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Redazione

Il sesso a novant'anni? Porta vantaggi alla salute fisica e mentale

L'eros in terza età non è più un tabù anzi un toccasana per la salute. Molti anziani conservano la capacità di trarre piacere dall'eros, specie se sanno mantenere alti livelli di salute fisica e mentale

Un tempo si diceva che a una certa età, forse allora dopo la sessantina, i “rapporti” fra uomo e donna si dovevano fare con moderazione, attenzione e parsimonia quasi in punta di forchetta. Evidentemente certi episodi di angina da “ginnastica da camera” e di asma cardiaco da “atleti del sesso” erano già arrivati all’orecchio di molti. Oggi la norma è completamente cambiata, non solo fare sesso dopo i sessanta si può ma, secondo alcuni, si deve perché migliorerebbe tante funzioni del nostro organismo e forse anche la durata della vita.

Viene messo in soffitta il vecchio principio che a settant’anni l’amore comporta un grande sforzo, impone posizioni ridicole, è una fatica improba, dà poco piacere per cui è meglio soprassedere. La vita media veleggia oltre i settant’anni e gli ottanta sono quasi una seconda maturità. L’età media nel mondo si alza sempre più, si calcola che nel 2050 i rappresentanti della terza età supereranno notevolmente i ragazzi con meno di quattordici anni.

Uno studio svedese ha messo a confronto le ultrasessantenni degli anni settanta con quelle di oggi scoprendo che queste ultime fanno sesso, divorziano, escono alla sera e si godono la vita molto più delle generazioni precedenti. Con molti vantaggi per la salute fisica e mentale. Gli scienziati la chiamano la “nuova vecchiaia” perché gli anziani di oggi, a differenza di quelli di trenta o quaranta anni fa, viaggiano, sono sportivi, sanno usare il computer e fanno sesso. A volte fanno anche un sesso migliore di quello dei loro figli, perché più sentimentale e consapevole.

Secondo medici e psicologi la terza età di oggi, termine utilizzato per indicare quel periodo di vita il cui inizio lo si può convenzionalmente fissare a sessantacinque anni, non è più quella di ieri. Questa realtà è ancora oggetto d’ironia e incredulità, specie se si tratta di donne. Basti pensare alla reazione stupita dei “media” e dell’opinione pubblica dopo le dichiarazioni di Jane Fonda “Ho settantatré anni e faccio ancora sesso”. Il sesso diventa quindi più “maturo” almeno anagraficamente parlando. Non sorprende quindi che ci siano novantenni che affermano di fare sesso e chiedano al medico un “aiutino” con il sindenafil, il vardenafil o il più recente tadalafil.

Indubbiamente questo è in contrasto con quanto fino ad ora gerontologi e sessuologi hanno sostenuto, ossia un declino della sessualità a una certa età. Freud prevedeva l’uomo moderno con meno denti, meno capelli e meno sesso e John Updike, narratore e poeta statunitense, preconizzò che nella nostra epoca ci sarebbero state impotenza e frigidità più che eros. Presumibilmente negli ultimi decenni il miglioramento della qualità della vita degli anziani nei paesi industrializzati, ha portato ad un maggior interesse scientifico verso la sessualità di chi è avanti con gli anni, in quanto parte integrante della salute psicofisica dell’individuo.

Recenti studi hanno dimostrato che con l’età si hanno modificazioni fisiologiche, ma la sessualità rimane anche se con diversa intensità. Si è sfatato un mito, quello della terza età come la stagione degli affetti e della sublimazione delle passioni e quello della sindrome dei figli di Noè. I giovani di oggi educati ai valori del fitness, della giovinezza e della bellezza considerano asessuati i loro genitori. Si può ben immaginare lo sbigottimento e l’incredulità di quella signora che dopo aver sorpreso il nonno ad “armeggiare” in camera con la badante si è recata dal medico curante per sapere come spegnere gli ardori dell’avo.

L’eros in terza età non è più un tabù anzi un toccasana per la salute. Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of the American Geriatric Society, le donne che vivono la loro sessualità in modo soddisfacente invecchiano meglio delle altre. Ci sarebbe dunque un circolo virtuoso alla base del legame tra sessualità e vecchiaia. Gli studiosi hanno rilevato che fra le donne di età compresa fra i sessanta e i sessantanove, che hanno una vita di coppia, il 67% si ritiene “da moderatamente a molto soddisfatta della propria vita sessuale”.

Tra i settanta e i settantanove anni il dato scende di poco al 60%, mentre risale al 61% fra le donne che vanno dagli ottanta agli ottantanove anni. Molti anziani conservano la capacità di trarre piacere dall’eros, specie se sanno mantenere alti livelli di salute fisica e mentale. Si ritiene inoltre che il controllo dell’attività sessuale degli anziani sia un ottimo cheek up per monitorare lo stato di salute dei pazienti con malattie cardiovascolari, diabete o affezioni della prostata. L’attività sessuale può registrare miglioramenti o peggioramenti dalla cura intrapresa contro quelle malattie. Purtroppo il declino della pulsione erotica maschile è ancora pieno di misteri e il medico incontra qualche difficoltà a interpretarlo.

Durante una campagna d’informazione sanitaria contro il fumo negli Stati Uniti vennero issati grandi cartelloni molto espliciti “Vuoi fumare o vuoi un’erezione?”. La disfunzione erettile o impotenza, è spesso di origine cardiocircolatoria dovuta ad aterosclerosi dei vasi che irrorano il pene e può svelare una vascolopatia misconosciuta.  Qualche anno fa è apparso su alcuni quotidiani nazionali la notizia che la città dove si consumava più Viagra era Trieste. L’inviato del Corriere della Sera cercò di scoprirne il motivo e moltissimi triestini risposero: "Lei non ha idea di quante settantenni, bocconcini ancora prelibati, ci sono nella nostra città”. Lasciamo pertanto che la terza età si goda l’estate di San Martino della sessualità ricordando che Ninon de Lenclos, cortigiana e ispiratrice degli uomini più famosi di Francia nel 17° secolo, fino a quasi novant’anni provocava duelli di rivalità fra i suoi amanti.

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