Clima: il guaio dei giorni nostri è l'acqua sempre più scarsa
Il clima nella storia di Piacenza: le conclusioni finali sul nostro viaggio nel tempo
Qualche riflessione conclusiva
Della preistoria sappiamo poco o niente, ma propendiamo a credere che fu un raffreddamento del pianeta a estinguere i sauri. Poi dovette tornare il caldo, altrimenti non avremmo avuto il processo di evoluzione dall'uomo cacciatore-cercatore all'uomo agricoltore. Calore è energia, freddo è morte.
Le grandi civiltà classiche sorgono in climi miti, così anche la nostra Piacenza. Funziona da cartina di tornasole dei cambiamenti climatici la vite, che ad Atene e a Roma ha persino un suo dio dal faccione rubizzo ornato di grappoli d'uva. La vite e i grani superiori vanno in crisi a partire dal V sec. per un sensibile raffreddamento da cui derivano incolti, acquitrini, cereali inferiori, carestie, fame, decadenza. Poi, per motivi ignoti, a farsi dal sec. IX° prende a crescere la temperatura e rifiorisce l'agricoltura. Di nuovo il clima cambia dalla metà del '400. Le temperature scendono, la vite soffre, il grano pure e i nostri maggiori sono costretti a sopravvivere nutrendosi (poco) di grani e legumi inferiori, fino al tempo di Napoleone. Le messi e le uve tornano ad abbondare per tutto l'ottocento seppure non manchino le annate grame, a causa non del clima quanto delle parassitosi. Nevica ma gela poco, frequenti gli inverni miti. Semmai piove maggiormente e dal 1899 al 1951 si contano cinque disastrose alluvioni del Po e dei torrenti appenninici. La popolazione cresce, Piacenza conosce una prima rivoluzione industriale a cavallo dei due secoli, e contemporaneamente si introducono importanti innovazioni tecniche in agricoltura.
Una seconda, poderosa crescita economica si ha negli anni 50/60 del '900, con enorme calo degli addetti al settore primario a favore del secondario e del terziario. Quand'ecco che, ancora non siamo ben seduti a tavola che un gruppo di radical chic si riunisce nel cosiddetto Club di Roma e cominciano a diffondere catastrofiche previsioni sul loro libro-manifesto "I limiti della crescita" (1972): fine imminente del petrolio, bomba demografica, inquinamento ecc. In anni più recenti la staffetta è passata agli allarmisti del "riscaldamento globale", conseguente alle attività umane e alla loro emissione di "gas serra", i quali farebbero da coltre alla superficie terrestre determinando il surriscaldamento del pianeta. I guru del nuovo catastrofismo spuntano come funghi. Predicano la "decrescita felice" fino al raggiungimento dell'ideale salvifico: il ritorno alla zappa per il 100% della popolazione mondiale (Masanobu Fukuoka).
Se l'inverno è mite e asciutto (come effettivamente il 2015 e il 2016) scatta tutto un susseguirsi di allarmi e buffi provvedimenti amministrativi. Milano, come Piacenza, e tanti altri comuni limitano la circolazione dei veicoli o addirittura (Milano) fissano il limite di velocità delle auto a 30 km. orari. Per non essere da meno il sindaco di un paesotto campano arriva a imporre la chiusura dell'unica pizzeria col forno a legna. Già perché qualcuno ha scoperto che la combustione di legna rilascia particelle nocive più di benzina e gasolio. Chissà cosa respiravano i nostri maggiori quando tutte le case si riscaldavano mediante i camini o le stufe "economiche" a legna e carbone.
Semmai il guaio vero dei giorni nostri è l'acqua sempre più scarsa, come detto al paragrafo precedente. Acqua da irrigazione, acqua per usi industriali e acqua potabile, quest'ultima da captare sempre più giù, con grandi consumi di energia. La nostra città (che pur non è messa malissimo) si serve di 23 pozzi, profondi dai 70 ai 150 metri! Eppure, attualmente, sei di questi sono fuori rete a causa della eccessiva presenza di nitrati.
Riassumendo: età classica caldo; alto medioevo freddo; basso medioevo caldo; rinascimento freddo; risorgimento caldo. E siamo ancora lì. Due soli secoli che stiamo al caldo e il ciclo induce a presumere che il futuro sarà freddo. Non dipenderà certo dagli uomini perché, quanto ai mutamenti climatici, la terra e il sole fanno come vogliono. O forse seguono regole a noi ignote. Ieri, 30 gennaio 2016, Libertà titolava a tutta pagina: "E' siccità record, più di agosto". Una notiziona, proprio come negli anni 1892, 1896, 1954, solo per richiamare quelli sopra citati.