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Libri piacentini

Libri piacentini

A cura di Renato Passerini

Viva la Vida!

La nostra sezione Cultura, curata dal giornalista Renato Passerini, dedica questo spazio alla segnalazione e recensione di libri piacentini. Ne entrano a far parte le opere che trattano argomenti riguardanti la nostra provincia: geografici, storici, ambientali, economici, urbanistici, folcloristici, ecc.; a queste si aggiungono i libri e le recensioni di autori piacentini, per nascita o per adozione, e i cataloghi delle esposizioni allestite sul territorio provinciale. Saggi e recensioni di amici del nostro blog

Titolo: Viva la vida!
Autore: Pino Cacucci
Editore: Feltrinelli
Collana: I narratori
Pagine: 77 p., Brossura
EAN: 9788807018244
Prezzo Euro 8

Frida e Diego: Viva la vida!

La recensione di Carmelo Sciascia

È strano come da piccole storie personali, da brevi descrizioni di poche pagine venga fuori una grande storia, forse sarebbe più corretto dire la storia, quella storia che comprende i grandi movimenti politici, i grandi ideali, le aspirazioni di interi popoli.

La storia personale è quella di Frida Kahlo, il libro, Viva la vida! Il libro è un monologo immaginario della Frida, scritto da Pino Cacucci. (che va ringraziato anche per Puerto Escondido, un altro libro da cui Salvatores ha tratto il film omonimo).

Il monologo di Frida è la descrizione di una vita vissuta intensamente, un’esistenza tormentata e dolorosa, “una continua pioggia nell’anima e nel corpo”.

Il sesso, l’arte e la politica si fondono e si confondono. Di primo acchito questo connubio ci può sembrare strano ma non è stato così nel ’68? Chi non ricorda il libriccino di Lidia Ravera “Porci con le ali”?   Ed  il movimento femminista non è stato tutto un rincorrersi tra privato e pubblico?  In Messico, Stalin fa uccidere Trockij. Diego Rivera segretario e fondatore del Partito Comunista messicano accusa ed espelle dallo stesso partito se medesimo: il Diego Rivera pittore. Un assassinio politico reale si intreccia con un assassinio posticcio ed ironico, ma anch’esso reale. In comune hanno qualcosa di drammaticamente vero: l’ideologia comunista uccide l’utopia anarcoide. Diego Rivera, artista, era in realtà, nel modo di vivere e di concepire il mondo, un anarchico.  Come cannibali, durante la guerra civile spagnola, comunisti estromisero e sacrificarono tanti anarchici.

Gli uomini quando cercano di realizzare i propri ideali, hanno la capacità di trasformare i sogni in incubi. E magnificamente ci riescono!

“Diego, fu un traditore. Trockij, un traditore”. Si può dire che Frida si è sempre innamorata ed amato uomini che hanno vissuto una vita di fedeltà al proprio credo politico, talmente coerenti da essere considerati traditori. Come è avvenuto ed avviene, se non sempre, spesso, nei partiti, nei governi. Certo che in campo sentimentale non c’è ragione che tenga e l’amore non è certo un sentimento che possa essere addomesticato, quando si presenta non ci dà scampo, non c’è modo di uscirne, non c’è rimedio:“No hay remedio”, dice Frida, identificando il nome dell’amato con il concetto stesso d’amore: “Diego: nome d’amore”. “Ho amato Diego. L’ho odiato. È stato la causa e l’effetto. Il sole e la luna. Il giorno e la notte. La mia vita e la mia morte. la mia malattia, la mia guarigione”.  Come hanno scritto e continuano imperterriti a scriverne i poeti! E quando si ama si prende dell’amato tutto in blocco, così come è, non si può amare una persona per quello che non è, quindi anche se brutto (un elefante, un rospo), anche se mente (un rospo bugiardo), anche se congenitamente infedele (il poeta Catullo, in questo senso, ci ha lasciato mirabili e memorabili esempi di un amore tormentato dal comportamento della sua Lesbia). Infedele Diego, infedele anche Frida. Diego diventa “un adorabile rospo bugiardo”, lei bisognosa d’attenzione, non trascura compagnie maschili e femminili: tradita, tradisce. Non per ripicca, ma per sentirsi fiera di se stessa, degna di attenzioni nonostante quel corpo, il corpo di una donna che aveva assistito al proprio funerale.

Diego ha una relazione con la cognata Cristina, la sorella cui Frida è più legata. È un momento drammatico e doloroso,  inaspettata (per questo scontata) arriva la consolazione: “Diego è qualcosa di unico e irripetibile, malgrado tutto. Ed io ho avuto tutto, malgrado me”.

C’è dicevo all’inizio, nella storia personale di Frida, la storia di tutto il Messico. La mexicanidad: sofferenze e speranze del popolo messicano. Quelle speranze che portano il nome di eroi popolari come Emiliano Zapara e Panchio Villa. Speranze e delusioni: amores y desamores. Nella sua vita. Non nella sua pittura. Pablo Picasso aveva scritto, in una lettera indirizzata a Diego Rivera: “né tu né io saremo mai capaci di dipingere una testa come quelle di Frida Kahlo”.

Pittrice riconosciuta ed apprezzata lo fu senz’altro ma rimango dubbioso e sospendo qualsiasi giudizio in merito constatando peraltro quanta è distante la sua arte in rapporto ad un pittore delle terre nostre a lei contemporaneo come Ligabue, ambedue della prima metà del secolo scorso.  “In questa vita - non è difficile  - morire. - Vivere - è di gran lunga più difficile”. Così Majakovskij ricordando Esenin.  A diciotto anni Frida, aveva sconfitto la Pelona (la morte). In seguito ad un incidente aveva urlato così forte il suo attaccamento alla vita da avere assordato la morte stessa. E se vivere è difficile, figurarsi vivere con la costante consolatoria compagnia della morfina. Una donna Frida che, nonostante tutto e malgrado tutto, ha urlato sempre con quanto fiato poteva permetterle quel corpo martoriato:  Viva la vida!

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