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Martedì, 16 Aprile 2024
Piacenza, una storia per volta

Piacenza, una storia per volta

A cura di Giuseppe Romagnoli

L’arioso microcosmo di San Raimondo

Torniamo ad immergerci nella borgate cittadine, dedicando alcune puntate alla zona di San Raimondo: comprendo in questa accezione la parte che si estende fino alla porta San Raimondo (ovvero l’attuale barriera Genova), ma anche via Venturini ed ancora tutta il vasto settore comprendente via Beverora e vie limitrofe alla parrocchia di San Giovanni in Canale

Detto, fatto. Torniamo ad immergerci nella borgate cittadine dopo numerose (mi sembra apprezzate…) digressioni, dedicando alcune puntate alla zona di S. Raimondo comprendo in questa accezione la parte che si estende fino alla porta S. Raimondo (ovvero l’attuale barriera Genova), ma anche via Venturini ed ancora tutta il vasto settore comprendente via Beverora e vie limitrofe alla parrocchia di S. Giovanni in Canale.

Un itinerario storico- sociologico complesso, ma affascinante, per il cui esordio, come preannunciato nella puntata precedente nella quale abbiamo trattato in generale della Piacenza dei primi decenni del Novecento, ci affideremo nella seconda parte, parzialmente alla magistrale “penna” della nostra concittadina, la scrittrice Giana Anguissola, perché aveva trascorso la propria infanzia “parsimoniosa e trasognata” nel caseggiato detto “al portunàss”, presso l’ex Colombaia che poi fu sede dei Vigili del Fuoco ed ora del Liceo Colombini.

Qualche premessa di carattere storico. San Raimondo, nel corso dei secoli ha subito trasformazioni che ne hanno modificato l’originario assetto edilizio ed urbanistico. Le poche notizie di fonte storica concordano nel riferire che Porta S. Raimondo come primitivo bastione a struttura fortificata, fu costruita nel XIII° secolo.Suo nominale costruttore fu il podestà Raniero Zeno, veneziano.Porta San Raimondo-2

La seconda porta fu spostata un poco più a sud tra il 1521-1545; solo due anni dopo fu iniziata e portata a termine una parte di cinta murata, quindi Pier Luigi Farnese fece costruire il poderoso Castello-Fortezza simbolo del suo ambizioso ma sventurato sogno di potenza militare.

La seconda Porta fu intitolata al pontefice Paolo III° Farnese ma il popolo, fedele al toponimo del calzolaio piacentino assunto alla santità degli altari e che ancora oggi dà il nome al Monastero ubicato nel cuore della città, continuò a chiamarlo con il vecchio nome e così fu per tutto il primo Novecento, con Corso Vittorio Emanuele che fu detto Strada S. Raimondo, esattamente come via Garibaldi via Del Guasto.

Nel 1868, anno in cui fu costruito l’Ospedale Militare, l’antica Porta S. Raimondo fu abbattuta insieme al vasto tratto di bastioni in cui era incorporata. Con l’erezione delle barriere daziarie sorte dall’esigenza di disciplinare le nuove imposte indirette (ultimi decenni dell’800), la fisionomia urbanistica dell’agglomerato rionale, specie nella zona agreste del Castello ove si insediarono gli stabilimenti industriali- militari, subì notevoli mutamenti.

 

L’arioso microcosmo di San Raimondo

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