Archiginnasio: cosa dice una lapide illeggibile in via Chiapponi
La lapide c'è ancora ma non vi si legge nulla di nulla. Quel che ci stava scritto ce lo riferiscono storici e cronisti
Nel XIII° secolo viva era la lotta per la supremazia tra il papa e l’imperatore. Poiché Piacenza stava col primo, sovente subiva le incursioni e le rappresaglie del secondo (Federico II). In lega con genovesi e milanesi, l’anno 1248 i piacentini concorsero a infliggere una cocente sconfitta all’armata imperiale. Papa Innocenzo IV, in segno di ammirazione, accordò alla nostra città il privilegio di aprire una Università colle medesime prerogative ed immunità di cui godevano al tempo le università di Bologna e di Parigi.
Fin qui la storia di un evento ricordato con l’epigrafe posta nella via Chiapponi, riva sinistra verso via Scalabrini. quasi dirimpetto agli uffici ACI. Venne murata per volontà dell’erudito Bernardo Pallastrelli sul rudere dello storico edificio nell’anno 1847. La lapide c’è ancora ma non vi si legge nulla di nulla. Quel che ci stava scritto ce lo riferiscono storici e cronisti. Secondo il conte Giuseppe Nasalli Rocca (Per le vie di Piacenza, 1909) il testo scomparso recita(va):
Reliquiae aedium
quae Archigymnasii nostri habitae sunt
heic mansere in annum MDCCCXXXXVII
Vale a dire: Gli avanzi della casa - che facevano parte del nostro Archiginnasio - qui rimasero fino all’anno 1847.
L'Ottolenghi nella sua Storia di Piacenza (1948, vol. I) in luogo di "nostri" legge una "N" puntata che lo stesso autore interpreta come abbreviazione di "nuovo". Stante che il Nasalli pubblicò nel 1909 e l'Ottolenghi nel 1948, ne deriva che la nostra epigrafe era poco e male leggibile almeno 70 anni or sono ! Su casi analoghi di odinaria sciatteria cittadina intorno alle nostre memorie storiche, torneremo; nella speranza che il Comune per dovere e il mecenatismo dei privati per generosa inclinazione, vi dedichino in futuro un po' di attenzione.