rotate-mobile
Piacenza Nostra

Piacenza Nostra

A cura di Cesare Zilocchi

Quando Piacenza rischiò di perdere mura, bastioni e Facsàl

Il primo numero del giornale Battaglie Democratiche, organo della federazione piacentina del P.C.I. (partito comunista italiano), diretto dal segretario provinciale Amerigo Clocchiatti, uscì il 14 settembre 1946 mentre alla guida della città stava il sindaco  Giuseppe Visconti, anch’egli comunista. In data 11 gennaio 1947 quel giornale pubblicò un lungo pezzo dal titolo: “Demolire le mura del Pubblico Passeggio”, dal quale riportiamo alcuni brani testuali.

…Tutte le città d’Italia sono state trasformate. Dove era utile farlo sono state abbattute le vecchie mura ritenute inutili ed ingombranti, testimoni solo di vecchie lotte tutt’ora depositate in archivio. Al loro posto sono stati costruiti bellissimi viali e moderni quartieri, opere che rendono bella e ridente la città e sono comodità e salute per i cittadini. Piacenza non ha ancora saputo abbattere le sue mura ed espandersi con la costruzione di nuovi quartieri. Che cattiva impressione lascia al forestiere la nostra città definita la più brutta dell’Emilia, anzi dell’Alta Italia. Perché? I vecchi cittadini dicono che la causa principale della trascuratezza è dovuta al fatto che Piacenza è sempre stata comandata da forestieri che non sentivano l’affetto che nutriamo noi cittadini, di conseguenza si son lasciati influenzare da correnti grette e conservatrici. E’ giunta l’ora di dire a questi signori di smettere di frapporre ostacoli all’esecuzione delle opere di utilità pubblica e di inventare le solite storielle dei tempi passati. Le sappiamo a memoria e sono state ormai sorpassate.

… Seguiamo dunque il progresso e abbattiamo senza nostalgia alcuna le mura del pubblico passeggio (Faksàl) che attualmente servono soltanto a coppie innamorate e romantiche.  Iniziamo la costruzione di case da questo lato, il più indicato e il più salutare per il nostro cittadino; diamo la possibilità  a questa zona di poter estendersi come meglio vuole. Inoltre potremo far girare il tram su di un anello che costeggi lo Stradone Farnese, un tratto del corso del Valoroso e costeggiando l’attuale strada di circonvallazione si riallaccerebbe alla rotonda che si ricollega con lo stradone Farnese, così porteremo comodità anche a coloro che vi abitano attualmente. Questo è uno dei tanti problemi che potremo realizzare nella nostra città, dando lavoro ai disoccupati (Reduci, Partigiani e Combattenti) senza la necessità di acquistare materie prime dato che per il momento si tratta solo di lavoro di sterro. A lavoro ultimato avremo possibilità di iniziare le costruzioni perché la materia prima non sarà così scarsa e costosa. In questo modo potremo alloggiare tutta quella povera gente sinistrata che attualmente vive in case antiigieniche e sono ammassati in una camera sola senza distinzione di sesso degenerando il buon costume. I novelli sposi potranno anch’essi avere la loro casa e non vivere separati in attesa di un locale.

… Rivolgiamo alle Autorità cittadine interessate un caldo appello affinché provvedano a risolvere con sollecitudine questa proposta che ripetiamo, darà lavoro ai disoccupati, comodità e salute ai sinistrati e senzatetto, ed abbellirà la città rendendola più ridente (firmato M.R.).                                                                                                                                                                                                                  

Al tempo “un caldo appello” del genere, lanciato mediante l’organo del partito, aveva il valore di un ordine indirizzato al sindaco e ai suoi assessori iscritti al partito medesimo. Ma Giuseppe Visconti – che ne ‘46 aveva timidamente abbattuto un tratto di mura prospiciente l’attuale “Piazzale Torino - non ebbe più il tempo di obbedire. Fu costretto a dimettersi già nel febbraio ‘47 causa un montante scandalo detto  “dell’ ente combustibili”. Sarà poi assolto, non così il suo successore Ettore Crovini, travolto nel 1950 dal medesimo scandalo. L’amministrazione di sinistra venne sciolta e il comune affidato al commissario Carlo Prestamburgo. I piacentini ghignavano dicendo che  Prestamburgo ‘l’é vegn a fé lo spurgo dal mardòn che l’ha fatt  Cruvein. Il commissariamento del comune durò un anno solo, poi, dal 1951 toccò al democristiano Gaetano Chiapponi reggere le sorti dell’ ente fino al 1956. Il “caldo appello” di Battaglie Democratiche (che cessò le pubblicazioni nel 1953) restò definitivamente  inevaso e il Facsàl – per fortuna – è arrivato fino a noi.     

da L’urtiga  - Quaderni di cultura piacentina  - n.ro 21 anno  2019 

Si parla di

Quando Piacenza rischiò di perdere mura, bastioni e Facsàl

IlPiacenza è in caricamento