stanno estinguendo da soli, semplicemente non generando, si fanno meno figli mentre i giovani preferiscono andare a lavorare in altri parti del mondo (eufemismo di emigrazione). Se il calo della popolazione sia causa o effetto del sistema economico nazionale, nella sostanza la realtà non cambia.

Caro Giordano, l’Italia non è più degli italiani, non per colpe di altre genti, ma perché gli italiani si sono seduti passivamente sulla loro storia, sul loro passato, vivono una rendita parassitaria, arroccati ad aspettare, ad aspettare il brechtiano “Godot”. O semplicemente perché non hanno più modelli da proporre e si ostinano a mantenere modelli culturali già morti, come teorizzato da Spengler col suo “Tramonto dell’Occidente”: la nostra è un’epoca caratterizzata dal dominio della speculazione finanziaria, politicamente fragile ed intellettualmente arida. Si potrebbe affermare che tutti aspettiamo, seduti o in piedi nelle piazze, incapaci di indicare prospettive, all’unisono con la nostra classe dirigente, come i nostri parlamentari. Parafrasando Kafavis: I senatori non fanno più leggi, leggi capaci di incidere sul tessuto sociale, di scuotere l’economia, di ridare fiducia in un futuro di “sorti progressive”. – “Che leggi devon fare i senatori? / Quando verranno le faranno i barbari". Non ci si illuda, di immigrati e di stranieri ad occupare l’Italia non ne arriveranno, come in passato non è arrivato nessun Godot. Nessun barbaro arriverà a salvare l’Italia:han detto che di barbari non ce ne sono più. / E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi? / Era una soluzione, quella gente”.

«L’Italia è o non è degli italiani?»

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