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Libri piacentini

Libri piacentini

A cura di Renato Passerini

Sì viaggiare

La nostra sezione Cultura, curata dal giornalista Renato Passerini, dedica questo spazio alla segnalazione e recensione di libri piacentini. Ne entrano a far parte le opere che trattano argomenti riguardanti la nostra provincia: geografici, storici, ambientali, economici, urbanistici, folcloristici, ecc.; a queste si aggiungono i libri di autori piacentini, per nascita o per adozione e i cataloghi delle esposizioni allestite sul territorio provinciale

Titolo: Sì viaggiare 

Autore Giuseppe Magistrali, Elena Uber

Pagine 112

Edizioni Ponte Gobbo

Collana “I viaggiatori”

Prezzo euro 12

ISBN 978-88-96673-73-7

“Sì viaggiare” è una raccolta di racconti di viaggio compiuti tra il 2009 e il 2016. Viaggi d’anima dove i paesi visitati e le persone incontrate sono guardati dagli autori oltre le routine del turismo convenzionale. Viaggi di memoria che toccano i luoghi dell’olocausto e la storia del Novecento; un libro in cui la scrittura e le immagini offrono nuove prospettive all’incontro con l’Altro.

Gli autori - Giuseppe Magistrali, dirigente nell’ambito dei servizi educativi e sociali, è scrittore di saggi sul welfare e il turismo responsabile ed Elena Uber, medico nel settore delle dipendenze patologiche, con studi sull’uso della scrittura e del teatro nei percorsi di cura – presentano otto tour raggruppati dai titoli “Viaggi d’anima”: Turchia- Marocco –Australia - Ikaria (Grecia) e “Viaggi di memoria”: Mauthausen –Norimberga –Fossoli – Berlino.  

Il viaggio - si legge nelle presentazioni - come incontro, apertura, scoperta e riscoperta, narrazione, andata e ritorno, pensiero, stupore, legame e libertà, capacità di accettare il limite e allo stesso tempo di sfidarlo, con equilibrio, lentamente, facendo memoria e trasmettendola ad altri. Il viaggio come possibilità di ripensare la difficoltà, il declino, la malattia, la morte avendo fatto strada non inutilmente. La route può essere una strada segnata e uguale o si esce dalla routine per intraprendere strade di futuro, verso la sorpresa del divenire, ad ventura. Il viaggio eterno di Ulisse verso altra conoscenza è insieme vertigine e maledizione, privilegio di chi sfida i limiti e smarrimento di folle volo. Il viaggio immoto di Leopardi oltre l’infinito echeggia di quiete di naufraghi ma anche di timore e tremore di chi parte.

La terra straniera è anche luogo di potenziale alterità di sé che può liberare parti inespresse, forse addirittura più originali e uniche perché più libere dalle croste di millenarie tradizioni; questa la grande potenziale risorsa dell’andare. La maggior parte dell’umanità viaggia perché obbligata, la nostra specie durante la sua evoluzione ha sviluppato strategie che le consentissero di radicarsi e di interrompere l’eterna migrazione alla ricerca di cibo e luoghi accoglienti. E infatti è proprio del viaggio per me lo spaesamento, la meraviglia dell’incontro con gli infiniti possibili dell’essere e di sé ma anche, infine, il piacere immenso, il tepore direi, del ritorno. Avere un luogo, geografico e interiore, dove depositare e custodire il patrimonio ricevuto, dove innestare la diversità e veder germogliare nuove specie, dove agire se stessi in una forma contaminata e più ariosa, percorsa da immagini d’altri che vivono vite minuscole e comunque miracolose per la loro forma unica. 

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