rotate-mobile
Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

Questi sono i Nomadi e io sono Beppe Carletti

Nell’ultimo libro sui Nomadi, Beppe Carletti ricordando il clamoroso successo del 1972 di “Io vagabondo”, riporta le parole dell’autore del testo Alberto Salerno: “Secondo me ha quella cosa misteriosa… Qualcosa che unisce tutte le persone… Insomma, una cosa che coinvolge tutte le generazioni, una specie di magia…”.

Sì, credo sia proprio quella cosa misteriosa, che unisce tutte le persone, tutte le generazioni, a determinare il successo, non di una sola canzone ma di tutte le canzoni, suonate e cantate dalla band di Novellara, come il rimanere da cinquantacinque anni sulla cresta dell’onda.

Mistero e magia. Ricordo e memoria.  Sono termini simili che si incastrano tra loro. Mistero e magia sono termini esoterici, religiosi: la magia come forma di conoscenza superiore che svela il mistero, così come la memoria rievoca il ricordo. Nel termine ricordare vi è un chiaro riferimento al cuore: richiamare al cuore.

Il libro, scritto a quattro mani con il contributo di Marco Rettani, “Questi sono i Nomadi e io sono Beppe Carletti”, edito Mondadori Libri, è tutto ciò: Richiamare al cuore, nei termini sopra descritti.  Si può identificare la storia dei Nomadi con le sole parole che Alberto Salerno ha detto per una sola canzone. E, non a caso, la parola ricordo è la parola che più ricorre nel libro, un libro scritto da Beppe come in dialogo continuo con suo “fratello” Ago (Augusto Daolio).

Appena terminato di leggere, il libro mi è stato regalato dall’amico Atos, storico fonico del complesso (anch’egli spesso citato nel libro), non posso fare a meno di soffermarmi con attenzione sulla prima pagina, quella solitamente in bianco, che in questo caso bianca non è, segnata dalle firme dei componenti il gruppo: segni più o meno estesi, più o meno intensi, più o meno chiari. Ad una prima ma attenta verifica posso affermare che sì, ci sono tutte. Basta questa dedica, queste firme, a far riaffiorare tanti ricordi: come il profumo del piccolo dolce, la madeleine, immersa nel tè di tiglio, per Proust.

Come per Proust, la ricerca del tempo passato diventa essenziale, bisogno impellente di ricordare: quando ascoltai i Nomadi la prima volta? Allora ho capito che per quelli della mia generazione, non c’era stato un prima ed un dopo, ma soltanto un sempre.  A Pontenure, primissimi anni ottanta, quando lo sciamano Augusto era (e lo rimarrà anche dopo), la figura carismatica, ascoltai dal vivo il loro primo concerto. Poi li ho seguiti in tante altre manifestazioni, a molti dei concerti estivi in Sicilia sono stato presente. La storia del Complesso si incrocia, si fonde e confonde, con la storia più generale del Paese, la loro presenza è stata non solo al palco di Sanremo ma anche nelle Piazze di sperduti comuni isolani, la loro presenza ha caratterizzato molte manifestazioni di eventi politici e musicali. Se don Mazzi con la Fondazione Exodus chiama, la risposta dei Nomadi è immediata: Noi ci saremo! Così è stato per il concerto a Piazza Duomo del 2014 (centomila persone, forse più), così era stato a Parco Lambro nel 2007 (posso dire: c’ero anch’io). Il motivo presto detto: “Noi ci saremo! - dichiara il gruppo- Siamo da tempo vicini a Exodus e a Don Antonio Mazzi. Come lui crediamo fermamente che la musica sia uno strumento fondamentale per il recupero sia delle persone, che dei luoghi difficili della città, come in passato è stato il Parco Lambro”. 

Maggio 2012, terremoto in Emilia, la risposta per la ricostruzione non si fa attendere: stadio Dall’Ara, Bologna, un mese dopo, quarantamila persone al concerto, voluto dai Nomadi, vede la partecipazione di tutti i maggiori cantanti e cantautori emiliani. “Io- scrive Beppe - per quell’occasione, volevo gente della mia terra, che parlasse lo stesso dialetto delle persone colpite; gente che venisse allo stadio Dall’Ara di Bologna con il cuore sanguinante e gli occhi gonfi di lacrime ma decisa a trasmettere coraggio e voglia di uscire al più presto da quell’emergenza”. 

A Reggio Emilia c’è un edificio, uffici e studio di registrazione, ci sono stato, di passaggio con Atos, si andava a Novellara: Nomadincontro - Tributo ad Augusto, incontro annuale che si è tenuto dal 1993 al 2017.  Momento magico dove si toccava, ogni anno, con mano, come la loro storia, si era intrecciata e continuava a mescolarsi con le storie personali di tanti autori e cantanti. Qualche nome: Guccini, Zucchero, Ligabue, Antonacci, Fiorello, Mannoia, Morandi, Nek, Jovanotti, Iachetti… e Battiato “che veniva apposta dalla Sicilia, volevo almeno pagare l’aereo – ci confida Beppe -  Si è quasi messo a ridere”.

Le canzoni dei Nomadi sono state tante e diverse tra loro, ma ascoltandole attentamente, sembra che sia una sola unica canzone, così come nonostante abbiano girato il mondo con i loro concerti, sembra non si siano mai mossi dalla loro terra emiliana, dalle loro origini, da Novellara.

Questi sono i Nomadi e io sono Beppe Carletti

IlPiacenza è in caricamento