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Libri piacentini

Libri piacentini

A cura di Renato Passerini

La nostra sezione Cultura, curata dal giornalista Renato Passerini, dedica questo spazio alla segnalazione e recensione di libri piacentini. Ne entrano a far parte le opere che trattano argomenti riguardanti la nostra provincia: geografici, storici, ambientali, economici, urbanistici, folcloristici, ecc.; a queste si aggiungono i libri di autori piacentini, per nascita o per adozione e i cataloghi delle esposizioni allestite sul territorio provinciale

Libri piacentini

“Giorgio e il drago che mangia le parole. Giorgio Milani raccontato da Umberto Fava“

Un libro particolare e accattivante. Cammina spedito su due piani armoniosamente complementari, le illustrazioni ed il racconto.

“Giorgio e il drago che mangia le parole
Giorgio Milani raccontato da Umberto Fava“
Autore Umberto Fava 

Pagine 48 
Casa editrice Scritture

Grafica Santafranca60
Prezzo di copertina euro 15

Un libro - questo presentato e applaudito al Teatro Gioia con interventi di Gaetano Rizzuto, Eugenio Gioia e dell’autore - particolare e accattivante. Cammina spedito su due piani armoniosamente complementari, le illustrazioni ed il racconto. Le prime sono principalmente i “Poetari” che dalla seconda metà degli anni Novanta caratterizzano totalmente la produzione artistica di Giorgio Milani (iniziata tre decenni prima). In queste opere collezionate in Italia e all’estero, Milani ridà vita ai caratteri lignei di Gutemberg; li salva dalla rottamazione dettata dalla scrittura elettronica per creare con vocali e consonanti composizioni artistiche che liberano poesia.

Umberto Fava dal 1967 ad oggi ha dato alle stampe “due romanzetti” come lui li definisce e alcune raccolte di racconti. Poi nella primavera di quest’anno ha pubblicato “Il quadrifoglio di Medea”, la cui presentazione in questa rubrica era stata seguita da un simpatico scambio di battute tra l’autore e chi scrive. Erano giocate sul fatto che nelle pagine del libro l’immaginazione di Fava era tale da creare problemi di credibilità anche quando i fatti potevano non essere fole. “Finirò sconfitto, aveva poi ammesso, ma fino alla fine racconterò il piacere di vedere e credere quel che nessun altro – di ragionevole senno – vede e crede. E al Teatro Goia: “Se è vero che Heminguey ha scritto che la Valtrebbia è la più bella valle del mondo, anch’io posso usare la fantasia contro le ragioni della logica e della realtà”. Frase questa riferita al suo divertente e convincente, ma surreale intervento che aveva appena concluso.

IMG_0529-2“Giorgio e il drago che mangia le parole” è invece un racconto fantastico e coinvolgente ma costellato di verità. Nella narrazione il protagonista (Giorgio Milani) affronta un drago balbuziente e tutto sommato bonaccione, dotato però di appetito tale da far sparire in poco tempo le consonanti e le vocali delle parole. Milani, novello Noè, metterà in salvo tavole, lettere e parole per il tempo del dopo diluvio e della non scrittura. Esplicita l’allusione al nostro tempo dove la rivoluzione digitale  da l’accessibilità ad un sapere immenso quanto superficiale, perché creato senza la cultura dei libri e della lettura.

Mi ha stupito, ha detto Milani, che un racconto di fantasia potesse contenere tanti particolari veri; le nostre frequentazioni sono state occasionali, quindi Fava oltre al dono della narrazione ha quello dell’intuizione.

Già il dono della narrazione: eccone alcuni esempi, che invoglieranno certamente alla lettura di questo “Giorgio e il drago che mangia le parole”:

- “Aveva la barba come i suoi pennelli di pittore ..”.

- “ L’inverno se ne andava, ma a passi lenti, e ogni tre passi si voltava indietro. Ma nemmeno la primavera viene presto, e ogni tre giorni di sole una tempesta, come le giovinezze piene di dolcezze e di furori”.

“Un silenzioso palazzo ad immagine di un silenzioso e mite gigante come Giorgio...”

- “… e Giorgio doveva la notte chiudere nei cassetti e nelle casseforti vocali e consonanti dei libri che leggeva e delle lettere che scriveva e riceveva per non trovarsele al mattino mezze smozzicate come ossa di pollo spolpate da un drago tartaglione”

- Giorgio le andava a cercare, le parole, con la pazienza e l’umiltà dei fra sarcon”.

- Da pittore dei paesaggi e delle figure, era diventato il samaritano delle parole smarrite e ritrovate come le pecore del Buon Pastore”. 

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