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Piacenza Nostra

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A cura di Cesare Zilocchi

Il meteo piacentino nel Novecento

Come è cambiato il meteo (con i suoi effetti sull'ambiente) dal Novecento ai giorni nostri? Ecco una serie di annotazioni e aneddoti riguardanti il nostro territorio

6. Il Novecento

Piena spettacolare ma con pochi danni a fine maggio 1899.  Altra musica il 28 ottobre 1907 quando la furia delle acque rompe l’argine a nord del Tiro a segno. Già da una settimana  Libertà titolava: “Infuria il tempo, uragani, inondazioni, disastri”.  Il Po dilaga in città da San’Agnese  a via San Bartolomeo (tale P. Garetti incide sulla porta di Borghetto l’esatto livello raggiunto dalle acque e il graffito si può vedere ancora oggi).  Dieci anni dopo è di maggio quando l’altezza del Po fa l’altalena finché tocca il massimo di mt. 9 all’alba del primo giugno.  L’esercitò si adopra a tamponare varchi e fontanazzi ma i danni sono ingenti.  Improvviso e spaventoso – secondo La Scure – lo straripamento del 18 maggio ’26. Devastate le campagne da Calendasco a Caorso. Poi il Duce fa le sue incruenti "battaglie del grano".  L'inverno '44-45 (tutti sanno) sui nostri monti cade tanta neve che si squaglia regolarmente nell' aprile, già piovoso di suo. Il Po s'ingrossa e rende drammatico il passaggio  dei tedeschi in rotta.  Dopo gli orrori della guerra torna il terrore dell’inondazione nel novembre ’51.  Vento caldo dal sud e continue piogge, poi i fontanazzi che per vie sotterranee sgorgano entro le mura. Poi, per dirla con Manzoni  “passò anche Galasso e fu l’ultimo”. Da 65 anni, infatti, il grande Eridano sta buono entro i suoi limiti. Fatto è che - sembra di capire - piove meno al piano come al monte; fiumi e torrenti vallivi si sono immeschiniti pure per le captazioni selvagge. 

Del Trebbia di Annibale e Sempronio Longo s’è detto. Vediamo ora altri eventi.  Nel 1686 il conte Morando fece costruire all’altezza di Cisiano un ponte per il comodo della gente. Fino ad allora il Trebbia si passava con “un traghetto a barche”.  Oggi, in quel punto basterebbero un paio di stivali da bergamino.  Il 19 giugno 1799, sempre sul Trebbia e all’incirca negli stessi luoghi di duemila anni prima, andò in scena l’immane macello tra francesi e austro-russi. Benché fosse stagione di mietitura la corrente era tanto abbondante da trascinare al Po le migliaia di  corpi d' uomini e cavalli. Anche a Bobbio i soldati francesi in fuga notturna annegarono numerosi “nelle alte acque” del fiume. L’arciduchessa Maria Luigia inaugurò il ponte di Sant’Antonio in una giornata limpida e assolata (il giorno 8 giugno 1825).  Le carrozze alzavano una gran polvere ma la cassettina cerimoniale, con medaglie e monete, venne calata “tra i flutti abbondanti” del Trebbia.  Era il 26 settembre 1856 quando un barcone  staccò da Travo per dirigere al mercato di Rivergaro. Portava a bordo - pensate un po' - 32 persone e un paio di buoi. A causa degli animali agitati   si rovesciò e 12 poveretti morirono nella “tortuosa corrente”.  Valente Faustini, nei primissimi del secolo XX° scriveva del Trebbia  che “feina sott al  pont tac al Vargär/in di pusson a l’è colur dal mär” . Ai nostri giorni nemmeno sotto l' estasi di varie canne  scriverebbe quel verso.  Anche le acque del Nure e dell’Arda  facevano numerose vittime di giovani imprudenti. Il Comune di Ferriere in un bando per la condotta medica avvertiva  gli aspiranti che il territorio è diviso "dal grosso e pericolossimo torrente Nure che spesso bisogna passare a cavallo con pericolo della vita".  Così come – ancora in questo secondo dopoguerra - non passava estate senza che nelle pozze sorgive del basso Trebbia qualche giovane morisse annegato.  Negli ultimi decenni eventi del genere sono diventati letteralmente impossibili.  Puntualmente, ogni estate i giornali riportano semmai  i lai degli agricoltori che chiedono acqua e le opposizioni degli ambientalisti che difendono il “minimo deflusso vitale”. Seguono puntualmente le schermaglie con Genova per avere più generosi rilasci dalla diga del Brugneto. Al proposito si pensi che un vecchio piano prevedeva la derivazione mediante briglie e traversanti - di tre affluenti di sinistra del Trebbia (i rivi Cassingheno, Costamaglio e Bocco) nella medesima diga del Brugneto. Con ciò distogliendone  la portata dal versante naturale per dirottarla su quello ligure allo scopo di rimpinguare l’acquedotto del capoluogo (e pure per raffreddare i lamierini dell' Ansaldo). Nei recenti anni ’80 la Regione Emilia Romagna - essendo assessore all’ambiente il piacentino d’adozione Giancarlo Boiocchi - stava per deliberare il suo assenso all'operazione. Solo il tempestivo intervento di pochi volonterosi arrivò in tempo a bloccare l’insano atto amministrativo. Del Nure è ben noto il saccheggio delle sorgenti nell'alta valle a favore delle utenze di pianura e del pedemonte.  Altrettanto noto che d'estate il torrente va in secca appena sotto la captazione di Riva (Pontedellolio).        

(7. conclusioni)

                   

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